Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2008  settembre 23 Martedì calendario

I misteri dell´universo sono infiniti. Non vorrei parlare dei grandi misteri: Dio, il big bang, il Male, il tempo, l´evoluzione; in primo luogo perché non è argomento da giornali, e poi non ne so nulla

I misteri dell´universo sono infiniti. Non vorrei parlare dei grandi misteri: Dio, il big bang, il Male, il tempo, l´evoluzione; in primo luogo perché non è argomento da giornali, e poi non ne so nulla. Ma di un piccolo mistero, che gli uomini di sesso maschile contemplano ogni giorno, e contro il quale talvolta si scontrano: le donne. Mi ha sempre colpito la differenza dei rapporti femminili con il tempo e lo spazio. Di solito, la donna ha una relazione buonissima con il tempo, sia pure non cronologico: distingue gli anni, i mesi, i giorni, i minuti: coglie l´atmosfera, il colore e il profumo di ogni istante di vita: ricorda i vestiti, i golf, le scarpe, i costumi da bagno, i cappelli portati durante la propria esistenza: vibra e cambia col passare dei minuti; e difficilmente sa dimenticare il passato. I maschi non posseggono questa sensibilità molecolare per il tempo, e si muovono con meraviglia e goffaggine in questa dimensione che non capiscono, o che capiscono soltanto leggendo Anna Karenina e La signora Dalloway. In compenso, la donna non ha sovente nessun senso dello spazio. Non sa leggere una carta geografica, né una carta stradale, o un orario ferroviario. Se camminate per Roma o Milano, state attenti a non chiedere informazioni ad una di loro: vi manderà certamente in un luogo sbagliato. Per tre anni ho preso di continuo il treno da Monaco di Baviera a Roma: mia moglie è convinta ancora oggi che passi per Milano e non per Verona. Forse una donna, che capisce mirabilmente la molteplicità del tempo, non comprende la molteplicità dei luoghi. Conosce il luogo dove passeggia in questo momento: per lei, il resto del mondo non esiste, o è nascosto da una nuvola grigia. Ma quando arriva in un luogo, lo possiede con la mente: la sua attenzione è spasmodica. Osserva ogni particolare: conosce ogni pietra di via Montenapoleone o di corso Venezia o di via Condotti o di qualsiasi altra strada e piazza le interessi. Per secoli le donne sono state tenute lontane dai libri, come dalle navate centrali delle chiese cristiane; e qualcuno potrebbe credere che esecrino la letteratura. Invece nutrono per i libri un desiderio e una nostalgia appassionati. Cacciate o chiuse o auto-rinchiuse nei conventi, hanno creato una meravigliosa letteratura mistica, sprofondandosi nell´abisso di Dio, o trasformando Cristo in un corpo vivente accanto al loro, o nel loro stesso corpo. Se volete cogliere la differenza tra la sensibilità di una donna e la superficialità di un maschio, leggete le lettere tra Eloisa ed Abelardo, dove la debolezza del filosofo si annulla davanti all´ardore e alla verità della monaca. Quando sono stati aperti i salotti, con quale finezza le padrone di casa studiarono i sentimenti, le sfumature e le contraddizioni che occupavano il cuore dei loro invitati. Mentre incideva aforismi col bisturi, La Rochefoucauld aveva sempre una donna accanto a sé. Nel diciannovesimo e ventesimo secolo, la lirica, il romanzo e il racconto sono state il terreno naturale dove le donne, da Jane Austen a Flannery O´Connor, sono cresciute. Quanto alla filosofia, le donne evitano, di solito, la forza e lo schematismo del "sistema". Ma, in Virginia Woolf e Simone Weil, la mens non è meno intensa di quella dei filosofi di professione. Entrambe posseggono un dono rarissimo: il coraggio dell´estremo. Nei monasteri e negli studi, le donne non hanno mai rivelato un istinto pittorico così straordinario. Quando parlano o scrivono, posseggono una sensibilità sottilissima per i colori, le forme e i profumi, che di rado concentrano in un quadro. Le loro mani orchestrano bellissimi mazzi di fiori, ma rifiutano di usare il pennello e di fondere i colori sulla tavolozza. Vermeer non è una donna. Chardin non è una donna. I maestri dell´impressionismo sono maschi dalla foltissima barba. Eppure essi incarnano quanto di più femminile esiste al mondo: le stanze chiuse, le cose impregnate di luce, il riflesso degli argenti e delle vesti, una bambina col volano, i gatti, la fioritura delle ninfee sotto i cieli rosa che si riflettono nell´acqua rosa. Non ne capisco la ragione. Forse le donne amano il colore delle cose, e non quello dipinto: forse dipingere è, per loro, un´offesa all´immensa fantasia della natura.