Paolo Conti, Corriere della Sera 30/9/2008, pagina 11, 30 settembre 2008
Corriere della Sera, martedì 30 settembre I sotterranei italiani furono una delle passioni di Goethe
Corriere della Sera, martedì 30 settembre I sotterranei italiani furono una delle passioni di Goethe. Si avvicinò a quell’universo buio con l’aiuto della scienza siderurgica che cominciava ad affermarsi verso al fine del Settecento. Lasciò appunti, schizzi, considerazioni: tutti sul sottosuolo nostrano, soprattutto grotte e caverne. Parte integrante del fascino legato al suo personale Grand Tour. Nulla di strano, o di nuovo, nel leggere questa frase: «C’è un’Italia segreta sotto le nostre case e sotto le nostre strade, un luogo di misteri che è, nello stesso tempo, fondamento fisico delle nostre città e radice culturale della nostra storia». Così comincia Italia segreta, il lungo e complesso lavoro di Mario Tozzi, ricercatore del Cnr e divulgatore televisivo («Gaia» su Raitre), che uscirà domani edito da Rizzoli. E ha ragione quando parla di «segreti». In fondo siamo in un’Italia in cui è possibile scoprire improvvisamente, in una cripta in pieno centro storico a Roma nella chiesa di Sant’Apollinare dietro piazza Navona, la tomba del boss Enrico De Pedis: una vicenda finita in Parlamento e che ha agitato i rapporti tra Repubblica italiana e Santa sede per alcuni mesi. Un’altra famosa cripta, ma stavolta per un vivo, venne scoperta nel 2005 a Bagheria: il mini-appartamento sotterraneo che servì come rifugio transitorio a Bernardo Provenzano, in un’intercapedine nascosta sotto la clinica Villa Teresa di proprietà del re della sanità siciliana Michele Aiello, prima del suo arresto a Palermo l’11 aprile 2006. Il boss Emilio di Giovine sparì dal Fatebenefratelli di Milano nel 1991 in un cunicolo sotterraneo, prelevato da complici in camici bianchi. Nei sotterranei vaticani, più o meno probabili, sono ambientati i gialli internazionali che hanno come sfondo il potere papale («Nome in codice red rabbit» di Tom Clancy, Rizzoli, o «Giorno di confessione » di Allan Folsom, edito da Longanesi). Nei sotterranei del tribunale di Roma furono ritrovati nel 2000 faldoni abbandonati ed Enzo Biagi parlò di «vergogna nazionale». Altro mistero minore, ma che interessò la magistratura: i macchinari costosissimi destinati alla ristorazione, nascosti nelle viscere dell’ospedale san Gerardo a Monza e mai utilizzati, scoperti improvvisamente nel 1992. Il titolo del libro di Tozzi promette «un viaggio nel sottosuolo da Torino a Palermo». E ce n’è per tutti i gusti e le latitudini geografiche italiane: Napoli con le cisterne e gli ossari sottoterra, racconti romani su laghi occulti e cloache antiche, il sottosuolo torinese «di maghi e di eroi», l’universo etrusco, i misteri di Matera, Venezia sott’acqua, Milano dalle acque «conquistate e perdute», i climatizzatori settecenteschi di Palermo con le grotte misteriose. I passaggi segreti della politica Un lago limpido e trasparente a venti metri sotto il suolo della capitale, proprio nel ventre dell’ospedale Carlo Forlanini, una falda affiorata per lo scavo della costruzione. Un tocco di cronaca nera: nel 2008 ripresero le indagini per la ricerca di Emanuela Orlandi, il bagno della possibile prigione fu identificato proprio nella zona. Quell’acqua viene usata ancora oggi pompata da motori. Però Roma è soprattutto la città antica, fiera della sua fognatura più vetusta del mondo tuttora in funzione. Ovvero la Cloaca Maxima, tracciata da Tarquinio il Superbo nel VII secolo avanti Cristo e in parte ancora funzionante. L’uscita è uno dei monumenti romani meno noti eppure più visibili della città. Basta affacciarsi sul Lungotevere accanto all’Isola Tiberina, proprio all’altezza della Sinagoga Maggiore, per trovare il grande arco di tufo della Porta Stercoraria, costruita verso l’anno 100 avanti Cristo. La visita interna alla Cloaca Maxima (sfondo di delitti nei secoli e luogo di interessante scoperte archeologiche) richiede una notevole dose di curiosità e sprezzo del pericolo per il pessimo odore. Nessuna di queste qualità è necessaria per inoltrarsi nei passaggi segreti politici tra Montecitorio e palazzo Chigi, percorsi nel dopoguerra da tanti presidenti del Consiglio Dc. Acqua addio Il capitolo milanese si apre con un rimpianto: sono ormai rarissime, quasi insignificanti e malridotte, le tracce di quella straordinaria rete costituita dai Navigli milanesi, canali artificiali che rendevano la città navigabile e collegata all’Adriatico attraverso il porto fluviale di Pavia. Una realtà che non è stata distrutta ma è semplicemente finita sottoterra. Addio agli operai di conca, capaci con la loro maestria di alzare e abbassare i natanti per far superare i dislivelli tra canali. Addio a un traffico commerciale che oggi, con ogni probabilità, aumenterebbe la ricchezza della città e il fascino agli occhi dei turisti. Il quartiere dei clochard A Torino c’è l’imbarazzo della scelta, per girare nel sottosuolo cittadino. I cunicoli della Cittadella innalzata per la difesa della città, che videro il martirio di Pietro Micca nel 1706, sono stati usati come ricovero anti-aereo nella Seconda guerra mondiale e ancora oggi sono visitabili dai turisti. Poi ci sono i 35.000 metri quadrati sotto piazza Vittorio Veneto, un tempo trasformati in immensa cella frigorifera alimentata dalla neve. Quindi il reticolo di cunicoli tra via Po e piazza della Repubblica per anni abitato da barboni. E dove sono le famose grotte alchemiche autentico mistero torinese? Per non dire del «mondo a parte» dell’universo dei damanhuriani, con un Tempio dell’Umanità a 40 chilometri a nord di Torino, vasto quasi 9000 metri cubici su cinque piani, che scendono giù fino a 42 metri sottoterra. Le mummie napoletane I sotterranei napoletani sono impregnati di morte, di decomposizione, sono saturi di ossa. Per scrutarli bisogna arrivare al fondo del rione Sanità fino al Cimitero delle Fontanelle, ultima tappa di un lungo sistema di cave ora destinate a svariati impieghi di «riuso » (garage, essiccatoi per stoccafissi). Un’area vasta quasi 5000 metri quadrati. Lì venivano messi letteralmente a «scolare» i corpi dei morti, in nicchie a forma di sedie finché il corpo non si mummificava. Le ossa raccolte testimoniano le tracce di 40.000 defunti ma sarebbero milioni gli uomini, le donne e i bambini seppelliti qui. Perché ogni scavo in zona ha svelato ossa ovunque, anche fino a 15 metri di profondità. Morti senza nome di fame, di epidemie, magari corpi trasportati dalle chiese dopo l’editto con cui Napoleone vietò la sepoltura nei templi cattolici cittadini. In quanto al centro storico, c’è la città sotterranea, silenziosa e misteriosa, sotto San Gennaro ai Tribunali, che andrebbe ancora esplorata. Un sistema usato nella Seconda guerra mondiale come rifugio anti-aereo. Il cammino delle monache Le «camere dello scirocco» scavate nel ventre delle ville patrizie e che, grazie alla roccia chiamata calcarenite ottima come isolante termico, diventano autentiche celle refrigeratrici contro la calura estiva. La mitica grotta dei Beati Paoli, rimasta occulta fino al 1997 quando il geologo Pietro Todaro la ritrovò sotto palazzo Baldi-Blindano. Cosa avveniva lì? Un gruppo che proteggeva i deboli dal potere assoluto dei nobili? Forse si riuniva una setta protomafiosa. Ma il capitolo palermitano ospita una rivelazione che vale tutto il libro di Tozzi. Cioè il camminamento segreto usato dalle monache di clausura palermitane del monastero della Martorana nel XVIII secolo per assistere al Festino di Santa Rosalia al quartiere arabo del Cassaro. Senza essere viste raggiungevano una loggia coperta dell’ex palazzo Guggino. Per una notte scrutavano il mondo esterno. Dopo aver attraversato le viscere di Palermo. Paolo Conti