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 2008  settembre 30 Martedì calendario

ALESSANDRO ALVIANI

BERLINO
L’autunno caldo di Angela Merkel inizia con due tracolli e la prospettiva della rielezione alla cancelleria che, a meno di un anno dalle prossime elezioni, si fa molto più complicata. In meno di 24 ore la leader cristiano-democratica ha dovuto assistere al ridimensionamento di due certezze. La prima: la Csu, la formazione gemella della sua Cdu, non può perdere la maggioranza assoluta in Baviera. La seconda: la crisi finanziaria internazionale non colpirà con veemenza la Germania, prima economia e motore di Eurolandia. E invece l’impensabile è diventato realtà.
Domenica pomeriggio, ore 18. Sugli schermi della tv pubblica Zdf i primi exit poll arrivati dalla Baviera sanciscono la catastrofe: la Csu scende al 43%, il peggior risultato degli ultimi 50 anni, ed è costretta a trovarsi un partner per governare. Una batosta per il governatore bavarese, Günther Beckstein, e il leader della Csu, Erwin Huber. E un doppio pasticcio per Frau Merkel. Per battere i socialdemocratici della Spd il 27 settembre 2009 e formare l’alleanza di governo coi liberali, la Cdu è legata al risultato della Csu in Baviera: se i cristiano-sociali crollano nel Land meridionale tedesco, crollano anche le chance di Frau Merkel di salire nuovamente alla cancelleria federale. E poi perché, da ora in poi, la coabitazione a Berlino con la Csu rischia di farsi più burrascosa. Non è escluso che il partito della coppia Beckstein-Huber sosterrà ora con più intransigenza le sue posizioni all’interno della Grande coalizione, per riguadagnare consensi in Baviera. Per la Grosse Koalition si annunciano tempi difficili. Tanto più che il vice della Merkel nel governo è al tempo stesso il suo sfidante alle elezioni del 2009: il ministro degli Esteri socialdemocratico Frank-Walter Steinmeier.
Al tracollo politico si è aggiunto nelle ultime ore quello economico, le cui conseguenze sono potenzialmente ancora più devastanti. Il sistema bancario tedesco è robusto e la crisi ha conseguenze moderate in Germania, hanno ripetuto senza sosta nei giorni scorsi la cancelleria e il ministro delle Finanze, Peer Steinbrück. Ieri il crollo in Borsa di Hypo Real Estate ha costretto Stato e banche alla più grande azione di salvataggio nella Repubblica federale che si ricordi. L’intervento costerà caro ai contribuenti tedeschi: la linea di credito da 35 miliardi assicurata all’istituto ricadrà per tre quarti sulle spalle dello Stato.
Tradotto in pratica: l’obiettivo del pareggio di bilancio statale nel 2011, il progetto più ambizioso della Merkel, è in forse. E per la prima volta la crisi finanziaria, che fino a questo momento aveva travolto per lo più banche regionali (come SachsenLb), colpisce, con Hypo RE, anche un’azienda del Dax, il più importante indice di Borsa tedesco.
Per la cancelliera, il collasso non poteva arrivare in un momento peggiore. Appena due giorni fa il suo ministro dell’Economia, Michael Glos, aveva annunciato un sensibile taglio delle stime di crescita per il 2009 (alcune indiscrezioni parlano di un calo dall’1,2% allo 0,5%). Lo stesso giorno il presidente della Confindustria tedesca, Dieter Hundt, aveva pronosticato per il prossimo anno la fine del boom occupazionale. Due previsioni funeste nell’anno delle elezioni, tanto più che nel Paese è diffusa la sensazione di non aver tratto profitto dalla forte crescita economica degli ultimi anni. Un sentimento che accresce i consensi della sinistra estrema.


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