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 2008  ottobre 07 Martedì calendario

La Stampa, martedì 7 ottobre E’ come se a un passaggio a livello dicessero al ferroviere: vai a casa, non ci sono più soldi

La Stampa, martedì 7 ottobre E’ come se a un passaggio a livello dicessero al ferroviere: vai a casa, non ci sono più soldi. E alzassero la sbarra in attesa che passi il treno. Bum. E’ l’ultimo effetto della campagna italiana contro gli sprechi: non il taglio di soldi, il taglio dei cervelli. Accade all’Istituto di geofisica e vulcanologia, che vigila su terremoti e vulcani italiani; sostiene Science Watch che è il più prestigioso nel mondo, ma col già famoso emendamento Brunetta (il 37 bis al ddl 1441 sugli enti di ricerca) rischia - lamentano i suoi ricercatori - di non poter più continuare a svolgere il servizio di controllo per una ragione semplice: la metà delle persone che lo svolgono sono precari, e l’emendamento abolisce le graduatorie senza poter assicurare concorsi. Moltissimi di questi precari scienziati vincerebbero un concorso a titoli, se fosse fatto. Ma i precari ormai odorano tutti di fannullonismo. Se qualcuno non li ha mai assunti una ragione ci sarà. Questa è dunque la storia di uno spreco alla rovescia, di talenti, non di soldi, di cervello e non di base imponibile. Una piccola storia sullo spirito del tempo. Mentre Renato Brunetta sceglie Domenica In per dire alla precaria (in quel caso di un altro istituto) che «l’Isfol ti può assumere, niente può impedire la tua assunzione, io non c’entro nulla se non ti hanno assunto e sono pronto a darti una mano», all’Ingv i precari stanno valutando se sospendere i turni di controllo dei terremoti. L’istituto, altro che Alitalia o ministeri vari, non è sindacalizzato: ci vedi passeggiare ragazzi occhialuti e magari coi lunghi ricci neri in testa alla Giovanni Allevi, non sindacalisti barbuti; facce come Antonella Cirella, laureata quattro anni fa, vincitrice del più importante premio per geofisici al mondo, dell’American geophysical union. Insomma, non siamo a Fiumicino; anche se la sezione romana è non lontanissima. L’Ingv ha nove sezioni, tre a Roma, questa di Napoli che si chiama Osservatorio Vesuviano - funzionando con gli standard attuali, una cosa così nell’80 avrebbe di molto ridotto i danni del devastante terremoto in Irpinia -, più Catania, Palermo, Bologna, Milano-Pavia, Pisa. Ci lavorano 556 assunti, più 357 ricercatori e tecnici a tempo determinato, il quaranta per cento. Sono loro che rischiano. E poco sembra contribuire a rasserenarli il fatto che la sede napoletana si trovi accanto all’Edenlandia, il parco giochi dei bambini napoletani; né che a Roma i ricercatori riuniti ieri in assemblea provino anche l’ironia. Slogan sui manifesti: «Te trema la casetta? Chiama Brunetta». Racconta Luigi Improta, quarantenne napoletano nel cui curriculum ci sono anni di studio all’estero, pubblicazioni, lavori (anche coi privati, per esempio la Shell), che i 357 precari sono divisi in questo modo: 282 (tra ricercatori e tecnici) hanno un contratto a tempo determinato, 68 hanno assegni di ricerca, 7 sono co.co.co. Tra Napoli e Roma svolgono un lavoro cruciale, racconta Luigi mostrando le apparecchiature della sala di controllo dell’Ingv, dove si tengono d’occhio - tre turni al giorno, 24 ore su 24 - tutti gli eventi sismici italiani. In questo momento ci sono otto computer e tre ricercatori che li presidiano. «Se il 9 ottobre passasse l’emendamento, di fatto rischierebbe di venir azzoppata tutta la rete di segnalazioni da tutta Italia». La metà è composta da precari. Con alcuni casi esemplari. Lauro Chiaraluce spiega che Brunetta stabilisce un principio: non si può esser precari più di tre anni. Dopo, occorre essere assunti. Giustissimo. Il guaio è che i concorsi all’Ingv non si sono quasi fatti. E gli organici ora vengono ridotti. Esistono oltretutto situazioni limite in cui anche la retorica del tagliare a tutti i costi produce sprechi. Nel 2003 il governo Berlusconi II stanziò - all’indomani del terremoto di San Giuliano - quindici milioni di euro per potenziare la rete di controllo del centro-sud, la terra a rischio sismico più alto in Italia. Alcuni dei ricercatori che oggi rischiano furono spediti ad addestrare altri giovani fisici e geologi, in mezzo a terra e fango. Roba non molto dissimile, per senso civico, dai volontari dell’alluvione di Firenze, su cui s’è costruita la retorica di una generazione (i postsessantottini). L’Osservatorio di Grottaminarda, Irpinia, oggi funziona grazie a 22 di quei giovani campani. Tutti (tranne tre) precari, tutti specializzati da altri precari. Mandi a casa loro e hai speso intuilmente quindici milioni. Tra parentesi: l’Ingv nel 2007 ha pubblicato 490 saggi sulle riviste scientifiche più importanti: il 70 per cento viene da quelli che da luglio 2009 potrebbero finire a spasso. Barbara dice «si ricordano di noi solo quando c’è un’emergenza. Allora all’improvviso diventiamo importanti». Raffaele (Di Stefano) dice che lui, dopo quattro anni di ricerca all’estero (Svizzera), poteva scegliere se tornare o restare fuori: «Scelsi di tornare, evidentemente la scelta sbagliata». Per Sergio Vinciguerra parla il curriculum: 40 anni, quattro al Mit a Boston poi il rientro in Italia, oggi è pubblicato da Science (un po’ come aver vinto Wimbledon nel tennis, a parte i guadagni, 1600 euro al mese). Brunetta domani ha convocato anche Enzo Boschi al ministero. Il presidente dell’Ingv sostiene i ragazzi, ha scritto a Berlusconi, dialogato a destra e sinistra. «Voglio capire le situazioni istituto per istituto», promette il ministro. Per non trovarsi la casa subissata di chiamate, «te trema la casetta chiama Brunetta». Jacopo Iacoboni