Maurizio Molinari, La Stampa 18/9/2008, pagina 4., 18 settembre 2008
La Stampa, giovedì 18 settembre Si è fatto le ossa in American Airlines, ha consentito a Continental di ristrutturarsi e sta aiutando UsAirways a rimettere a posto i bilanci
La Stampa, giovedì 18 settembre Si è fatto le ossa in American Airlines, ha consentito a Continental di ristrutturarsi e sta aiutando UsAirways a rimettere a posto i bilanci. Mike Boyd, presidente del Boyd Group, è stato definito uno dei manager "grazie a cui l’America vola" e affronta il caso Alitalia alla sua maniera: parole taglienti per spingere a prendere in fretta decisioni inevitabili. L’Alitalia ha troppi dipendenti, una flotta invecchiata e un passivo quotidiano di 1,2 milioni di euro. Che cosa fare? "Lasciatela morire, non è difficile: basta lasciar passare 48 ore senza prenotazioni e sarà finita. Capitolo chiuso". Perché non salvarla? "Non c’è nulla da salvare. Non è un’entità economica produttiva. Non fa profitti e le regole che vi vigono sono superate. E’ una reliquia del passato, soprattutto a causa dei rapporti fra azienda e sindacati. Forse potevano funzionare una decina di anni fa, oggi non hanno più alcun senso". Come sostituire l’Alitalia? "Cercando soluzioni esterne all’Alitalia. Si tratta di una compagnia non ristrutturabile perché non crea posti di lavoro. Bisogna seguire strade diverse, come ad esempio una sussidiaria italiana di British Airways o Swissair". Insomma, una compagnia di dimensioni più ridotte... "Con meno piloti, meno dipendenti, meno aerei e più profitti. Capace di crescere e creare in breve tempo posti di lavoro per una nuova generazione di dipendenti da assumere con contratti diversi". C’è un modello di compagnia aerea alla quale la nuova Alitalia potrebbe richiamarsi? "Virgin Atlantic. Quindici anni fa non esisteva, oggi è fra le più apprezzate tanto in Europa che in Nord America. Ha iniziato da zero, con pochi aerei e scarso personale. Ora è un successo economico che fa invidia a molti. Ha clienti fidelizzati. In più la nuova compagnia italiana avrebbe la forza di un marchio tricolore che è quasi senza pari al mondo". Basta nascere piccoli e sani per riuscire a fare profitti? "No. Serve anche un piano di sviluppo. In Europa deve essere di qualità perché i passeggeri sono molto più esigenti di quelli americani. Sedili di vecchia generazione e poco cibo porterebbero al fallimento. Virgin Atlantic ha puntato su marchio e qualità come dovrebbe fare chi verrà dopo Alitalia. E lo stesso vale per le rotte: dovranno puntare a una forte presenza regionale aggiungendo rotte qualificate verso l’Asia e il Nord America. L’Europa sta crescendo come zona di transito fra questi due continenti, è un’opportunità che una giovane compagnia dovrebbe cogliere senza esitazione. Investendo". Lei ha aiutato Continental a risollevarsi e ora sta assistendo UsAirways. Quale è la ricetta che applica? "Fare in fretta le scelte difficili per poi impegnarsi nello sviluppo delle nuove attività. Gli aerei vecchi vanno dismessi, le grandi compagnie fanno debiti, i privilegi sindacali affossano i bilanci. Ma la realtà è che le ristrutturazioni in America non sarebbero state possibili senza il positivo contributo dei sindacati". Ci spieghi meglio. Come hanno collaborato i sindacati? "Facendo convergere gli interessi con le aziende per ridurre i bilanci, tagliare i posti di lavoro in eccesso e pianificare l’aumento delle attività nel medio e lungo termine. L’altro tassello è legale. La legge americana sull’amministrazione controllata consente di fare grandi cambiamenti in tempi molto rapidi per tornare a essere competitivi. In Europa avete altre leggi sulla bancarotta e soprattutto ben altri sindacati, rimasti indietro di qualche generazione rispetto all’economia di oggi, e dunque anche per questo Alitalia non ha scelta: deve essere lasciata morire e sostituita da una compagnia più snella, giovane, solida e di qualità". Maurizio Molinari