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 2008  settembre 16 Martedì calendario

Corriere della Sera, martedì 16 settembre MILANO – Perché l’America trema davvero quando cade Lehman brothers? Perché non è una banca d’affari come tante

Corriere della Sera, martedì 16 settembre MILANO – Perché l’America trema davvero quando cade Lehman brothers? Perché non è una banca d’affari come tante. Bensì come poche altre condivide la storia del Paese, della grande agricoltura che diventa industria, delle ferrovie e delle autostrade, dell’immigrazione europea che negli Stati Uniti diventa ricca, della Guerra civile e della Grande depressione. Fino all’America delle multinazionali e della finanza globalizzata e a quella che subisce la globalizzazione del terrorismo: la Lehman ha gli uffici nelle Torri Gemelle ed è fra le più colpite dall’attentato dell’ 11 settembre. Ha resistito nel ’29 ma crolla sotto il ciclone subprime: e l’America oggi trema davvero. Già i primi passi raccontano la storia e lo spirito del Paese. quasi da epopea. Henry Lehman arriva in America, a Montgomery, dalla tedesca Rimpar. Tenta la fortuna senza forse nemmeno immaginare quanto riuscirà a realizzare il suo sogno. Apre un piccolo negozio che vende prodotti alimentari e attrezzi ai produttori di cotone, cioè ai veri «padroni» dell’Alabama di quel tempo. Nel ’50 lo raggiungono i due fratelli, Emanuel e Mayer, che si uniscono a lui in affari e costituiscono la Lehman brothers. Una società che fino al 1920 resta a esclusiva proprietà familiare: sono ammessi solo figli, fratelli e cugini. Una storia nemmeno troppo singolare. Proprio negli stessi anni intraprendono l’avventura nel Nuovo Mondo altri futuri banchieri d’affari che provengono dall’Europa: Alexandre Lazard e i suoi fratelli. Francesi, cominciano nel 1840 commerciando a La Nouvelle-Orléans, e faranno presto il salto trasferendosi a San Francisco. I Lehman, invece, apriranno pochi anni dopo gli uffici a New York. Il grande passo lo compiono trasformando la natura del loro business. In partnership con un re del cotone, John Wesley Durr, costruiscono un grande magazzino-deposito e cominciano a negoziare la materia prima in grandissime quantità. L’accettano come denaro e la loro società nel settore diventa la seconda del Paese. Del cotone però condividono fortuna e drammi. Così i loro affari non sfuggono alla Guerra civile: è il primo crollo della casa. Che rinasce concentrandosi però a New York. Dai loro uffici di Manhattan in Liberty street, contribuiscono a fondare le Borsa delle commodities: cotone, caffè, petrolio. In quegli stessi anni comincia l’avventura vera nella finanza, quando il governo dell’Alabama li autorizza come agenti fiscali nel piazzamento dei titoli di Stato. il primo passo. La merchant bank entrerà a Wall Street nel 1887. Da allora la storia della casa si lega in modo stretto a quella dell’industria via via emergente degli Stati Uniti. Fin dal primo Novecento consiglia e finanzia il trasporto, l’industria cinematografica, le telecomunicazioni. Resiste alla crisi del ’29 e sostiene i grandi investimenti per la ricerca del petrolio. L’ascesa si arresta bruscamente però negli anni Settanta quando, scomparso l’ultimo Lehman, Robert, la casa si fonde con la Kuhn Loeb. l’inizio di un periodo nel quale il marchio perde l’indipendenza e nell’84 la Lehman viene rilevata dall’American Express che la fonde con la Shearson. Tornerà indipendente qualche anno più tardi quando al comando arriva Richard Fuld, che si guadagnerà almeno due record: sarà il banchiere più pagato di Wall Street e anche il più longevo, visto che ha resistito fino a oggi. Aggressivo, abile, potente, «Gorilla» Fuld sposa la finanza più «innovativa» e di frontiera, tanto da subire lo scossone del default russo del ’98 e da dover lottare per convincere gli investitori di tutto il mondo che Lehman, con il titolo che perde il 60%, non sarebbe crollata sotto il peso del crac dell’hedge fund Ltcm. Il primo terremoto della «finanza futura » non travolge la banca d’affari che viene dall’Alabama. Ma è solo questione di tempo. I subprime, impacchettati nei titoli-salsiccia che ormai nessuno sa cosa contengono, danno il colpo finale. Sergio Bocconi