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 2008  settembre 30 Martedì calendario

Un carteggio inedito del 1964 tra Pier Paolo Pasolini e Pietro Nenni, in cui lo scrittore e regista, che stava lavorando al suo sesto film, Il Vangelo secondo Matteo, racconta al politico, ai tempi vice presidente del Consiglio, come è arrivato alla scelta del volto (quello di Enrique Irazoqui) che incarnerà la figura del Redentore

Un carteggio inedito del 1964 tra Pier Paolo Pasolini e Pietro Nenni, in cui lo scrittore e regista, che stava lavorando al suo sesto film, Il Vangelo secondo Matteo, racconta al politico, ai tempi vice presidente del Consiglio, come è arrivato alla scelta del volto (quello di Enrique Irazoqui) che incarnerà la figura del Redentore. Tra i due esisteva un solido rapporto di stima, di Nenni Pasolini diceva: "Avrà il suo posto nella storia nazionale per aver messo l´Italia della sozza eredità fascista sulla strada del laburismo". Sentimenti che Pasolini testimoniò a Nenni anche in una poesia, apparsa sull´ Avanti! nel 1961. Pier Paolo Pasolini e Pietro Nenni. Le lettere, entrambe inedite, che essi si scambiarono, e che qui pubblichiamo per concessione della Fondazione Nenni e degli eredi dello scrittore, risalgono al marzo del 1964. Ne emerge un quadro vivace di vita culturale. Pasolini sta lavorando al suo sesto film, Il Vangelo secondo Matteo. Lo impegna a fondo la ricerca degli interpreti. La scelta di un volto che incarni la figura del Redentore gli è costata - dichiarerà in un´intervista - «quasi un anno di lavoro». Oltre che al romanziere catalano Luis Goytisolo, ha pensato agli scrittori Evgenij Evtuscenko e Jack Kerouac, cambiando ogni volta idea. Alla vigilia della sua visita a Nenni, c´è stato l´incontro risolutivo. Ha fatto da tramite Giorgio Manacorda, figlio del celebre storico marxista Gastone (1916-2000). Futuro docente di letteratura tedesca, all´epoca Manacorda è laureando in lingue e poeta (i primi suoi versi sono apparsi su Paragone). Lavora nella redazione della rivista Nuova Generazione (che poi dirigerà) e nella federazione giovanile del Pci come responsabile della sezioni esteri. In Spagna è un momento caldo della Resistenza anti-regime. Al suo collega italiano si è rivolto, in cerca di denaro ed appoggi, uno studente di economia catalano, Enrique Irazoqui, diciannovenne esponente dell´opposizione contro Franco. Quando Manacorda lo presenta a Pasolini, e lo scrittore gli propone di interpretare la figura di Cristo, sulle prime Irazoqui rifiuta, lasciandosi poi convincere dalla prospettiva del guadagno, che devolverà alla sua causa. Attrae il regista il fatto che il giovane catalano non si sia «mai sognato di fare del cinema». Nel reclutare gli altri attori Pasolini si è mosso nell´ambito degli scrittori suoi amici: Natalia Ginzburg per la parte di Maria di Betania, Enzo Siciliano come Simone di Canaan, Alfonso Gatto nella parte di Andrea, Francesco Leonetti in quella di Erode. Le comparse le recluterà fra i contadini di Lucania, Puglia, Calabria. Gente semplice, con un che di ieratico. Intende fare un film, dichiara, che esprima «l´intera mia nostalgia del mitico, dell´epico e del sacro». Ma perché Pasolini è andato a far visita a Nenni, all´epoca vice-presidente del Consiglio? Nella lettera, il leader socialista accenna a suoi interventi in merito al film. Parla di un contatto con Angelo Rizzoli, e del rimando, da parte di quest´ultimo, ad Alfredo Bini, produttore del Vangelo. Fra Pasolini e Nenni s´è instaurato un rapporto di stima. A parere dello scrittore, Nenni avrà, nella storia nazionale «il suo posto per aver messo l´Italia della sozza eredità fascista sulla strada del laburismo». Anche per questo gli professa una simpatia «insopprimibile». Sentimenti che egli ha anticipato in una poesia intitolata appunto «Nenni» e apparsa sull´Avanti! nel 1961. Così gli si rivolgeva: «Con che amore io vedo Lei, acerbo, - gli occhiali e il basco d´intellettuale - e quella faccia casalinga e romagnola, - in fotografie che, a volerle allineare, - farebbero la più vera storia d´Italia, la sola». Nenni, dal suo canto, ha visto in Una vita violenta (1959) «un forte libro di un forte scrittore». Poi, assistendo al Vangelo secondo Matteo, lo giudicherà «un´opera di autentica poesia». Gesù, annota nel suo diario , «è visto come un agit prop comunista dei nostri tempi, ciò che forse è giusto. Ma allora capisco poco l´apprezzamento favorevole della chiesa». un accenno al dibattito sorto intorno al film. In ambito cattolico si manifestano pareri discordanti: aperto favore da parte dell´associazione Pro Civitate Christiana e di esponenti del Centro San Fedele di Milano. Scandalo al vertice del Concilio Ecumenico. A metà strada si colloca L´Osservatore romano: il film è «fedele al racconto non all´ispirazione del Vangelo». Non esulta l´Unità: Pasolini ha «composto il più bel film su Cristo che sia stato fatto finora, e probabilmente il più sincero che egli potesse concepire. Di entrambe le cose gli va dato obiettivamente, ma non entusiasticamente atto». LA LETTERA Egregio e caro Nenni, voglio chiederLe scusa per la visita di stamattina (così importante per me, ma così irrisoria davanti ai suoi impegni di questi giorni), e ringraziarLa per la Sua grande gentilezza. Non resisto ora alla tentazione di dirLe una cosa che forse La commuoverà. Sa come ho trovato l´interprete di Cristo? Ero ridotto alla disperazione, solo pochi giorni fa, perché l´attore tedesco (ebreo) che avevo scelto, non mi convinceva più: non era il viso assoluto che cercavo. Mi ero rivolto allora a Luis Goytisolo (di cui finalmente avevo visto una fotografia, con una faccia, come si dice, straordinaria), e Goytisolo era, ed è, propenso ad accettare. Ma ecco che ricevo la più innocente delle telefonate, la più remota al caso: Giorgio Manacorda (il figlio di Gastone), che da tempo è mio amico, perché scrive dei versi molto belli - belli perché più politici che poetici - mi chiede di presentarmi un suo amico, un giovane universitario spagnolo, impegnato nella lotta clandestina, che voleva parlarmi e conoscermi. Cristo era lui: tutto preso dal suo unico ossessivo sentimento, la lotta per la libertà, povero ragazzo, non percepiva neanche le mie parole, con cui timidamente cercavo di proporgli di lavorare con me (vergognandomi della sproporzione tra l´umile, ma immenso, idealismo per cui era venuto a trovarmi, e ciò che invece gli offrivo). Non poteva capirmi. Il suo posto era a Barcellona, con i suoi compagni. Sa perché infine si è deciso ad accettare? Perché i soldi che avrebbe guadagnato, li avrebbe dati alla sua Causa. Non so perché Le ho detto queste cose, e così male. la prima volta che ne parlo (nessuno, eccetto il produttore, ne sa niente); ma la consideri una giustificazione per la noia che Le ho dato stamattina, la spinta che me l´ha fatto fare. Riceva i più rispettosi e affettuosi saluti.