Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2008  settembre 21 Domenica calendario

Il Sole-24 Ore, domenica 21 settembre L’amore potrebbe diventare la prossima materia preziosa da esportazione del mondo arabo, ora che gli sceicchi del Golfo consapevoli che le riserve di petrolio si assottigliano, cercano di diversificare le loro economie

Il Sole-24 Ore, domenica 21 settembre L’amore potrebbe diventare la prossima materia preziosa da esportazione del mondo arabo, ora che gli sceicchi del Golfo consapevoli che le riserve di petrolio si assottigliano, cercano di diversificare le loro economie. «L’esportazione araba che riscuote più successo non è il fondamentalismo ma il romanticismo», sostiene lo psicologo clinico Frank Tallis, occidentale cosmopolita e lungimirante, che ha insegnato all’Istituto di Psichiatria del King’s College di Londra. A suo dire, per quanto Oriente e Occidente siano ugualmente ossessionati dall’amore romantico, il primo sarebbe meglio equipaggiato per soddisfare alla domanda su scala planetaria, proprio perché «gli arabi cadevano preda dell’amore seicento anni prima degli inglesi, che iniziarono a farlo solo quando lo studioso John Palsgrave introdusse l’espressione "to fall in love" nel sedicesimo secolo». E indovinate dove inciamparono, Palsgrave e gli altri studiosi britannici, per scoprire il mistero dell’amore come caduta? Ebbene, che lo crediate o meno, gli occidentali scoprirono il romanticismo leggendo in traduzione i trattati sull’amore scritti da autori arabi andalusi, tra cui Ibn Hazm, nell’undicesimo secolo. Fu questa la fonte di ispirazione per i cantori itineranti francesi del tredicesimo e quattordicesimo secolo, i famosi trovatori, troubadours, «termine verosimilmente derivato dall’arabo tarab, che significa intrattenimento musicale». (...) Se le forze dell’amore spingono musulmani e musulmane dotati di coraggio a spiccare un salto così pericoloso, gli imam, dal canto loro, hanno il compito di aiutarli a risalire la china. Nemmeno un intellettuale brillante come Ibn Hazm avrebbe mai potuto immaginare baratro più pericoloso di internet, terreno di sfida di imam moderni come Yusuf al-Qaradawi, star di Al-Jazeera, leader e ispiratore del sito IslamOnline e avveduto quanto basta per capire che il solo modo di salvare i musulmani è puntare sull’amore universale. L’unica salvezza planetaria immaginabile è la trasformazione di internet in una sorta di Arca del l’Amore, e gli arabi hanno tre elementi per guidare la navigazione. Primo: terrore del consumismo. Secondo: una vasta e sofisticata letteratura medievale sull’amore che continua a affascinare le giovani generazioni. Terzo: il petrolio, con lauti proventi da investire nel progetto. Per avere un’idea del terrore suscitato tra i genitori del mondo arabo dall’onda consumistica che ne lambisce le coste, basta guardare le copertine delle riviste da Baghdad a Casablanca: dal prestigioso periodico egiziano «Rose al-Yusuf», creato nel 1925 dalla femminista Fatema al-Yusuf, al più recente «Teens Today» con sede a Abu Dhabi. Il rischio più terrificante lo corrono le donne più giovani, come ripete costantemente «Teens Today»: «Adolescenti nella trappola di Bluetooth». (...) Un modo di sviluppare la responsabilità personale è trasformare l’amore consumistico, artificiale ed egocentrico, nell’amore altruistico per cui Ibn Hazm si è battuto secoli fa. Alla luce delle ansie che attraversano il mondo musulmano, si può arrivare a capire perché i trattati sull’amore, come Il collare della colomba, riscuotano tanto successo in Rete: quando sei spaventato, hai bisogno di qualcuno che ti paventi una soluzione. Ibn Hazm – arabo spagnolo vissuto in tempi difficili come i nostri, sbattuto in prigione dopo essere stato visir, quando i califfi omayyadi sovrani di Andalusia perdevano potere – giunge alla conclusione che il solo rimedio è l’amore autentico, che ti apre ai rischi dell’incontro con l’altro. La sua conclusione è anche la mia. Il consumismo disorienta i giovani perché manipola le loro emozioni, inducendoli a confondere l’amore con l’acquisto e lo sfoggio di beni di lusso. Per Ibn Hazm, invece, la tenerezza è una forza cosmica che ti trasforma in una straordinaria fonte di premurosa generosità. (...) In una religione che, a differenza del Cristianesimo, non liquida il sesso come peccato, gli imam hanno sempre avuto il compito di aiutare i credenti a controllare le emozioni: cosa che ha spinto molti di loro, tra cui Ibn Hazm, a scrivere trattati sull’amore. Né è sorprendente che l’imam al-Qaradawi chiami in suo aiuto un esercito di esperti di discipline moderne. E non crediate si limiti a psicanalisti, sociologi e medici maschi: nel suo sito web si affida in larga misura anche alle donne. I membri dei suoi team, che si occupano di "Problemi dei Giovani e Soluzioni", non esauriscono la loro funzione mettendo in Rete le risposte. Hanno denaro quanto basta (al-Qaradawi vive nel Golfo!) per pubblicare domande e risposte in manuali agili ed economici, come Internet e l’Amore o Il Matrimonio e l’Amore, accessibili a genitori e figli. Non dimentichiamo che, quando diciamo "musulmani", parliamo di milioni di giovani con il solo desiderio di innamorarsi e di sposarsi; cosa che spiega il gran numero di siti concorrenti di IslamOnline. Ciò mi riporta all’altra ragione alla base del terrore musulmano per il consumismo: come scrive lo psicanalista francese Charles Melman, «l’approccio, spesso e volentieri pseudo-commerciale, alle relazioni amorose» impedisce all’individuo di aprirsi all’altro come elemento di un gruppo, con la consapevolezza che ognuno è parte di un sistema cosmico. Quando i musulmani leggono il libro di Melman, L’Homme sans gravité. Jouir à tout prix (L’uomo senza gravità: godere a ogni costo), scoprono che anche gli occidentali sono allarmati dal consumismo, e – questa è la novità! – gli imam sono avveduti quanto basta per rendersi conto che l’era del culturalismo tribale è tramontata: la sola strategia vincente per il futuro è quella che s’inserisce in un orizzonte universale. Grazie a internet, i musulmani scoprono che milioni di occidentali spaventati dal consumismo, che rifiutano perché contrario alla loro etica, condividono il loro stesso desiderio di amore universale, e lo considerano l’unica, urgente soluzione per la sopravvivenza. Non può esserci scontro di civiltà, se l’amore universale diventa l’obiettivo di una globalizzazione etica. Per chiarire questo punto, lasciatemi concludere con un esempio. Molti occidentali sono d’accordo con i musulmani nel ritenere irrazionale il rigetto della vecchiaia, che spinge molti e potenti manager di multinazionali, che dovrebbero preoccuparsi di problemi seri, a cercare di apparire eternamente giovani tramite costosi trattamenti contro la calvizie. «Dalle stime relative al 1999 emerge che gli uomini hanno speso 900 milioni di dollari in trattamenti medici contro la calvizie», spiega Peter Conrad nel suo allarmante testo The Medicalization of Society (La medicalizzazione della società). Stando alle sue fonti, «un trapianto di capelli può costare da duemila fino a più di diecimila dollari, a seconda della quantità di capelli trapiantati». Di fronte a questo consumismo malato, lo scontro di civiltà del signor Huntington scompare, per lasciare il posto a un pianeta unito nel suo rifiuto e nel desiderio di un amore cosmico, altruistico come quello di Ibn Hazm. Fatema Mernissi