Franco Cordero, la Repubblica 30/9/2008, 30 settembre 2008
Il re decrepito, tema della fantasia alchimistica: le sue terre decadono; non cresce più niente. Bisogna ringiovanirlo e l´opus comincia da una "mortificatio": nel "Viridarium chemicum" muore massacrato dai rivoltosi; in Mayer, "Scrutinium chimicum", un lupo lo divora affinché rinasca dal fuoco (cito dalla junghiana "Psicologia e alchimia", figure nn
Il re decrepito, tema della fantasia alchimistica: le sue terre decadono; non cresce più niente. Bisogna ringiovanirlo e l´opus comincia da una "mortificatio": nel "Viridarium chemicum" muore massacrato dai rivoltosi; in Mayer, "Scrutinium chimicum", un lupo lo divora affinché rinasca dal fuoco (cito dalla junghiana "Psicologia e alchimia", figure nn. 173 e 175, ed. inglese). Sir George Ripley, canonico di Bridlington (1415-90), racconta una metamorfosi meno cruenta: acquattato sotto le vesti materne, ridiventa feto; lei mangia carne di pavone e beve sangue d´un leone verde (nell´iconografia alchimistica corrisponde all´unicorno); il rinato riceve carismi da luna, sole, stelle attraverso una vergine inghirlandata il cui latte è vita; trionfa sui nemici, guarisce gl´infermi, estingue i peccati (ivi, 408 ss., e "Mysterium coniunctionis", pp. 274-80). Non era digressione oziosa. Abbiamo un presidente del Consiglio fuori misura: cantastorie stipendiati vantano mirabilia e ne è convinto; «toccatela», diceva offrendo la mano in un convegno, «ha fatto il grano»; quanto più taumaturgo dei re che guarivano gli scrofolosi. Ma deperiscono anche i corpi regali. Nell´"Allegoria Merlini" fenomeni d´idropisia preludono alla rinascita: pronto alla battaglia, chiede da bere e beve troppo gonfiandosi; non può salire in sella; vuol sudare in una camera calda; vi rimane esanime; allora vari mediconi lo tritano, poi riplasmano con ammoniaca e nitro; cuoce nel crogiolo. Quando l´ultima stilla è caduta nel vaso sottostante, salta su gridando: dov´è il nemico?; vengano a sottomettersi; se qualcuno resiste, l´ammazza. Voleva sudare e affinarsi anche Re Lanterna, padrone degli ordigni con cui s´è fabbricato un popolo d´elettori: riposava tra fanghi, pietre vulcaniche et similia; nel quarto giorno esce, dovendo assistere al derby milanese. L´unica differenza dall´"Allegoria Merlini" è che non l´abbiano tritato: resta qual era, compatto, nerovestito, arrembante; e stermina i nemici: non vuol più sentire la parola "dialogo" (scelta semantica seria, diamogliene atto); un secco fendente decapita l´avversario, colpevole d´essersi accorto del nascente regime autoritario. Seguono due battute: la Corte costituzionale renderà ossequio al cosiddetto lodo Alfano, del cui valore un collegio del Tribunale milanese osa dubitare; altrimenti, e la voce assume toni gravi, ha in serbo una «profonda riflessione sull´intero sistema giudiziario». Parlava chiaro: qualcuno s´illude d´imprigionarlo in ragnatele legali?; gl´istogrammi dei consensi dicono chi comandi; avendo l´"omnipotence de la majorité", fa quel che vuole; può rifondare Carta, codici, personale. Non lo fermano due o tre parrucche, o quante risultino determinanti dell´ipotetica decisione ostile: s´infuria ogniqualvolta dei giudici non deliberino nei termini convenienti; è lesa maestà contraddirlo. Che lo pensi, era chiaro: gli ripugnano diritto, etica, grammatica; lo Stato è una delle sue botteghe; sinora però teneva l´idea dentro e finché stia al gioco pudibondo, l´ipocrisia vela i più tristi spettacoli. Domenica sera l´ha detto, spiazzando cosmetologhi e consiglieri legali. L´outing scoperchia retroscena visibili da chiunque non chiuda gli occhi: sarà arduo sostenere che l´immunità tuteli un interesse generale; l´ha smentito dai telegiornali, a viso duro; la pretende come scudo nei prossimi 12 anni, ritenendosi diverso da tutti, e guai se una Corte trova da eccepire. In sede morale figura male, guadagnandovi perché gli aspetti "canaille" rendono. Oltre alla disinvoltura piratesca, sinora esibiva un penchant fraudolento, dall´ascesa affaristica alle campagne mediatiche con cui tre volte s´è impadronito del potere. Stavolta siamo sul côté violento, emerso tre mesi fa quando un emendamento al decreto sicurezza, straripando dai termini convenuti al Quirinale, minaccia scempi se non gli garantiscono l´immunità: centomila processi al diavolo; gliela votano e l´emendamento cade; caso classico d´estorsione. Eguale odore penalistico manda l´ultimo fosco messaggio: l´art. 289 c. p. incrimina «ogni fatto diretto a impedire anche temporaneamente» che la Corte eserciti le sue funzioni; e la pena va dai 10 anni in su ma è questione accademica, essendo lui immune dal processo, qualunque sia l´ipotetico reato, anche fossero in ballo i presupposti della convivenza civile. Siccome esistono precedenti italiani, vale la pena riflettere nel senso etico-intellettuale (la «profonda riflessione» prospettata domenica 28 settembre era minaccia oscura). Raccomandiamo l´argomento ai liberal, cultori d´uno Stato democratico moderno: così dicono abusando delle parole; il plutocrate allevato dal vecchio malaffare politico, campione d´un grossolano populismo, configura fenomeni né moderni né liberali. L´analogia colpisce l´occhio perché i discorsi de quibus corrono sotto la stessa illustre testata. Post ottobre 1922 Luigi Albertini, formidabile tecnocrate della cura d´anime giornalistica, ha la coscienza inquieta: non l´ammette, anzi ripete vecchie invettive esorcistiche; a sentire lui, le sventure italiane vengono da Giolitti, ma i cinque volumi dei "Venti anni di vita politica" dicono quanto basta al giudizio storico. Rivisti gli eventi a testa fredda, gli restano pochi motivi d´orgoglio: insisteva nell´assurdo tentativo d´escludere le masse dalla scena politica; patrocinava teste piccole e torbide come Sonnino e Salandra; guerrafondaio quando è chiaro che nel caso migliore l´Italia uscirebbe stravolta; sostiene lo squadrismo fascista, reazione salutare al pericolo rosso, nonché alla neoplasia cattolica. Dio sa come potesse vedere nei fascisti un partito liberale giovane; e ancora dopo l´insediamento mussoliniano spera una metamorfosi virtuosa, ma precede tutti gli esponenti del vecchio establishment nel dissenso: in extremis salva l´anima. Siamo a quel punto? Il teatro storico non concede bis perfetti: nello scenario 2008, ad esempio, manca l´equivalente d´un braccio armato del regime qual era la Milizia volontaria; cose d´allora sono impensabili oggi, fermo restando lo sfondo antropologico (Achille Starace e vari altri vengono su come funghi). L´analogia sta nel grave pericolo. Sotto qualche aspetto rischiamo più d´allora: Mussolini era uomo politico, con difetti calamitosi ma non affarista né pirata; e intellettualmente valeva alquanto più del musicante da crociera, impresario edile, piduista, spacciatore del loto televisivo. Nelle desinenze latine s´equivalgono: «unguibus et rostribus», declama il furibondo maestro elementare romagnolo; l´altro, laureato, infila nella loquela d´imbonimento un «simul stabunt, simul cadunt», ma racconta d´avere tradotto Erasmo, il cui latino umanistico non è dei più facili.