Lucia Annunziata, La Stampa 30/9/2008, 30 settembre 2008
Il cristianesimo e la sua vulgata Desidero esprimere il mio ringraziamento a Corrado Augias per la sua ultima fatica: Inchiesta sul Cristianesimo (Mondadori)
Il cristianesimo e la sua vulgata Desidero esprimere il mio ringraziamento a Corrado Augias per la sua ultima fatica: Inchiesta sul Cristianesimo (Mondadori). Augias, che dichiara di non credere, sarebbe un ottimo insegnante di religione; da questo libro parte, forse involontariamente, una proposta controcorrente, una sfida che noi credenti non possiamo lasciar cadere. A pagina 96 si legge (Augias si rivolge al professore universitario Remo Cacitti): «Quello che io posso constatare è che fra le sue risposte in questo colloquio e ciò che un "semplice fedele" conosce della sua religione c’è un abisso. La vulgata cristiana, le nozioni accessibili a tutti, sono enormemente riduttive rispetto alla complessità teologica e intellettuale con la quale il cristianesimo è stato pazientemente costruito. Non ci sarà una congiura del silenzio, ma una diffusa e interessata ignoranza certamente sì». La risposta del prof. Cacitti ci deve fare riflettere: «Oh sì, diffusa e profonda ignoranza! Del resto, se le cose non s’insegnano, nessuno le può imparare. E nelle scuole italiane, a eccezione dell’università, queste discipline non vengono insegnate». Con questa Inchiesta sul Cristianesimo Corrado Augias ha dato il giusto valore alla nostra religione. STEFANO MASINO, ASTI Non credo che Corrado Augias voglia prendere su di sé un ruolo, quello di insegnare religione, che è invece compito della Chiesa. L’attenzione con cui Augias studia da tempo la religione cristiana (va ricordato anche Inchiesta su Gesù, Mondadori) è credibile proprio perché fatta con la testa di un uomo che non pretende di fare propaganda. La fede cristiana è per tutto il mondo occidentale, incluso quello laico, un fondamento della nostra cultura, e un punto di riferimento - paradossalmente anche di coloro che la sfidano in maniera rozza. Come tale è intrecciata con il tessuto stesso di storia, esperienza e identità della nostra vita. Ma è anche vero che nella sua esistenza concreta spesso appare distante, uno sfondo della vita più che parte della vita. Questa doppia percezione è il frutto amaro del modernismo, del capitalismo, del laicismo, come dicono molti difensori dell’esperienza religiosa? Possibile. Ma son convinta che anche la Chiesa cattolica (tanto per riportarci a noi), cioè la traduzione nella realtà della fede, ha alimentato questa distanza - lo dico consapevole di offendere molte senbilità - perché ha scelto di mischiarsi poco, puntando in fondo più sul suo ruolo che sulla sua missione. Un atteggiamento che - ha ragione lei, lettore - si deriva molto bene dalla vulgata sul cristianesimo cui tutti ci siamo ridotti: un insieme di storielle facili, versioni elementari di grandi dilemmi e scelte. Una vulgata che è stata molto utile in epoche in cui l’analfabetismo di massa era quasi totale, ma che poco soddisfa le menti moderne. Ed è questa una delle ragioni perché poi leggere Augias è così interessante. Stampa Articolo