Augusto Minzolini, La Stampa 30/9/2008, 30 settembre 2008
C’è un paradosso che accompagna la coda dell’«affaire» Alitalia. Proprio mentre Walter Veltroni ha rivendicato il proprio impegno nel salvataggio della compagnia di bandiera, cioè ha collaborato alla riuscita di un’impresa fortissimamente voluta da Silvio Berlusconi, i rapporti tra il premier e il leader del Pd hanno raggiunto il livello più basso
C’è un paradosso che accompagna la coda dell’«affaire» Alitalia. Proprio mentre Walter Veltroni ha rivendicato il proprio impegno nel salvataggio della compagnia di bandiera, cioè ha collaborato alla riuscita di un’impresa fortissimamente voluta da Silvio Berlusconi, i rapporti tra il premier e il leader del Pd hanno raggiunto il livello più basso. Ma, come spesso capita, si tratta di un paradosso solo apparente.
In realtà l’autoesaltazione che Veltroni ha dato del suo ruolo, cui hanno contribuito non poco i media, è un tentativo di coprire quanto è avvenuto: cioè un’operazione politica, fin troppo scoperta, di sminuire la funzione del premier e del suo governo, di non regalargli un altro successo dopo quello sui rifiuti. Al di là delle tante parole spese nella querelle, infatti, un dato è certo: l’accordo che Guglielmo Epifani ha firmato nel week-end era, a parte modifiche davvero secondarie, identico a quello che il segretario della Cgil aveva bocciato la settimana precedente. Per cui in sette giorni solo un elemento è cambiato nella trattativa: il leader del Pd, che pure ha sempre osteggiato l’operazione, si è ritagliato un ruolo, se non di protagonista di co-starring, ha tentato di dimostrare che senza il suo assenso quell’accordo non si sarebbe potuto fare. L’incontro a casa Veltroni tra il presidente della Cai, Colaninno, ed Epifani, oltre ad essere irrituale, serviva a ratificare la regia del capo dell’opposizione.
Così la «variabile» che ha tenuto con il fiato sospeso il Paese e i lavoratori dell’Alitalia è stata solo frutto di tatticismo. Un episodio che il Cavaliere non ha proprio digerito: «Qualcuno - continua a ripetere in privato - ha usato la Cgil a fini politici infischiandosene degli interessi generali e facendo perdere una settimana di tempo al Paese».
Ma poi questa acrobazia politica spericolata è servita davvero al leader dell’opposizione, oppure no? I dubbi non mancano: l’operazione, infatti, ha riofferto l’immagine di una Cgil legata a doppio filo ai suoi referenti politici; ha enfatizzato mediaticamente la vicenda Alitalia di cui il Cavaliere ha un «copyright» che Veltroni non avrebbe mai potuto insidiare. Infine, dopo il «sì» solenne all’accordo, il leader del Pd si è dovuto difendere dagli attacchi di Di Pietro e della sinistra massimalista e per riequilibrare è stato costretto a riaccendere una polemica violenta sulla scuola, sulla costituzionalità del «lodo Alfano» e sui rischi per la democrazia. Andando in rotta di collisione anche con il Capo dello Stato.