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 2008  settembre 17 Mercoledì calendario

ALEXIE Sherman Spokane (Stati Uniti) 7 ottobre 1966. Scrittore • «Nato in una riserva indiana [

ALEXIE Sherman Spokane (Stati Uniti) 7 ottobre 1966. Scrittore • «Nato in una riserva indiana [...] è autore di bestseller, comico, sceneggiatore e spera di scrivere ”il grande romanzo indiano americano”. Alla carriera di scrittore di successo affianca quella di comico. ”Se si è divertenti, si conquista più velocemente il cuore della gente: quando si ride si è più disposti ad ascoltare”, dice. Nella decina di libri di poesie che ha pubblicato e nei suoi romanzi, racconti, sceneggiature e canzoni, ha faticosamente cercato di ridimensionare l’aura leggendaria dell’indiano custode della terra, stoico guerriero, sciamano o selvaggio che continua a circondare in America i due milioni di ”nativi americani”. Ma questo termine non gli piace, gli sembra ”un’espressione coniata da liberal pieni di sensi di colpa”. In Smoke Signals (1998), una sceneggiatura comica e commovente, Thomas Builds-the-Fire, il narratore visionario con le trecce che porta occhiali forniti dal governo, racconta che gli indiani Spokane erano pescatori, non guerrieri, e certo non corrispondevano all’immagine eroica di Balla coi lupi. Smoke Signals è l’adattamento diretto da Chris Eyre di alcuni racconti di Alexie ed ”è ancora – dice – l’unico film sugli indiani e scritto da indiani ad aver avuto una larga diffusione”. ambientato in una riserva poverissima ai confini dell’Idaho, mentre le sue opere narrative successive sono perlopiù ambientate a Seattle, dove lo scrittore vive [...] Nel 1996 è stato scelto da Granta come uno dei venti migliori scrittori americani sotto i quarant’anni, ed è stato incluso dal New Yorker tra i venti migliori scrittori del XXI secolo. Del suo [...] romanzo Flight il New York Times ha scritto in termini elogiativi, definendolo ”una narrazione ridotta all’osso, tutta rabbia e cuore”. Flight è ambientato nelle zone oscure della ”sterilizzata e computerizzata” Seattle, tra ubriaconi, genitori adottivi che abusano dei figli e carceri minorili. Zits, il protagonista adolescente mezzo irlandese e mezzo indiano, pieno di brufoli e senza genitori, decide di assaltare una banca ma, colpito dal proiettile di una guardia, acquista la facoltà di viaggiare nel tempo e di trasformarsi in persone diverse. Un romanzo, che pur essendo tagliente, è meno critico delle sue opere precedenti. L’11 settembre, racconta Alexie, l’ha cambiato, facendogli vedere le ”conseguenze estreme e funeste del sentirsi parte di una tribù, dell’identificarsi unicamente in una tribù, al punto che gli altri diventano solo metafore”. Questo è anche il messaggio del suo primo romanzo per ragazzi, The Absolutely True Diary of a Part-Time Indian, illustrato da Ellen Forney, che nel 2007 è stato un bestseller negli Stati Uniti e ha vinto il National Book Award per la letteratura per ragazzi. il primo libro in cui Alexie esplora l’idrocefalia, un problema che ha avuto da bambino. Arnold Spirit, un adolescente che rimanda all’autore, è un disegnatore di fumetti in erba, nato con acqua nel cervello. Supera un’operazione (come successe ad Alexie), ma continua ad avere dei problemi fisici, e i compagni di scuola lo prendono in giro. Le sue doti, però, lo aiutano a capire che, pur essendo un indiano Spokane, appartiene anche ad altre tribù: quelle dei giocatori di basket e dei topi di biblioteca, per esempio. [...] Sua madre era assistente sociale e faceva trapunte quilt, suo padre ”lavorava saltuariamente, era un operaio alcolizzato, orfano di guerra”. Il nonno paterno era morto a Okinawa nella Seconda guerra mondiale e la nonna era morta di tubercolosi qualche mese dopo. ”Mio padre era sempre depresso. Quando era a casa ed era sobrio, stava perlopiù nella sua camera”. Ma ogni tanto spariva e si buttava a bere. ”La mia non era una casa violenta, ma la riserva lo era”. Le opere di Alexie tornano sempre sul tema delle relazioni problematiche tra padri e figli, ire seguite da perdoni. Dovendo passare lunghi periodi in ospedale, ha imparato a leggere a tre anni. Carrie di Stephen King, gli ha fatto capire che ”alla fine essere un outsider è una forza: quel che a 12 anni ti rende uno spostato, a 24 diventa qualcosa di magico”. Sognava di lasciare la riserva ed era l’unico indiano che frequentava il liceo – ”molto bianco” – di Reardan, una cittadina agricola. ”Riuscivo a superare i confini e trovare cose che mi accomunavano agli altri: i libri e il basket”. Si iscrisse poi alla Washington State University di Pullman, dove si appassionò a Frantz Fanon e alla retorica rivoluzionaria di sinistra, ”Cominciai a credere che ogni momento della mia vita avesse a che fare con l’essere oppresso”. Ma un professore gli diede un’antologia di versi che raccoglieva poeti come Leslie Silko, James Welch, Adrian Louis e Joy Harjo. ”Era la prima volta che vedevo un lavoro creativo di un indiano – racconta ”. Tutto quel che avevo avuto per le mani prima era arcaico: letteratura folcloristica. Ma quegli autori fondevano la disperazione quotidiana dell’essere indiani con la magia dell’essere vivi in poesie che parlavano di stregoni, di macchine scassate, del nostro cibo, del basket. stata una rivelazione”. Confessa che al college beveva una cassa di birre al giorno, in gran parte per ”il terrore di essere fuori dalle riserve”. A 23 anni ha smesso di bere, decisione rafforzata dal fatto che il suo primo libro di poesie era stato accettato da un editore. Ha sposato una donna indiana, Diane Tomhave e hanno due figli ”non penalizzati dall’essere sognatori, come succedeva a me”. Nel suo secondo romanzo, Indian Killer (Frassinelli), John Smith, adottato fin dalla nascita da una famiglia bianca, rapisce un ragazzo, mentre un serial killer si aggira per Seattle facendo lo scalpo a uomini bianchi. [...] il romanzo sarà ripubblicato con una postfazione dell’autore: ”è un libro fondamentalista, manicheo, frutto della rabbia giovanile”, dice ([...] Frassinelli ha edito Lone Ranger fa a pugni in paradiso, Reservation blues, Salmon boy mentre da Quattroventi è uscito Il Powwow della fine del mondo) . La rabbia contro la diffusione dei pregiudizi riaffiora anche in The Business of Fancydancing (2002), un film scritto e diretto da lui, che non ha avuto successo. Il protagonista, Seymour Polatkin, uno scrittore gay indiano di Seattle, è apprezzato dai critici metropolitani, ma stroncato dalla stampa indiana, anche perché fa uscire dalle riserve le storie della sua gente. A parte le tendenze sessuali, spiega Alexie, ”Seymour Polatkin è una mia proiezione autobiografica, leggermente esagerata, con più rimpianti”. [...]» (Maya Jaggi, ”Corriere della Sera” 4/6/2008).