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 2008  settembre 18 Giovedì calendario

Una testa da «googler». Nòva 18 settembre 2008 Non sono ancora passati dieci anni da quando due studenti universitari di Stanford, il russo Sergey Brin e l’americano del midwest Larry Page decisero di smettere di studiare e di mettersi invece a cambiare il mondo organizzando il Web con un potente motore di ricerca utilizzabile liberamente da tutti

Una testa da «googler». Nòva 18 settembre 2008 Non sono ancora passati dieci anni da quando due studenti universitari di Stanford, il russo Sergey Brin e l’americano del midwest Larry Page decisero di smettere di studiare e di mettersi invece a cambiare il mondo organizzando il Web con un potente motore di ricerca utilizzabile liberamente da tutti. Da allora Google ha raggiunto un valore che supera quello dell’ industria automobilistica Usa. L’approccio di Brin e Page è stato originale e vincente anche nell’affrontare le questioni finanziarie e gli ha permesso in pochi anni di mettere in discussione lo strapotere di Microsoft e di scuotere Wall Street, senza mai perdere di vista la visione fortemente positiva della loro missione, sintetizzata nel famoso slogan «Don’t be evil». Uno degli aspetti interessanti della storia di Google è la grande attenzione di Brin e Page nella selezione degli impiegati della compagnia. La cosa colpisce perché ancora oggi nonostante il numero dei dipendenti abbia superato alcune migliaia, il processo di selezione prevede un fondamentale colloquio con i fondatori di Google. Questo aspetto è perfettamente in linea con una strategia basata sulla qualità del prodotto e la conseguente capacità di operare con successo in un mercato enormemente competitivo. Google è un’impresa che ha fatto la sua fortuna con una serie di algoritmi matematici, di tecniche informatiche e di strategie industriali innovative ed efficaci, mantenute segrete in modo da non perdere margine competitivo. In questo si è mostrata profondamente diversa da Microsoft, che fin dai primi passi si è mossa nel mercato dei sistemi operativi dei personal computer, con strategie marcatamente monopoliste. La strategia di Google è stata sempre quella di fornire un prodotto di qualità, strategia quasi obbligata per poter competere con la grande quantità di motori di ricerca che nella seconda metà degli anni Novanta si sono contesi il web. Questa pagina della storia di Google è caratterizzata da alcuni aspetti davvero interessanti, che sono sintetizzati nel Glat, il Google Lab Aptitude Test, un test attitudinale per la preselezione di personale adatto lavorare al Googleplex, la sede di Google nella Silicon Valley. Il Glat era composto di 29 domande, scritte su tre fogli di colore verdino (www.thegooglestory.com/glat.html). Ma se provate a rispondere a queste domande, vi troverete con grande probabilità in seria difficoltà. Il fatto è che è un test preparato da qualcuno molto competente nel campo della matematica e dell’ informatica oltre che dotato di senso dell’ umorismo. La strategia di reclutamento alla base del Glat è iniziata nel 2004 con un grande cartellone pubblicitario lungo l’autostrada 101 nella Silicon Valley. Il cartellone non poteva sfuggire all’occhio di uno studente di matematica o di informatica, in quanto diceva semplicemente: «il primo numero formato da dieci cifre consecutive del numero e.com». La presenza del cartellone fu notata dai media e ben presto fu riportata su internet, in particolare nel sito www.mathpuzzle.com uno dei siti matematici di riferimento negli Usa. Pochi minuti dopo la sua pubblicazione, Stephen Wolfram, l’autore del famoso programma Mathematica, scrisse la risposta, nella forma di una singola riga nel linguaggio di Mathematica: «SelectFromDigits/@PartitionFirstRealDigitsE,10,1000,10,1,PrimeQ,1» che dà come risposta 7427466391. Digitando: «http://7427466391.com» si arrivava a un sito dove, dopo i complimenti di rito, venivano proposti una serie di altri test matematici avanzati. Che il test del cartellone e quelli sul sito potessero essere risolti in pochi istanti sfruttando un potente programma di manipolazione simbolica come Mathematica non era casuale. Sergey Brin era stato un dipendente di Wolfram Research. Chi invece prova a rispondere a queste domande usando carta e penna parte enormemente sfavorito. Tutto sommato si tratta di un test di intelligenza nell’era di internet. Il primo test chiede di risolvere l’equazione WWWDOT – GOOGLE = DOTCOM sostituendo opportune cifre alle lettere. Non è una domanda banale: procedendo in modo sistematico, con una decina di righe di Mathematica, un computer di media potenza impiega alcuni minuti (vedi l’articolo a destra). Codici più complessi riescono a trovare le due uniche soluzioni in pochi secondi. Per altri test è molto utile l’accesso a siti web come mathpuzzle.com o come research.att.com/~njas/sequences, l’enciclopedia online delle sequenze di numeri interi. Ad esempio il test numero 3 , chiede il numero successivo della serie: 1, 11, 21,1211, 111221. Si tratta di una sequenza nota in matematica come "guarda e parla", in cui il numero seguente descrive il numero precedente: un 1 (11), due 1 (21), un 2 un uno (1211) e cosi’ via, per cui la risposta al test diventa ovvia. Ma per qualcuno che non ha mai incontrato questa sequenza sarà davvero difficile trovare la risposta: si tratta di un classico test "estraniante", dove la risposta sta in un ambito, quello linguistico, diverso da quello, matematico, della domanda. Il test numero 8 richiede l’uso di Mathematica per sfruttare il teorema di Polya e determinare in quanti diversi modi si possa colorare un icosaedro regolare, un solido geometrico a venti facce, usando solo tre colori (la soluzione a fianco). Ci sono svariate domande a risposta libera (9: «Questo spazio è intenzionalmente lasciato bianco. Si prega di riempirlo con qualcosa che che migliori la sua vuotezza») oppure la 12, che chiede quale sia l’equazione matematica più bella mai scritta, che è comunque un modo per verificare le conoscenze matematiche del candidato (alcune possibilità includono la formula di Eulero, l’ipotesi di Riemann, l’integrale della Gaussiana, la formula di Ramanujan sui numeri primi, la formula recursiva di Mandelbrot). Alcune domande sono talmente difficili che sono derivate direttamente da articoli pubblicati su riviste scientifiche. Quella che forse assomiglia più ad un test attitudinale standard è la 21, l’ultima : «Usando al massimo 29 parole, descrivere che cosa vorreste realizzare se lavoraste ai Google Labs». Se guardiamo al Glat come ad un test attitudinale per i colletti bianchi dell’industria del XXI secolo, il "googler " deve avere forti attitudini logico-matematiche ma, allo stesso tempo, conoscere gli strumenti potenti e generali come la programmazione con Mathematica. Un po’ come conoscere le lingue straniere. una rivincita per la formazione scientifica di base, ma in un contesto genuinamente moderno in cui la capacità di problem solving tipica dell’ intelligenza umana viene amplificata sfruttando la potenza del computer. ROBERTO BATTISTON