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 2008  settembre 23 Martedì calendario

La Stampa, martedì 23 settembre La presenza dell’islamologo serve a tutelare un affare da 2,4 miliardi di euro l’anno

La Stampa, martedì 23 settembre La presenza dell’islamologo serve a tutelare un affare da 2,4 miliardi di euro l’anno. Il suo compito è certificare che la produzione di dolci sia «halal» (lecita) e non «haram» (proibita), ovvero conforme ai dettami del Corano. La Nestlé, numero uno mondiale del settore alimentare (64,9 miliardi di euro di ricavi), ne impiega almeno uno in 75 dei suoi 480 stabilimenti in giro per il globo, ma la punta di diamante per il fatturato nella terra della Mezzaluna è un paese da meno di cinquemila anime nel cantone Soletta, Wangen bei Olten. Qui la specialità storica è la pasta sfoglia, nella valle se sfornano 41 mila tonnellate l’anno, una quantità enorme nel nome del mercato, delle gioie del palato e da, qualche anno, anche in quello di Allah. Il ragionamento alla base della scelta coranica per l’offensiva delle merendine è semplice. La Nestlé cita uno studio del governo canadese per ricordare e ricordarsi che nel 2025 un terzo della popolazione planetaria sarà fedele al Profeta. Per chi punta a mantenere un primato senza confini si tratta di un pubblico che non si può ignorare. Anzi. un mercato che mangia per 500 miliardi di dollari in cui il benessere sta crescendo di pari passo con la forza delle convinzioni religiose. I risultati si vedono. Per il colosso svizzero oggi l’halal corrisponde a un fatturato ben più grande dei commerci biologici, moda consolidata nell’emisfero occidentale. Dove, fra l’altro, la passione per i cibi ammessi da Maometto è diffusa anche fra i non credenti. La definizione più stretta di un alimento lecito è che non deve contenere alcuna sostanza proibita e deve essere fatto con carni provenienti da animali macellati secondo la Sunna, il codice di comportamento stabilito dagli atti e i detti di Maometto. L’alcol, ad esempio, è «haram» a ogni effetto. Le sfoglie che escono da Wangen bei Olten lo utilizzano come conservante solo se sono dirette al consumo occidentale (etichetta in francese) mentre quelle destinate al mondo islamico (etichetta in arabo) sono trattate con sorbato di potassio, un sale che ha proprietà antimicotiche e disinfettanti. Il sapore è lo stesso, assicurano alla Nestlé, anche se i più esperti trovano che l’odore abbia una piccola variazione «al formaggio». I prodotti proibiti si nascondono nei preparati più comuni, i dolci, i dadi da brodo, le minestre preconfenzionate, i misti di spezie, ma anche la colla utilizzata per sigillare le confezioni può contenere grassi animali banditi. Magari persino di origine suina. Eliminarli è una mossa che ha dimostrato di funzionare. Lo scorso anno, quando a Londra ha aperto i battenti il primo McDonald’s halal, la domanda di Big Mac si è gonfiata a dismisura. La Nestlé ci aveva già pensato. Lo stabilimento malese costituisce dal 1992 l’avanguardia sul terreno del «lecito». Da due anni, inoltre, il gruppo ha eliminato la carne di maiale, il sangue e l’alcol nel ciclo di sette fabbriche europee , compresa una di salsicce in Francia, uno stabilimento di Nescafè in Germania e uno di latte in polvere spagnolo. Wangen bei Olten, la capitale della sfoglia, si è adeguata di buon grado, sebbene il paesino abbia recentemente vissuto giornate turbolente perché una parte della popolazione si è battuta invano contro la costruzione di un minareto per la moschea locale. Il manager dell’impianto, Walter Leisi, erede di una famiglia che ha le mani in pasta da decenni, ha fatto buon viso a cattivo gioco. Il suoi «Leisi Quick» sono stati la ragione per cui Nestlé ha comprato l’azienda di famiglia, una invitante sfoglia pronta per la cottura venduta in speciali contenitori refrigerati. un genere che tira, ma da quando l’istituto islamico della Moschea di Parigi gli ha affidato l’etichetta «Pasta per torte senza alcol, Halal» le cose sono andate ancora meglio. Il solo problema, fanno notare gli svizzeri, è che le vendite crollano durante il mese di Ramadan. Il resto dell’anno, però, il business va a gonfie vele. Per l’ingegno dell’uomo e, come qualcuno crede, per volontà di Dio. Marco Zatterin