Roberto Petrini, la Repubblica 30/9/2008, 30 settembre 2008
ROMA - «Siamo tutti in rete». Chi è passato ai piani alti del ministero del Tesoro ieri sentiva risuonare questa parola d´ordine, metafora della massima allerta
ROMA - «Siamo tutti in rete». Chi è passato ai piani alti del ministero del Tesoro ieri sentiva risuonare questa parola d´ordine, metafora della massima allerta. Contatti continui con le capitali europee, culminati in ripetute conference call chieste espressamente dal presidente francese Sarkozy, verifica durante il week end delle condizioni delle tesorerie delle banche: l´effetto della crisi internazionale si aggrava, investe l´Europa, ma il ministero dell´Economia invia messaggi rassicuranti e cerca di sdrammatizzare. «L´Italia non è la causa né l´anello più debole della catena», si dice per i corridoi di Via Venti Settembre e si ricorda che il sistema bancario è stato toccato in quasi tutti i maggiori paesi Europei ma non in Italia. «Non siamo l´epicentro per mille e una ragione, siamo i meno colpiti», si aggiunge e si spiega che fortunatamente «per ora siamo nell´osservatorio e non nella bufera». Tuttavia la situazione, soprattutto dopo la bocciatura del piano di salvataggio Bush, non è tranquillizzante e per questo il monitoraggio è senza tregua. Per stamattina alle 9 è stato convocato il Comitato per la salvaguardia della stabilità finanziaria: oltre al ministro dell´Economia Tremonti ci saranno il governatore della Banca d´Italia Draghi, il presidente della Consob, Cardia, quello dell´Isvap, Giannini e il direttore generale del Tesoro Grilli. E´ la seconda volta che l´«unità di crisi» si riunisce in poco meno di una settimana: mercoledì scorso fu convocata dopo il crash della Lehman Brother, oggi dopo la crisi delle banche europee. Nulla trapela dalle stanze del Tesoro, ma il fatto nuovo intervenuto ieri è il timore per il colosso belga Dexia, che controlla il nostro Crediop: la vecchia banca italiana era specializzata nell´erogazione di prestiti agli enti locali e la Dexia è diventata anche il Italia il maggior sottoscrittore di emissioni obbligazionarie di Comuni e Regioni che ora si trovano nella imbarazzante situazione di essere debitori del colosso in crisi. Questa emergenza si aggiunge a quella, ben più seria, dei prodotti derivati utilizzati dagli enti locali: in tutto si tratta di oltre 35 miliardi di esposizione dove emergono situazioni tranquille ma anche operazioni spericolate di piccoli comuni. Impigliate nel fallimento Lehman Brothers sono rimaste alcune Regioni come la Campania, la Sicilia, il Lazio e le Marche (che tuttavia ha messo in atto assicurazioni collaterali): in tutto si tratta di operazioni in essere per 2-3 miliardi. Il Comune di Milano, come ha sottolineato una interrogazione del Ds Davide Corritore, ha depositi per 25 milioni nella Depfa Bank, la banca irlandese da ieri senza liquidità. Che fine faranno? Come pure il deputato Ds Boccia torna a chiedere al Tesoro di fare chiarezza sull´ammontare delle perdite con Lehman Brothers. Nei giorni scorsi Tremonti ha congelato le nuove emissioni degli enti locali ed è probabile che l´era della finanza derivata per i comuni sia giunta al capolinea: non è escluso che una norma sancisca il nuovo corso. Nel frattempo si sta studiando una mega operazione di salvataggio, che potrebbe essere garantita dalla abbondante liquidità della Cassa Depositi e Prestiti, per salvare i comuni rimasti impigliati nelle operazioni di swap e di finanza spericolata: il Tesoro, o la stessa Cassa Depositi, potrebbero subentrare come debitori nei casi dei comuni più esposti. «L´operazione ci trova aperti ad affrontare il problema e collaborativi», ha detto ieri il presidente dell´Anci Leonardo Domenici.