Anna Zafesova, La Stampa 18/9/2008, pagina 17, 18 settembre 2008
La Stampa, giovedì 18 settembre Amava i gioielli scintillanti, le automobili veloci, le feste fino alle ore piccole, il circo e gli uomini
La Stampa, giovedì 18 settembre Amava i gioielli scintillanti, le automobili veloci, le feste fino alle ore piccole, il circo e gli uomini. Amava anche suo padre, dal quale aveva ereditato le sopracciglia folte, la mascella quadrata e la passione per la vita. Anche suo padre la amava, ma pur essendo uno degli uomini più potenti del mondo viveva nel terrore dei suoi capricci: faceva marciare in file ordinate 250 milioni di sovietici, ma confessava ai suoi intimi che era costretto «a guardare con un occhio solo il Paese e con l’altro la figlia». Suo padre è morto nel 1982, ed è stato sepolto con tutti gli onori di Stato sovietici nel pantheon sulla piazza Rossa. Lei si è spenta nel 1998, devastata dall’alcol, rinchiusa in un ospedale psichiatrico dalla propria figlia, dimenticata e disprezzata da tutti. Ma ora la vita turbolenta, dissoluta e disperata di Galina Brezhneva diventa una fiction destinata a battere i record di ascolti. In vita era stata uno scandalo permanente, una mina vagante per suo padre e una dimostrazione vivente dei privilegi e dell’impunità della nomenclatura comunista per tutti gli altri. Il film «Galina», che verrà trasmesso in otto puntate sulla tv di stato russa a partire da lunedì, evita però toni di denuncia, concentrandosi piuttosto sulla storia personale. A Galina, nata nel 1929, la politica non aveva mai interessato, la sua passione fin da piccola era il circo, e a 21 anni sposa l’acrobata Evghenij Milaev, che aveva il doppio dei suoi anni e grazie a lei diventa direttore del circo di Mosca. La carriera del padre ovviamente le impedisce di lavorare nel circo, ma una leggenda ripresa nel film racconta che la figlia di Brezhnev pur di stare dietro le quinte aiutava i colleghi del marito come truccatrice, e qualche volta andò anche in tournée all’estero sotto mentite spoglie. Il matrimonio naufraga sotto il peso dei reciproci adulteri e Galina scappa con un altro uomo di circo, Igor Kio, figlio del famoso prestigiatore. Lei ha 33 anni, lui 18, e il padre appena diventato membro del Politburò perde la pazienza: fa inseguire la coppia dalla polizia che strappa dai loro documenti la pagina con il timbro del matrimonio apposto nove giorni prima. Il marito numero tre - dopo una serie di amanti pescati negli ambienti bohémienne di Mosca, dove si mischiavano i ballerini del Bolshoj, i boss del mercato nero e i figli di papà comunisti - è incredibilmente un poliziotto, Yuri Churbanov. Ha 10 anni in meno della ormai 42enne Galina, e da tenente colonnello diventa viceministro degli Interni grazie allo suocero. Affidata al marito poliziotto, Galina però non mette la testa a posto, e si innamora di Boris Buriatsya, un 29enne zingaro che si spaccia per attore, ma è più famoso come trafficante di gioielli. E’ lui a procurare a Galina una splendida collana di diamanti che brillava sul collo di una famosa domatrice di animali (di nuovo il circo), che ne denuncia il furto. Boris viene fatto sparire, ma il dubbio che il furto sia stato commissionato da Galina, incapace di tollerare che quelle gemme brillassero al collo di un’altra donna, rimane. E’ il 1982, con la scomparsa del padre vengono meno anche le protezioni, ed è il turno di Churbanov di finire in galera, per supermazzette prese dalla mafia uzbeka. Un film che fatto dieci anni fa sarebbe stato una denuncia del comunismo. Ma oggi, quando la Russia è in preda alla nostalgia per l’Urss e la tv ha già prodotto film quasi commossi che avevano come protagonista Leonid Brezhnev, la figura di sua figlia viene tracciata con simpatia. «Bisogna provare a capirla - ha detto Alexei Pimanov, produttore dello sceneggiato - abbiamo imparato ad amarla nonostante fosse un personaggio molto contraddittorio». La bravissima Liudmila Nilskaya nella sua interpretazione impersona sia la Galina piena di vita e conscia del suo potere, che la donna vecchia, sfatta, dal linguaggio volgare, attaccata a una bottiglia di brandy, che però riesce a 64 anni a sposarsi per la quarta volta con un 29enne «imprenditore», prima di finire internata per alcolismo dall’unica figlia. Il film offre un’interpretazione «psicologica» del libertinaggio di Galina, concentrandosi sullo choc che lei ebbe, da bambina, quando il padre tornò dal fronte con una «moglie da campo» e minacciò di lasciare moglie e figli: «Tutta la vita di quella donna è stata una vendetta per quel momento», si commuove Pimanov. Anna Zafesova