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 2008  settembre 23 Martedì calendario

l’Unità, martedì 23 settembre Barcellona. Idílico, si chiama così il toro che domenica scorsa a Barcellona ha condiviso, da pari a pari, la scena col miglior torero del mondo

l’Unità, martedì 23 settembre Barcellona. Idílico, si chiama così il toro che domenica scorsa a Barcellona ha condiviso, da pari a pari, la scena col miglior torero del mondo. Per una volta, e non capita quasi mai a quanto sostenevano gli appassionati di corrida che hanno riempito fino all’ultimo i 20.000 seggiolini della Monumental, l’animale ha vinto simbolicamente sull’uomo. A Idílico è stata «perdonata la vita», non è morto sotto la stoccata di José Tomás, il matador che ha fatto risuscitare la passione per un rituale che, dalla scomparsa del mitico Manolete, stava rischiando di soccombere, strangolato dai debiti e sostenuto quasi esclusivamente dai contributi statali e dagli ingressi dei turisti. Sono sempre meno in Spagna le persone che seguono con interesse il mondo taurino. Si accaniscono gli animalisti e chiudono, di conseguenza, le corride. Alcune delle plazas che hanno accolto i migliori toreri della storia si stanno trasformando in centri commerciali, mercati all’aria aperta, piscine pubbliche... sotto lo sguardo triste di chi continua ad amare il rituale quasi magico della tarde en la plaza. Anche la Monumental – l’ultima rimasta in funzione a Barcellona, che guarda caso è l’unica città di Spagna ad essersi proclamata ”antitaurina”, nonostante vanti l’eccezionale record di aver avuto ben tre corride attive contemporaneamente negli anni Venti – fino all’anno scorso rischiava la chiusura. Si era già iniziato a parlare di sostituirla con un mercatino delle pulci. E a salvarla è stato proprio José Tomás, il torero più promettente e misterioso della Spagna moderna. Eppure domenica scorsa è stato il pubblico – che nella corrida ha un potere incomparabile a quello che eserce in qualsiasi altro spettacolo, arte o sport, ammesso che la tauromachia possa essere paragonata a queste attività – a chiedere, fazzoletti bianchi in mano, l’’indulto” per il toro più elegante che si sia visto da queste parti negli ultimi decenni. Ora Idílico verrà curato dalle ferite inferte dai banderilleros che accompagnavano Tomás e trascorrerà il resto della vita a procreare cuccioli che forse, un giorno, danzeranno sfiancati fra la muerte e l’indulto. Come di consueto, non mancavano gli animalisti, anche se pochi, domenica pomeriggio. «Né qui, né altrove: giù le mani dai tori», recitavano gli striscioni sostenuti da una cinquantina di persone davanti alla Monumental: per una volta sono stati ascoltati. Ed è evidente che l’improbabile è successo anche perché il set del film a lieto fine era la capitale catalana: «A Madrid o a Siviglia è più difficile che il pubblico chieda, e il presidente della giuria permetta, che si perdoni la vita al toro», sosteneva Josep, un catalano aficionado alla tauromachia fin da bambino e che, giura, mai aveva visto un toro così capace. Idílico ha fatto un lavoro esemplare, ha danzato con una grazia difficile da attibuire a una bestia di più di 600 chili. Anche José Tomás ha fatto un lavoro ”apoteosico”, una faena storica, come titolavano le critiche taurine dei principali giornali spagnoli. Per questo non è dovuto andare prigione. Pochi sanno infatti che il torero che non ammazza il toro, in Spagna, viene meno ad un contratto firmato con il Ministero degli Interni: se non porta a termine la missione affidatagli, passa nelle mani della polizia, anche se solo per poche ore. Ma tutto questo domenica non è successo. Il toro ha uguagliato la ”bravura” (che nel gergo taurino si associa al coraggio) del torero più amato di Spagna ed entrambi sono stati portati in trionfo da un pubblico estasiato e commosso. «Una tarde storica», ripetevano alcuni italiani che domenica non si sono voluti perdere quella che si pensa possa essere una dell’ultima faena di José Tomás. Claudia Cucchiarato