Paolo Berizzi, la Repubblica 30/9/2008, 30 settembre 2008
Il conto alla rovescia è finito: entro sabato, ma forse già domani, la procura di Vigevano notificherà a Alberto Stasi "l´avviso di conclusione delle indagini" sul giallo di Garlasco
Il conto alla rovescia è finito: entro sabato, ma forse già domani, la procura di Vigevano notificherà a Alberto Stasi "l´avviso di conclusione delle indagini" sul giallo di Garlasco. A più di un anno dal delitto di via Pascoli ? era la mattina del 13 agosto 2007 quando Chiara Poggi, 24 anni, studentessa, fu trovata uccisa nella sua villa ? l´accusa è pronta a consegnare il conto finale all´unico indagato per l´omicidio, e cioè Alberto, il fidanzato della vittima. Il passo successivo alla notifica della chiusura dell´inchiesta, da parte del pm Rosa Muscio, sarà la richiesta di rinvio a giudizio per Stasi. Lui, che continua a dirsi estraneo alla vicenda, intanto si è laureato a pieni voti alla Bocconi. Se il gup accoglierà, Alberto andrà alla sbarra per rispondere di omicidio volontario. Nessuna archiviazione del caso, dunque, come invece chiedono i difensori del ragazzo. «Non ci saranno sorprese» ha confidato ai suoi collaboratori il procuratore capo Alfonso Lauro, rientrato ieri dopo qualche giorno di vacanza. Tecnicamente mancano solo la firma sua e del pm Muscio: dopodiché l´inchiesta sarà ufficialmente chiusa. Da lì la difesa avrà tempo altri venti giorni per fare copia degli atti, presentare un´ulteriore memoria e studiare le nuove mosse: da giocare, a quel punto, in vista del processo. «Sarà un rinvio a giudizio basato su un quadro gravemente indiziario - spiegano fonti investigative - Perché se è vero che non ci sono prove vere e proprie, è un fatto che è stata messa assieme una mole di indizi convergenti e gravi a carico dell´indagato, soprattutto indizi omissivi sufficienti per andare a processo». Una cosa è certa: il magistrato non ritiene di non avere nulla da aggiungere all’impianto accusatorio montato nei confronti di Alberto (che fu arrestato ma poi scarcerato perché il gip Giulia Pravon giudicò gli indizi raccolti a suo carico non sufficienti). Né che ci siano altre persone sospette sulle quali indagare. A poco o a nulla, dunque, almeno per ora, sono servite le carte con cui il collegio composto dagli avvocati Angelo Giarda, Giulio e Giuseppe Colli demoliscono lo schema accusatorio tracciato da Rosa Muscio. Stando alla perizia medico-legale e alla relazione medico-scientifica depositate lo scorso 4 agosto dai difensori di Stasi, l’assassino di Chiara non può essere il fidanzato. I consulenti di parte mettono sul piatto quattro controdeduzioni. Primo: il cadavere di Chiara. Lo avrebbero sollevato almeno due persone di statura più bassa di Stasi, come provano le tracce di sangue che sopra i muri e gli stipiti della casa non superano i 70 centimetri. Secondo: non si può dire che la sostanza trovata dal Ris sulla bicicletta bordeaux dell´indiziato sia sangue della vittima, anche se il dna è il suo. Terzo: le orme imbrattate di sostanza ematica lasciate sulla scena del crimine non coincidono con nessuna delle scarpe sequestrate ad Alberto (tra le quali mancano però un paio di scarpe Tod´s che Stasi indossava in un soggiorno in Inghilterra precedente al delitto). Inoltre - sostengono i periti - il ragazzo poteva benissimo camminare nelle stanze dove si è consumato il massacro senza sporcarsi le suole (le calzature da tennis che aveva quando si è presentato dai carabinieri per denunciare la scoperta di Chiara erano intonse, ndr). Ultimo punto: l´ora del delitto. Secondo i periti Chiara non è stata uccisa fra le 11 e le 11,30 come sostiene l´accusa, ma tra le 9 e le 10. A quell´ora il fidanzato sarebbe stato in casa a scrivere la tesi di laurea. Lo dimostrano il suo pc (la tesi tra il 12 e il 13 agosto è aumentata di 4 pagine) e una chiamata della madre alla quale lui risponde dal telefono fisso. A tutto questo si aggiunge la testimonianza del vicino di casa degli Stasi. Un testimone chiave, secondo i legali. «Posso dire che quella mattina il ragazzo era in casa» hanno fatto scrivere a verbale. Dall´altra parte Gianluigi Tizzoni, il difensore della famiglia Poggi, attende «con tranquillità» la chiusura delle indagini. «Se si va verso la verità e il cerchio sta per chiudersi sono contenta» sono le parole di Rita Poggi, la madre di Chiara. Tredici mesi dopo, il giallo di Garlasco sta per trasformarsi in una lunga battaglia giudiziaria: e siamo solo all´inizio.