Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2008  settembre 18 Giovedì calendario

Le kommunalke di Mosca compiono novant´anni, all´anniversario manca poco e il sindaco Yuri Luzhkov dice che il 2,5 per cento degli appartamenti moscoviti rimangono ancora "in comune", come ai tempi dell´Unione Sovietica

Le kommunalke di Mosca compiono novant´anni, all´anniversario manca poco e il sindaco Yuri Luzhkov dice che il 2,5 per cento degli appartamenti moscoviti rimangono ancora "in comune", come ai tempi dell´Unione Sovietica. E come allora, le kommunalke di oggi mantengono più o meno lo stesso aspetto: una grande cucina con impianto a fornelli che è sempre oggetto di accese diatribe; un bagno unico causa di litigi furiosi; il lucchetto al frigo; le mensole spartite come fossero Georgia e Ossezia del Sud; i mobili pensili chiusi a chiave; e poi, alla porta d´ingresso, una fila di campanelli per ciascuna famiglia (ma esiste anche la versione "unificata" con un biglietto che specifica, per ogni nucleo familiare ospite dell´appartamento, quante volte bisogna spingere il pulsante). Anche questo, oggetto di contese perché qualche volta il pulsante fa contatto, oppure qualcuno sbaglia. Un elemento di discordia terribile resta poi la toilette. Un solo water. C´è una celebre canzone di Vladimir Vissotskij, il marito di Marina Vlady, in cui il più grande cantautore sovietico lamentava che «per trentotto stanzette» ci fosse «un solo cesso», ed erano questi i piccoli quotidiani drammi della gente che viveva nelle kommunalke. Vogliamo parlare dei contatori elettrici separati? Del telefono? Anche in questi casi, le dispute per le bollette animano notti e giorni dei coinquilini. Per ridurre le spese, si usano lampadine debolissime, ma questo inviperisce soprattutto gli anziani che hanno problemi di vista. Altro motivo di frizione, è il "programma" dei turni. Lo decide il capo kommunalka. Continuano a volare, come sotto l´Urss, le accuse di favoritismi, le minacce di rivolgersi agli Upravdom, i responsabili del palazzo. I quali devono già sopportare le proteste per la veloce fatiscenza degli appartamenti: la manutenzione resta un´utopia proletaria anche sotto Putin e Medvedev. Un tempo, il senso dello sfascio era accentuato dagli oggetti, i mobili, le biciclette, le slitte dei bimbi che ogni famiglia sbatteva in corridoio, a fianco della propria porta. Oggi si aggiunge il caos del progresso tecnologico: scatole vuote di computer, televisori, parabole arrugginite. Quello della kommunalka era ed è un universo sovente litigioso e meschino. Ma anche, talvolta, luogo di solidarietà. C´è un film che ogni tanto viene riproposto nei canali tv russi: uno dei più amati. E´ il famosissimo e spiritoso Pokrovskije Vorota («il portone Pokrovskij», un quartiere del vecchio centro di Mosca) di Mikhail Kozakov, oltre che regista anche grande e popolare attore. L´ha girato nel 1982 ed è ambientato nella Mosca degli anni Cinquanta: dietro il portone del titolo si accede ad un lungo corridoio, che sembra un labirinto. Squilla un telefono e si aprono tutte le porte. Il primo che afferra la cornetta è un giovanotto che è sicuro di essere lui a ricevere la telefonata. Un vecchio cantante lo invidia, lo chiama infatti "Don Giovanni della kommunalka" e con il ragazzo ogni tanto scambia qualche chiacchiera prendendo una vodkina. Ci sono due ex coniugi, separati dalle stanze ma non dall´appartamento. Lei continua a rompere le scatole all´ex marito, filologo di fama e innamorato fradicio di una lolita che fa l´infermiera. E´ un ambiente particolare, quello della kommunalka Pokrovskije: prevale il ceto intellettuale. Ce ne sono ancora oggi, soprattutto dalle parti del centro storico. Ma questi sono esperimenti alla moda. La realtà è che, nonostante il boom economico, nonostante il Cremlino vanti i successi della crescita del benessere, avere una casa è assai più difficile oggi che ieri. E´ il mercato, ti dicono. Affitti alle stelle, prezzi da spavento se vuoi acquistare. Il risultato è che, costretta dalla necessità, sempre più gente ritorna a domandare appartamenti da condividere. Secondo un´inchiesta del municipio di Mosca, questo fenomeno riguarderebbe il 10 per cento del totale delle abitazioni. Con una differenza sostanziale, rispetto al passato: se prima eri costretto a convivere con persone che erano state scelte dalle amministrazioni locali, adesso sei tu a sceglierti il partner della convivenza, con il quale, o coi quali, suddividi le spese generali del condominio e quelle di luce, gas e telefono. Quelle che una volta si chiamavano comuni ora vengono offerte sotto forma di room-mate o cohousing. Perché il problema di base è globale: a Mosca, come a Milano o New York. Dalle parti di Ostankino, un tempo periferia ora quartiere "ecologico" vicino al centro tv, un monolocale costa almeno 700 euro al mese. Due terzi dello stipendio medio che a Mosca è di 34mila rubli, ossia meno di 1000 euro. Secondo le statistiche ufficiali, l´affitto mensile minimo di una stanza a Mosca è di 12mila rubli (circa 350 euro), mentre un posto letto parte da 5mila. Sono «offerte indecenti», commentano su Internet le vittime di queste rapine. Mal comune, mezzo guadio. Anzi, mal kommunalka. Leonardo Coen