Edoardo Segantini, Corriere della Sera 8/9/2008, 8 settembre 2008
Mentre il protagonista mediatico della nuova Alitalia è Roberto Colaninno, chi ha in mano la cloche è Rocco Sabelli, il manager che Corrado Passera e gli altri soci della cordata hanno voluto come amministratore delegato della Nuova Alitalia
Mentre il protagonista mediatico della nuova Alitalia è Roberto Colaninno, chi ha in mano la cloche è Rocco Sabelli, il manager che Corrado Passera e gli altri soci della cordata hanno voluto come amministratore delegato della Nuova Alitalia. Nel prossimi giorni a Parigi Sabelli avrà il primo incontro con il numero uno operativo di Air France Pierre- Henri Gourgeon per discutere di un possibile accordo italo-francese. Questa asimmetria di esposizione mediatica è dovuta a una divisione di ruoli secondo la quale l’ ex scalatore di Telecom, pur apparso nella vicenda Alitalia solo recentemente, come presidente della newco e azionista è anche il «comunicatore». Mentre tutte le deleghe operative sono in mano a Sabelli, che con l’ imprenditore mantovano collabora da dieci anni. Ma chi è questo ingegnere chimico molisano di 54 anni, amante delle sfide e della Juve? «Uno che non sa perdere neppure a calcetto», dice un suo vecchio amico. «Rocco è un bravo realizzatore, non uno stratega», è la sintesi più ricorrente per definire virtù e limiti del suo profilo professionale. Dice di lui Umberto de Julio, che da amministratore delegato della Tim lo scelse come direttore generale: «Controller di formazione, Rocco è diventato un manager completo. Sa capire al volo i numeri chiave di un’ azienda, definire le cose da fare e controllare che siano fatte». Il suo maestro è Vito Gamberale, oggi amministratore delegato di F2i, 64 anni, anche lui del paese di Agnone, anche lui ingegnere: il capo che gli ha insegnato il lavoro. Dopo la comune giovinezza molisana, i due si ritrovano alla Gepi - dove lavora anche Gianni Mion, futuro ad di Edizioni Holding (Benetton) - e poi alla Nuova Indeni. Qui, a 33 anni, svolge la sua prima esperienza di micro-amministratore delegato (la definizione è dello stesso Sabelli), con il mandato di liquidare il carrozzone creato dal presidente dell’ Eni Leonardo Di Donna. Con i carrozzoni, insomma, inizia a prendere confidenza da giovane. Rispetto al suo maestro, Sabelli ha qualche asprezza caratteriale in meno. Come Gamberale, si mette la cuffia del call center e sperimenta personalmente il servizio clienti della Tim; e, più avanti, in sella a una Vespa, testerà la rete di assistenza della Piaggio. Come Gamberale, si fida di poche persone, sempre le stesse. Rocco e i suoi fratelli, li chiamano. A parte la storica assistente, Valeria Santarossa, la squadra è composta da Gianclaudio Neri, oggi amministratore delegato di Rodriguez Cantieri Navali; Michele Pallottini, attuale direttore generale di Piaggio; e Adriano Seymandi, che in questo periodo guida l’ azienda di software di Sabelli, Dataservice, di cui il capo della Nuova Alitalia intende restare presidente. negli uffici romani della società, in via Sardegna, che il manager sta preparando il decollo. L’ altra persona chiave nella Sabelli-story è proprio Colaninno. Nella primavera del 1999, quando i «capitani coraggiosi» irrompono nel quartier generale di Telecom, Sabelli, dg della Tim, ha i bagagli pronti. L’ Opa non gli piace, è convinto che toglierà all’ azienda possibilità di sviluppo, come in effetti accadrà. Inoltre vuol mettersi in proprio. Ma l’ incontro con il vincitore gli fa cambiare idea. Forse hanno una visione simile del business. Forse è questione di feeling. Sicuramente Colaninno ha bisogno di manager bravi, alla sua corte ha quasi esclusivamente finanzieri; e per convincerlo a occuparsi della telefonia fissa gli fa un’ offerta economica difficile da rifiutare. E infatti lui non la rifiuta e si lancia a capofitto nel suo primo, vero lavoro importante da amministratore delegato. Il progetto imprenditoriale finisce nel cassetto. Quando poi Colaninno vende a Marco Tronchetti Provera e ai Benetton, Sabelli se ne va, attivando una clausola che gli consente di rescindere unilateralmente il contratto in caso di cambio di proprietà. Gli entrano in tasca altri soldi e il progetto imprenditoriale esce dal cassetto. Ma il seguito dimostra che chi nasce rotondo non può morire quadrato. Ecco infatti che ricompare Colaninno, con Ruggero Magnoni e Luciano La Noce. Sabelli - nel frattempo candidato alla poltronissima dell’ Enel, dove invece andrà Paolo Scaroni - si associa a loro nell’ acquisto dell’ Immsi, la società che gestisce gli immobili Telecom e che da lì a poco acquisirà il controllo della Piaggio. Colaninno gli chiede di dirigere l’ azienda. Il suo destino - fare il manager, non l’ imprenditore - si ripete ancora: alla guida della Vespa resterà tre anni. Nel novembre del 2006, stanco di un’ esperienza che considera conclusa, lascia Pontedera e torna a Roma. Molti interpretano il gesto come rottura con Colaninno, ma lui anche oggi nega. Volevo fare l’ imprenditore, insiste. E stavolta ci riesce. Insieme a Gianni Tamburi rileva Dataservice. Ma dopo poco tempo Passera inizia il pressing perché accetti di occuparsi di una sfida molto più impegnativa. E lui si rimette il cappello da manager. Così eccolo di nuovo nella «war room», la «stanza di guerra» dove tiene le riunioni ogni lunedì. Il senso dell’ umorismo non gli manca (è un fan dell’ attore Antonio Albanese). Né la voglia di leggere (ultimo libro: «A parte il cancro tutto bene» di Corrado Mannucci). Orgoglioso, riservato, un understatement quasi esagerato, non apprezza chi ostenta obbedienza ma neppure chi lo contraddice senza i dovuti modi. E ha una memoria di ferro. Gli yes-men sono avvertiti. I no-men pure. esegantini@corriere.it Segantini Edoardo