Domenico Siniscalco, La Stampa 20/9/2008, 20 settembre 2008
Tutto in una notte. Di fronte al rischio tangibile di un effetto-domino sul mercato finanziario, gli Stati Uniti hanno messo in campo «la madre di tutte le difese», in uno sforzo coordinato mai visto in precedenza
Tutto in una notte. Di fronte al rischio tangibile di un effetto-domino sul mercato finanziario, gli Stati Uniti hanno messo in campo «la madre di tutte le difese», in uno sforzo coordinato mai visto in precedenza. La situazione è molto delicata ed anche per questo non si potevano attendere le elezioni presidenziali. Gli effetti sembrano positivi, ma andranno valutati nel tempo. L’intervento complessivo è giocato su misure di breve e medio periodo. Un primo gruppo di misure colpisce in modo deciso quegli investitori che speculavano al ribasso sulla stessa tenuta di importanti pezzi del sistema. La Sec americana, d’intesa con il governo e con il Parlamento e seguendo un’analoga misura varata mercoledì sera dalle autorità britanniche, ha vietato temporaneamente, almeno fino al 2 ottobre, di vendere allo scoperto (short sell) le azioni di 799 banche e società finanziarie e ha facilitato il riacquisto di azioni proprie. Il procuratore generale di New York, Andrew Cuomo, parallelamente ha annunciato un’inchiesta penale sui possibili illeciti legati a queste pratiche speculative. La necessità di ricoprire le operazioni in essere, ha fatto decollare i titoli bancari e finanziari in tutto il mondo, con un’apertura che non si vedeva dal 1970. Un secondo gruppo di misure, insieme con le iniezioni di liquidità di tutte le banche centrali riprese nei giorni scorsi, ha iniziato a calmare il mercato monetario e del credito. Einfine, il Tesoro, la Federal Reserve e importanti parlamentari, come il senatore Schumer e Nancy Pelosi, hanno annunciato la prossima costituzione di un enorme fondo per acquistare attività finanziarie «tossiche» o illiquide da società finanziarie e banche (solventi), in modo da sgravarle di questo fardello e consentire loro di ripartire. Questo fondo, i cui dettagli saranno messi a punto nel prossimo fine settimana, sarà presumibilmente disegnato sul modello della Resolution Trust Company (Rtc) del 1980 e di un’analoga istituzione (Rfc) del 1932. Il fondo, finanziato con titoli del Tesoro Usa, fornirà liquidità alle istituzioni finanziarie venditrici e consentirà una vendita più ordinata delle attività finanziarie acquistate. Soltanto mercoledì era stato proposto con un articolo sul Wall Street Journal da Nicholas Brady (ex segretario al Tesoro), Paul Volker (ex presidente della Fed, regista del grande rientro dall’inflazione degli Anni Novanta) e Eugene Ludwig. Ancor più interessante, la soluzione del maxi-fondo era stata proposta dall’attuale presidente della Fed, Ben Bernanke, quando era ancora un accademico, per far fronte alla crisi finanziaria giapponese dove le banche avevano problemi di bilancio. Anche sulla base di quella proposta, il governo cinese, che aveva problemi analoghi, aveva «ripulito» le proprie banche con un fondo chiamato Cinda. Che dire di questa impressionante batteria di misure? Sicuramente si tratta di uno sforzo senza precedenti di fronte a una crisi finanziaria senza precedenti. E sicuramente esso segna il passaggio da un approccio caso per caso a un approccio sistemico, come da molti invocato. Il blocco delle vendite allo scoperto, realizzato, secondo il comunicato della Sec, «per proteggere l’integrità e la qualità del mercato dei titoli, e per ristabilire la fiducia degli investitori», va valutato nel brevissimo termine come strumento per colpire la speculazione. La vera sfida, tuttavia, si gioca sul funzionamento del grande fondo, per cui si parla informalmente di un’entità compresa tra i 500 e gli 800 miliardi di dollari. Gli aspetti più delicati del fondo saranno il valore a cui gli attivi verranno rilevati, la capacità di differenziare tra questi attivi (mutui, non-mutui), le modalità di vendita degli attivi quando ciò sarà possibile, nonché il finanziamento del fondo stesso, le cui dimensioni potranno avere impatto sulle altre emissioni di debito nel mondo. Sullo sfondo, l’impatto sui contribuenti in nome della stabilità, che è un bene pubblico, nonché la sua efficacia. La riuscita del fondo, che costituisce un’espansione notevolissima della sfera pubblica, è davvero la sfida dei prossimi anni. Traccia una nuova via dell’azione del settore pubblico, non basata sulla regolamentazione, peraltro rivelatasi imperfetta, ma sull’intervento diretto. Eravamo abituati al trionfo del mercato, ci troviamo il governo alle porte. E questa trasformazione segnerà un’altra volta una sfida tra modelli intellettuali e politici diversi, per quanto riguarda il confine tra Stato e mercato. Anche se questi temi possono sembrare distanti e tecnicistici, e anche se ricadono nella giurisdizione nazionale americana, essi stanno alla radice del benessere in molti altri Paesi. Negli Stati Uniti gli impatti riguardano la casa, il mercato finanziario e la tutela del risparmio. Ma quanto accadrà in quel Paese sarà cruciale in tutto il resto del mondo per i suoi impatti sui tassi di interesse, sull’inflazione, sull’economia reale. Stampa Articolo