Alessandro Barbera, La Stampa 23/9/2008, 23 settembre 2008
CORRIERE DELLA SERA 23/9/2008
( MdF) Lufthansa? I contatti ci sono, quasi quotidiani. Ma la compagnia tedesca non sembra intenzionata a muoversi su Alitalia. Almeno fino a quando non riparte il piano di Cai o si portano i libri in tribunale. Per Lufthansa è importante la discontinuità: per l’annullamento dei contratti e delle alleanze precedenti, per le garanzie sui debiti e con i sindacati. Ma in presenza di altre trattative, rimane alla finestra. D’altra parte, Lufthansa ha appena acquisito Sabena, e sta trattando l’acquisizione di Sas e Austrian Airlines. E ci tiene a far sapere che è un investitore industriale, non finanziario: per considerare un’entrata in Alitalia deve intravedere un ritorno. Perché il mercato italiano è molto interessante; ma Francoforte ha già Air Dolomiti, e un’ottima rete di collegamenti, potenziata dall’accordo con Malpensa.
Wolfgang Mayrhuber, il chief executive officer alla guida della compagnia Lufthansa
LA STAMPA 23/9/2008
Per spiegare il senso del suo ultimatum ai dubbiosi, ieri il presidente dell’Enac Vito Riggio sussurrava un aneddoto: dopo il pignoramento disposto in Israele, le minacce di British Petroleum e l’imbarazzo dell’Eni per il carburante non ancora pagato, sul tavolo del commissario Augusto Fantozzi ora ci sarebbe l’ultimatum dell’aeroporto di Bucarest. O la compagnia riprende a pagare regolarmente i diritti di atterraggio - è stato l’avvertimento del gestore rumeno - oppure gli aerei Alitalia dovranno volare altrove.
Per capire quale sia l’esatta situazione della ex compagnia di bandiera occorre leggere il bando di vendita che oggi il commissario farà pubblicare su alcuni quotidiani: «La procedura contempla la possibilità di cedere a trattativa privata tutti o parte dei complessi aziendali, con individuazione dei lavoratori che passino alle dipendenze del cessionario». Formalmente Cai non c’è più, Lufthansa ed Air France-Klm non ci sono mai state, e così Fantozzi percorre l’unica via d’uscita che gli è rimasta: la messa in vendita della compagnia, se necessario, a pezzi. Di fatto, con la sua messa all’asta, ne ha iniziato la liquidazione.
A Palazzo Chigi, dove attendono un segnale di ravvedimento da Cgil e piloti, Gianni Letta lavora alacremente per evitare la fine ingloriosa della livrea Alitalia, ma soluzioni all’orizzonte ancora non se ne vedono. Cai deve fare i conti con quello che il forzista Mario Valducci definisce «il disamoramento di alcuni suoi soci», Air France e Lufthansa vorrebbero andare in suo soccorso, ma pongono due condizioni: la pace sindacale e l’accordo del governo. Per ora il Cavaliere tenta di convincere Cai a ricompattarsi attorno alla sua offerta. L’unico scenario che il premier vuole evitare è il fallimento tout court: se ciò avvenisse, le regole europee dicono infatti che tutte le rotte liberalizzate della compagnia finirebbero gratis nelle mani degli alleati di Alitalia in Sky Team, ovvero Air France e Klm.
Da qui la decisione di procedere con quello che nessuno vuol definire come tale, ma che di fatto è il Piano B: se entro qualche giorno non si materializza una soluzione, Alitalia potrà essere divisa in più parti, quello che Marco Veneziani della Uil definisce polemicamente «un pessimo spezzatino, senza funghi né aromi».
I maligni dicono che è lo scenario al quale puntava una parte di Cai. In realtà si tratta di una soluzione che può far gola a molti: Fantozzi potrà infatti escludere «in tutto o in parte la responsabilità dell’acquirente per i debiti relativi all’esercizio delle aziende cedute». Inoltre in questo modo potrà cedere parti della compagnia, quelle che non interessano a Cai, e così tenere in vita il resto dell’azienda. Ad esempio la svizzera Ama, esperta in intermediazione di aerei, ieri ha formalizzato l’offerta per trenta fra Md82 e Atr 42, velivoli esclusi dal piano Fenice di Intesa Sanpaolo.
Di certo, il potere di interdizione dei sindacati è già indebolito: né la Cgil né i piloti potranno più invocare decisioni diverse da quelle che il commissario assumerà. E Cai, se tornasse in gioco, potrà trattare direttamente con Fantozzi gli asset di Alitalia che più la interessano. Non a caso, uno degli scenari possibili che nella cordata alcuni ipotizzano non è più la fusione con Alitalia, ma il rilancio di Air One e l’acquisto di aerei di Alitalia, marchio compreso. Stesso risultato, costi abbattuti più gli ammortizzatori sociali che il fallimento non garantirebbe.