Alberto Flores d’Arcais, la Repubblica 30/9/2008, 30 settembre 2008
dal nostro inviato è l´uomo più ricco del mondo ma per gli americani è semplicemente "L´Oracolo di Omaha"
dal nostro inviato è l´uomo più ricco del mondo ma per gli americani è semplicemente "L´Oracolo di Omaha". E´ da quella città del Nebraska, sperduta nell´America delle praterie, che Warren Buffett ha creato il suo impero economico e la fama di miliardario-filantropo. da lì, lontano centinaia di miglia da Wall Street, che la settimana scorsa ha dato respiro alle Borse investendo cinque miliardi di dollari in Goldman Sachs e ha passato ore al telefono per elargire i suoi preziosi consigli a finanzieri e banchieri, a senatori e ministri. La grande crisi di questi giorni l´aveva paragonata a una «Pearl Harbor economica» e ancora ieri si spendeva per convincere i più scettici che, nonostante tutto, il piano di salvataggio concordato dalla Casa Bianca di Bush e dal Congresso degli Stati Uniti, resta comunque il male minore. E sembra quasi un segno del destino che proprio ieri sia apparsa negli scaffali di tutte le librerie d´America (e già si annuncia come un best seller) la prima biografia autorizzata sull´ "Oracolo di Omaha". L´uomo più ricco del mondo é stato da sempre un finanziere (lui preferisce essere chiamato "uomo d´affari") fuori dagli schemi. Perché ai grattacieli di New York ha preferito la tranquilla noia del Nebraska, perché é sempre stato un uomo schivo, poco amante della pubblicità, gentile con i suoi collaboratori, grande filantropo, nulla di più lontano dei pescecani dell´alta finanza. Uno che ha voluto dimostrare che nella dura corsa della vita anche un bravo ragazzo può arrivare primo, che l´onestà paga (e nel suo caso molto) più dei comportamenti truffaldini, che i clienti devono essere trattati come partner. Quando aveva dieci anni, era il 1940, il padre gli regalò per il compleanno un viaggio a New York. Ai parchi e ai divertimenti per bimbi preferì una visita a Wall Street, dove quel bambino così precoce nel capire i meccanismi della Borsa colpì anche i vecchi e cinici broker. Del resto la sua attività "finanziaria" l´aveva iniziata addirittura a sei anni, quando comprò dal nonno sei casse di Coca Cola rivendendole con un guadagno di cinque cents a bottiglia. A quattordici anni, grazie alla vendita di giornali porta a porta, aveva già fatto la sua prima dichiarazione per le tasse, deducendo come spese i costi della bicicletta e dell´orologio. Durante gli anni dell´High School era l´unico studente in grado di guadagnare più dei professori (grazie all´affitto di una fattoria) e non é dunque una sorpresa quando dice che «il college è stata l´unica cosa che mi ha fatto perdere tempo». All´università ci andò lo stesso (quella di Pennsylvania) ma ebbe il coraggio di rifiutare la prestigiosa Harvard Business School (sogno di tutti gli studenti innamorati della finanza) per iscriversi alla Columbia di New York. E´ la prima volta che Warren Buffett autorizza una sua biografia. In passato ci avevano provato in tanti, scrittori e reporter di ogni genere, ma la prescelta alla fine e stata una sola: Alicia Schroeder, ex manager di Morgan Stanley, che si era meritata il rispetto di Buffett per le sue analisi sul mercato energetico e che per cinque anni ha avuto libero accesso alle porte della vita privata dell´ "Oracolo". Cinque anni di interviste con lui, con i suoi familiari, con gli amici, i colleghi e gli impiegati. Il risultato é "Snowball", libro di quasi mille pagine (pubblicato da Random House) che racconta la vita dell´ "Oracolo di Omaha" come nessuno l´ha mai conosciuta. Il titolo, "Palla di neve", richiama una delle più celebri frasi di Warren Buffett («la vita è come una palla di neve, la cosa importante e trovare neve fresca e una discesa molto lunga») e racconta la straordinaria epopea di quel bambino che sessantotto anni dopo il viaggio a New York é diventato (stime Forbes 2008) l´uomo più ricco del mondo. C´è naturalmente tutta la sua vita di uomo d´affari, la creazione dell´impero Berkshire Hathaway, le grandi "company" in cui ha investito (American Express, Coca-Cola, Washington Post, Gillette), ci sono le sue storie di generoso filantropo, l´immancabile lattina di Coca-Cola sul tavolo (é un vero addict della bevanda) ma c´è soprattutto molta storia personale. Come per conquistare la moglie Susan Thompson avesse dovuto corteggiare il padre di lei, il rapporto con i tre figli che lo ricordano «in quella silenziosa presenza, gli occhi fissi sul Wall Street Journal», il legame con Katharine Graham, la famosa proprietaria del Washington Post. Fu una lunga e tormentata love story che ebbe inizio quando lui aveva una quarantina d´anni ed era sposato e lei era una vedova ultracinquantenne. Una relazione che sfasciò il suo matrimonio: «Uno degli errori più grossi della mia vita è stato permettere che mia moglie Susie mi lasciasse». "The Snowball" racconta tante storie, storie di uomini famosi e potenti come Akio Morita, il co-fondatore della Sonya, o come Bill Gates, l´uomo che Buffett riconobbe subito come anima gemella e con cui ha dato vita al più grande progetto filantropico della storia. Racconta anche storie di uomini e donne poco conosciute, di impiegati e amici, die tre figli che alla sua morte non avranno un centesimo («hanno già avuto troppo in vita») perché la sua immensa fortuna verrà suddivisa tra cinque fondazioni.