Corriere della Sera 23/9/2008, 23 settembre 2008
La celebrazione di Porta Pia Sul Corriere della Sera del 21 e 22 settembre, a firma rispettivamente di Clarida Salvatori e Paolo Franchi, è stato dato molto risalto a quanto avvenuto nella celebrazione della conquista di Roma del 20 settembre 1870
La celebrazione di Porta Pia Sul Corriere della Sera del 21 e 22 settembre, a firma rispettivamente di Clarida Salvatori e Paolo Franchi, è stato dato molto risalto a quanto avvenuto nella celebrazione della conquista di Roma del 20 settembre 1870. I titoli degli articoli ai quali mi riferisco sono, rispettivamente: «Porta Pia, ricordati solo i caduti del Papa» e «Porta Pia e il senso del ridicolo». Occorre, anche per la correttezza d’informazione che si deve ai lettori, chiarire alcuni aspetti. Falso è il fatto che i Bersaglieri non siano stati ricordati: lo ha fatto egregiamente in apertura della manifestazione, il presidente regionale della loro associazione, il generale Giancarlo Renzi che ha esaltato il valore e la gloria del Corpo e ha ricordato, sotto il profilo storico e politico, l’importanza della conquista di Roma e del compimento del «Sogno di Roma», come recitava la locandina predisposta per l’evento. I Bersaglieri, inoltre, sono stati ampiamente ricordati e celebrati nel suo intervento dal vicesindaco Cutrufo, rappresentante del sindaco Alemanno e della municipalità della Capitale, prima di affrontare il tema di «Roma Capitale», ricollegando, quindi, il fatto storico all’attualità. Circa il mio intervento, che ha fatto strappare le vesti a tanta gente sprovvista di quel «senso del ridicolo» invocato da Franchi, era solo in appendice a quello di Renzi. Io, infatti, ero presente non come rappresentate del Comune, ruolo questo che come detto era del senatore Cutrufo, ma su invito dell’associazione Bersaglieri in quanto generale dei Granatieri (La Marmora che ideò e organizzò i fanti piumati era un capitano del Reggimento Granatieri). La lettura dei nomi dei «famigerati» soldati pontifici caduti (16 e non 19 come risulta dagli articoli) è stata da me fatta d’intesa e su sollecitazione dell’associazione Bersaglieri. C’è da tener presente, a tale proposito, che per i militari che possiedano il senso dell’onore, esistono e sono degni di rispetto anche i vinti ai quali viene riconosciuto l’onore delle armi pure se sono stati avversari, nemici. I veri militari non odiano il nemico che rimane tale fino alla fine delle ostilità, per poi diventare un «commilitone» sconfitto. Il perpetuarsi dell’odio, forse, fa comodo solo a chi, sulle disgrazie di una nazione, sui lutti e le sofferenze di tanta povera gente, ha fondato e mantiene in vita le proprie fortune politiche. A destra e a sinistra. In conclusione sento il dovere di precisare al professor Giovanni Sabbatucci che da molti anni i fatti della Prima Guerra mondiale vengono spesso celebrati (grazie a Dio!), in maniera congiunta con gli antichi avversari. Cito per tutte la celebrazione che ogni anno viene fatta il 15 giugno sul Col Moschin per ricordare la Battaglia del Solstizio dove gli eredi degli Arditi, i paracadutisti del 9˚ reggimento d’assalto, ricordano i loro caduti a fianco delle rappresentanze militari austriache. Ricordo, inoltre, che ogni anno (quest’anno è prevista la presenza del Presidente della Repubblica), i reduci italiani, tedeschi, britannici, francesi e greci, si ritrovano nel mese di ottobre ad El Alamein per ricordare, insieme, i propri caduti. Antonino Torre Generale dei Granatieri