Francesco Sisci, La Stampa 25/9/2008, pagina 14, 25 settembre 2008
Se non fosse una storia autentica, vera in ogni suo dettaglio, in un film o in un romanzo sembrerebbe non credibile, illogica, e produttori ed editori butterebbero il manoscritto nel cestino
Se non fosse una storia autentica, vera in ogni suo dettaglio, in un film o in un romanzo sembrerebbe non credibile, illogica, e produttori ed editori butterebbero il manoscritto nel cestino. Invece è tutto vero: nell’ultimo giro di suspence e sorpresa la Corea del Nord ieri ha cominciato a lavorare alla ricostruzione del suo complesso nucleare di Yongbyon, di cui aveva fatto saltare in pompa magna un pezzo appena qualche mese fa! Secondo i funzionari dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), i nordcoreani hanno rimosso sigilli e telecamere di controllo dall’istallazione per la produzione di bombe atomiche e intendono reintrodurre materiale fissile nell’impianto entro una settimana. Inoltre gli ispettori dell’Aiea non hanno più accesso al complesso di Yongbyon. La disattivazione dell’impianto era cominciata, sotto il controllo dell’Aiea, nel novembre scorso nell’ambito dell’accordo sul disarmo raggiunto nel corso del negoziato a sei (le due Coree, Cina, Giappone, Russia e Usa). Oggi esperti occidentali spiegano che Pyongyang avrà bisogno quanto meno di parecchi mesi, per riattivare l’impianto in larga parte smantellato. Formalmente il pretesto per l’ennesima rottura è il fatto che gli Usa non hanno cancellato, come promesso, la Corea del Nord dalla lista dei Paesi che «appoggiano il terrorismo». Washington sostiene di essere pronta a farlo non appena Pyongyang accetterà un sistema di controlli sullo smantellamento del suo programma nucleare. Il portavoce della Casa Bianca Gordon Johndroe ieri ha esortato il regime di Kim Jong-il a tornare sui propri passi, avvertendo che altrimenti «non fa che isolarsi ulteriormente». Nel frattempo non è chiaro come la Corea del Nord, già allo stremo, deciderà di passare l’inverno che incalza. Infatti, il Paese, che dipende dall’estero fino al 90% della sua energia e al 50% del suo fabbisogno alimentare, potrebbe trovarsi davanti a una serie di porte chiuse con tutti i suoi fornitori, e in primo luogo la Cina. In realtà questa pare l’ultima alzata di ingegno dopo che i colloqui si sono arenati su un problema di verifica della dichiarazione nucleare nordcoreana. Pyongyang ha infatti dichiarato di avere un programma atomico al plutonio, ma Washington sospetta che ce ne sia anche uno all’uranio. La Corea del Nord ha negato, l’America ha chiesto di verificare e il 27 agosto la polemica fino ad allora sotterranea è esplosa con una tempesta di accuse violente: Pyongyang ha denunciato l’accordo sul disarmo urlando che gli Usa avevano un atteggiamento «banditesco». La denuncia sembrava un gesto verso la Russia, che ad agosto pareva in rotta di collisione con l’America per la guerra in Georgia. Appena un paio di giorni dopo però Washington faceva sapere che la Russia non stava dando man forte a Pyongyang e subito dopo, il 9 settembre, spariva «ufficialmente» dalla scena pubblica il leader nord coreano Kim Jong-il, facendo circolare voci insistenti secondo cui era stato colpito da gravi problemi cardiaci. Alcuni dicevano che aveva avuto un ictus prima della dichirazione contro l’America, il 22 agosto. Altri sostenevano che si era sentito male alla fine di agosto, quando la Russia non si era prestata al gioco della denuncia dell’accordo sul disarmo ed era apparso chiaro il suo isolamento politico. Ora il nuovo gesto di sfida sembra pensato in vista delle presidenziali americane. chiaro che gli Usa, o gli altri membri dei colloqui a sei, non agiranno in questi mesi aspettando l’elezione del nuovo presidente. Di certo i margini di manovra di Pyongyang sono molto stretti. possibile che davanti all’ultimo ricatto nordcoreano la Cina per prima decida di tagliare gli aiuti alimentari e di energia. La Cina pare abbia già preparato piani estremi in caso di collasso del Nord Corea, e allora potrebbe essere l’ultimo inverno di Kim. Francesco Sisci