Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2008  settembre 27 Sabato calendario

La Stampa, sabato 27 settembre Sono due partiti in uno, ancora convivono ma fino a quando non si sa

La Stampa, sabato 27 settembre Sono due partiti in uno, ancora convivono ma fino a quando non si sa. Separati in casa, con gli ex leader come Giordano che non hanno nemmeno una stanza e sono costretti a bivaccare nei corridoi del secondo piano, mentre al terzo c’è il quartier generale. Peggio ancora, quando l’altro giorno in direzione il segretario ha proposto che venisse appunto assegnata una stanza al suo predecessore, oltre che soldi e strutture per tutta la minoranza (che rappresenta la metà del Partito), è scoppiata la rivolta dei suoi: «Perché dobbiamo dare soldi e mezzi a gente che lavora contro di noi?», hanno rumoreggiato Giovanni Russo Spena, Alfio Nicotra e Franco Russo. Ancora peggio, un’anziana funzionaria, Liliana Salvatori, che lavorò persino con Togliatti, aveva appeso sulla porta della sua stanza il manifesto della festa di Liberazione della Garbatella, che si conclude oggi e che segna la prova di forza degli sconfitti al congresso (dove ha parlato anche Bertinotti). Il giorno dopo ha trovato il manifesto strappato in mille pezzi e il suo telefono incollato, così che non poteva più usarlo. Questo il clima dentro Rifondazione comunista. Ne parliamo con il governatore della Puglia Nichi Vendola, che si era candidato alla segreteria ma che, per un pugno di voti (due per l’esattezza) ha perso la sua battaglia. Allora Vendola, la destra ha vinto e fa il bello e cattivo tempo, il Pd, non riesce a fare un’opposizione degna di questo nome, voi siete divisi e lacerati e praticamente non contate più nulla. Lei ha qualche idea per uscire da questo vicolo cieco? «C’è una tempesta mondiale, un liberismo che va in crisi, ma un capitalismo che come sempre riesce a a risorgere dalle sue stesse ceneri, resuscitando addirittura Keynes per salvare le più grandi holding del mondo. E noi che facciamo, affrontiamo la tempesta a viso aperto, la sfidiamo e ci sfidiamo? Oppure ci ripariamo sotto il nostro vecchio ombrello con disegnate sopra la falce e il martello? Giocando a chi fa più l’antiamericano? Ricostruendo la casa di tutti i comunisti e i comunismi, anche i più beceri e reazionari?». Ce l’ha con Ferrero e i suoi compagni? «Anche ma non solo. Io vedo una sorta di simmetria tra il Partito democratico e la sinistra radicale. Sono due facce della stessa medaglia, i riformisti sono afasici e noi urliamo alla luna, mentre la destra sta destrutturando tutto quello che era stato il nostro patrimonio culturale, sociale e politico. Questo fanno la Gelmini e la Carfagna, questo fa Brunetta, questo fa Tremonti, e ovviamente Berlusconi. E noi? Il problema del Pd è solo il governo, sono vocati al governo come se fosse la loro missione nella vita. Noi invece siamo vocati a testimoniare il dolore sociologico del mondo. Così nessuno andrà lontano». Ma lei una proposta diversa ce l’ha? «Certo, io penso a ricostruire una sinistra aperta, nuova, moderna. Che si liberi delle sue nostalgie, incrostazioni, errori e orrori della storia del comunismo. Penso che se Rifondazione non prende questa strada, moriremo tutti». Scusi, ma non sembra proprio che Ferrero e i vincitori di Chianciano intendano seguirla su questa linea. «E allora si suiciderà (politicamente intendo) con quel che resta del suo Partito». Del suo? Non è anche il vostro? Ancora lo è. Io sono l’ultimo dei fondatori. Ma la nostra era appunto una scommessa per rifondare la sinistra. E’ una battaglia che continueremo a fare, vogliamo riconquistare il Partito per portarlo sulla nostra linea. E contemporaneamente allargare il discorso a tutti quelli che si sentono di sinistra, nel giro della politica come nella società. Il nostro obiettivo è di costruire un nuovo soggetto della sinistra, e abbiamo già cominciato a perseguirlo». E se non ci riuscite? «Mi pare che il segretario stia pensando a un rassemblemant con Diliberto e i vari residui di comunisti sparsi, con chi pensa che la Corea del Nord offra meraviglie, che le atomiche di Putin siano migliori di quelle americane, che Veltroni sia un traditore di classe (mentre invece va preso sul serio come possibile alleato, anche se io non ho nulla da condividere col veltronismo). Se è così, allora dico chiaramente che io non voglio stare in un Partito che si rinsecchisce, che entra in una spirale regressiva, che sembra un gruppuscolo degli anni Settanta senza che ci siano gli anni Settanta con tuuo il loro patrimonio culturale, che ha un’idea del conflitto sociale simile a una rivolta plebea. Se il Partito cambia ragione sociale e diventa nei fatti una Restaurazione comunista, io e gli altri non ci stiamo più». Riccardo Barenghi