Enrico Franceschini, la Repubblica.it 1/10/2008, 1 ottobre 2008
LONDRA
Forse ci avete passato una notte anche voi, oppure avete notato l’insegna visitando una città italiana o straniera: "Hotel Bristol". La probabilità che abbiate soggiornato o vi siate imbattuti in un albergo con questo nome, in effetti, è alta: ce ne sono più di duecento nel mondo. Dal più antico ancora in funzione, l’Hotel Bristol di Roma, che aprì nel 1874, al Bristol di Parigi, da quello di Berlino a quello di Panama City. Soltanto negli Stati Uniti, ce ne sono una trentina. E uno non poteva mancare, naturalmente, a Rimini. Ma perché si chiamano così? Un libro, un sito Internet e le indagini di un ricercatore dilettante hanno provato a cercare una risposta. Come un romanzo giallo, ne hanno trovate tante: ma non è affatto sicuro che una di queste sia la risposta giusta.
Il curioso enigma ha spinto l’edizione europea del Wall Street Journal, giornale che certamente non si occupa di sciocchezze, a dedicargli una pagina intera. Il quotidiano finanziario, che forse ha pensato di distrarre i suoi lettori dalle ben più serie angosce di questi giorni, ha dapprima scoperto che un inglese nativo di Bristol, Tim Arnold, dopo avere trascorso una vacanza all’Hotel Bristol di Rimini quattro anni fa, ha cominciato a dedicare tutto il suo tempo libero a scoprire quanti alberghi portano questo nome nel mondo, e perché. "Nell’Ottocento", gli ha detto il manager dell’Hotel Bristol di Vienna, "era di moda indossare abiti confezionati in Inghilterra o comunque vestire ’all’inglese’, prendere il tè alle cinque, chiamare i figli con nomi inglesi e chiamare con nomi inglesi anche gli alberghi. Il nome del nostro deriva appunto da questa moda". Ma perché chiamarlo, allora, come la città portuale inglese, storicamente nota per le sue navi, la tratta degli schiavi, il tabacco e il rhum, ma non certo per buoni alberghi o vita raffinata? Perché non chiamare gli alberghi "all’inglese" col nome di città più sofisticate, come Edimburgo, per esempio, Bath o meglio ancora Londra?
"No, la moda inglese non c’entra, almeno nel nostro caso", ha detto a mister Arnold il manager di un altro Hotel Bristol, quello di Tessalonica, in Grecia. "L’abbiamo chiamato così perché la città di Bristol fu la prima ad avere locande con apposite stalle per cavalli separate dall’edificio principale, un’innovazione che ha elevato gli standard d’ospitalità". Ma l’hotel è stato costruito nel 1919, la tradizione di avere stalle separate dalla locanda risulta essere in realtà vecchia di secoli e non originata a Bristol, dove peraltro, testimonia mister Arnold, "nessuno ha mai sentito parlare di una teoria simile".
Una richiesta di informazioni al sindaco di Bristol non ha permesso alle indagini di compiere progressi: negli archivi municipali non ci sono tracce di legami con alberghi che portano questo nome, in Grecia o da qualunque altra parte del pianeta. Un paio d’anni fa un altro inglese, Roger Williams, si è messo in testa di scoprire cosa c’è sotto e ha visitato personalmente decine di alberghi Bristol sparsi per il globo: al termine dei suoi viaggi ha scritto un libro, "High times at the Hotel Bristol", che tuttavia non offre alcuna soluzione definitiva. "La mia impressione è che nessuno degli attuali proprietario abbia la minima idea del perché il suo albergo si chiama così", riferisce al Journal. Per consolarsi ha creato un sito a cui chiunque può contribuire con notizie sugli hotel Bristol.
Buona parte dei Bristol americani sono probabilmente ispirati dalla città inglese, e quelli un motivo chiaro ce l’hanno: dal porto di Bristol s’imbarcò nel 1497 John Cabot, guidando la prima spedizione verso il Nord America. Ma in Colorado c’è un Bristol così chiamato in onore di un locale capo della polizia, Everett Bristol, e in Texas ce n’è uno il cui proprietario si è sentito dire una volta da un cliente: "In Inghilterra frequentavo un bordello con quel nome". Il proprietario ha negato che l’ispirazione fosse quella. Senza contare che si chiama Bristol anche una delle figlie di Sarah Palin, la "pitbull col rossetto" scelta da John Mc Cain come candidata alla vicepresidenza per il partito repubblicano: ma la ragazza con gli alberghi non c’entra, i genitori l’hanno chiamata così dal nome di una baia in Alaska.
Rimane l’ipotesi che la diffusione del nome tra gli albergatori sia merito dell’ottavo Conte di Bristol e vescovo di Derrey, Frederick Augustus Hervey, morto nel 1803, che durante la sua vita si diede a grandi viaggi attraverso l’Europa portando con sé uno stuolo di servitori e perfino il suo cuoco personale: le voci sul suo lussuoso stile di vita si sparsero per il continente, cosicché il nome del suo casato, Bristol appunto, diventò sinonimo di lusso e comodità. Secondo l’Hotel Bristol di Roma, il nome deriva appunto da questo, sebbene nel suo sito l’albergo indichi erroneamente sir Hervey come un baronetto, vescovo di Bristol anziché di Derrey, che è in Irlanda, non in Inghilterra, nota il Wall Street Journal. Come che sia, la maggior parte degli hotel Bristol oggi in funzione hanno aperto i battenti quando il conte viaggiatore era morto da un secolo o due, per cui sembra poco probabile che l’ispirazione sia lui. "Non c’è niente da fare", commenta l’attuale conte di Bristol, Frederick William Augustus Hervey, pronipote del Frederick viaggiatore incallito, "la scelta di quel nome da parte di così tanti alberghi resta un mistero". Nomina nuda tenemus, direbbe Umberto Eco.