Fabrizio Dragosei, Corriere della Sera 18/9/2008, pagina 35, 18 settembre 2008
Corriere della Sera, giovedì 18 settembre Il pensiero corre subito alla grande crisi dell’agosto 1998, quando la Russia annunciò che non era più in grado di pagare i suoi debiti internazionali e il rublo perse quattro volte il suo valore in un mese
Corriere della Sera, giovedì 18 settembre Il pensiero corre subito alla grande crisi dell’agosto 1998, quando la Russia annunciò che non era più in grado di pagare i suoi debiti internazionali e il rublo perse quattro volte il suo valore in un mese. Anche perché la strutture finanziaria e il sistema bancario non sono cambiati molto in questi anni. Così subito dopo che il ministro delle Finanze Aleksej Kudrin ha annunciato un’iniezione di 60 miliardi di dollari nelle casse delle principali banche del Paese, i soliti scettici si sono chiesti se questi fondi verranno poi impiegati nell’economia o saranno trattenuti dalle banche per coprire le proprie necessità. Nel 1998 ognuno pensò a se stesso e le cose andarono come sappiamo. Dopo giorni di crollo dei due principali indici di borsa (meno 11% e meno 17% lunedì), le autorità hanno chiuso del tutto i mercati, sia per i titoli azionari che per i bond. Non si sa ancora quando riapriranno. Subito Kudrin ha annunciato finanziamenti straordinari alle tre principali banche, la statale Sberbank, VTB e Gazprombank. Il Paese, questa volta è in condizioni ben diverse da dieci anni fa, con entrate petrolifere ingenti e un fondo di riserva di 570 miliardi di dollari. Ma quella che si sta verificando è una crisi di fiducia e si sa che in questi casi è facile bruciare quantità immense di denaro in poche ore. I fattori sono vari. Intanto la discesa del prezzo del petrolio e del gas: 60 dollari in meno al barile in poche settimane. Poi l’attacco del primo ministro Putin contro la compagnia mineraria Mechel accusata di esportare clandestinamente gli utili. Si è subito pensato a una nuova campagna come quella che portò in galera il magnate Khodorkovskij e che segnò l’inizio delle interferenze politiche in economia. Infine la guerra contro la Georgia, i rinnovati contrasti con l’Occidente, il rischio concreto di un isolamento internazionale della Russia. Le aziende russe dipendono quasi unicamente dall’estero per i loro finanziamenti. Nei giorni più caldi della crisi con la Georgia, dal paese c’è stata una fuga di capitali che l’8 agosto ha superato i dieci miliardi di dollari nelle ventiquattr’ore. Adesso le varie Gazprom, Lukoil, Arcelor riusciranno a trovare banche estere (già in crisi di liquidità) disponibili? già stato rinviato un finanziamento per la Lukoil che doveva scattare questa settimana. Altri grossi gruppi sono in lista d’attesa, come Vimpelcom (telecomunicazioni) e Vnesheconombank. Per quanto riguarda il colosso del gas Gazprom, sono state sollevate preoccupazioni per il suo eccessivo indebitamento. Da tempo, poi, ci si chiede se la società, che non fa abbastanza ricerca, avrà sufficiente gas per soddisfare tutti i suoi clienti. E la massiccia campagna di acquisto di metano in Asia Centrale (appoggiata anche dal Cremlino per motivi politici) non sembra bastare. Fabrizio Dragosei