Giovanni Pons, la Repubblica 16/9/2008, pagina 24, 16 settembre 2008
la Repubblica, martedì 16 settembre MILANO - Telecom Italia si accinge a vivere un altro autunno di passione
la Repubblica, martedì 16 settembre MILANO - Telecom Italia si accinge a vivere un altro autunno di passione. Le ultime indiscrezioni raccolte sul futuro della società telefonica indicano il capoazienda Franco Bernabè seriamente impegnato a imprimere una svolta attraverso una doppia mossa: lo scorporo della rete e l´apertura del capitale ai fondi sovrani. «Credo sia possibile l´entrata di nuovi soci che portino capitale che però non incide sul management dell´azienda», ha confermato il premier Berlusconi durante la trasmissione "Porta a Porta". Ma per capire come si è arrivati a questo bivio occorre ripercorrere alcuni eventi chiave degli ultimi mesi. Il primo dato da cui partire è il deterioramento dei rapporti con i soci spagnoli di Telefonica, di cui ormai nessuno fa più mistero in azienda. Mettersi in società con un colosso di quel calibro non è stata un gran trovata e le famose "sinergie", documentate prima da Marco Tronchetti Provera poi dai soci italiani, stentano a decollare. In Sud America l´alleanza con Telefonica ha portato più problemi che altro, avendo irrigidito le autorità di regolamentazione che hanno imposto una rigorosa separazione in Brasile e si accingono a fare lo stesso in Argentina, come aveva previsto inascoltato Guido Rossi. In Europa le società sono presenti entrambe in Germania, dove si guardano e si frenano a vista. Insomma un vero fallimento. Il gran capo di Telefonica Cesar Alierta immaginava che si sarebbe trovato in una situazione del genere ma probabilmente pensava di poter crescere progressivamente in Telecom Italia, complice il forte ribasso del titolo che lo ha in effetti favorito. Ma sulla sua strada ha trovato un Bernabè agguerrito che non ha esitato a chiedere e ottenere il sostegno del governo Berlusconi per opporre un fuoco di sbarramento allo sbarco in forze spagnolo. Un muro che al momento pare invalicabile, e rende la partita di Alierta molto più difficile del previsto. L´unica speranza rimane la ripetizione del "modello Endesa" a parti invertite. Vale a dire convincere qualche investitore dalle spalle forti ? che magari nei mesi scorsi abbia approfittato delle depresse quotazioni per fare incetta di titoli Telecom ? a lanciare un´Opa sul gruppo italiano. A quel punto Alierta e Telefonica si proporrebbero ? come fece un anno fa in Spagna l´Enel con Endesa ? all´esecutivo come cavaliere bianco in grado di togliere le castagne dal fuoco. uno scenario decisamente dirompente ma che ai piani alti di Telecom considerano non impossibile. Ma proprio perché i rapporti con Telefonica sono scesi ai minimi termini Bernabè avrebbe deciso di pigiare sull´acceleratore. Già al prossimo cda del 25 settembre, infatti, il manager dovrebbe proporre agli altri azionisti una soluzione forte sul tema della rete: vale a dire lo spin off totale dell´infrastruttura in una società figlia, in cui far entrare alcuni investitori istituzionali. Società che al momento opportuno potrà anche essere collocata in Borsa così come è successo per Terna e Snam Rete Gas. Bernabè sa benissimo che sullo scorporo della rete potrebbe incontrare l´opposizione di Alierta, il quale teme di dover poi subire in casa propria una richiesta analoga. In effetti, a livello europeo, nessun grande operatore di tlc s´è spinto a separare la rete dal resto del gruppo. La famosa Open Reach britannica è solo una divisione a sé stante di British Telecom, una separazione funzionale che Telecom ha già avviato con la soluzione Open Access. Una "società della rete" separata dal gruppo renderebbe inoltre più facile e trasparente la compartecipazione di altri operatori agli investimenti per creare il network di nuova generazione (Ngn). A quasi un anno dal suo insediamento e dopo dieci anni dal lancio dell´Opa che la riempì di debiti, Bernabè è quindi pronto a rompere gli indugi e giocarsi sino in fondo la partita del risanamento di Telecom. «Ci sono le condizioni per tornare a crescere e non ho intenzione di mollare: resto qui finché non ho risolto i problemi ? ha detto venerdì scorso ? Telecom è una società straordinaria e nonostante il passato recente ci sono le condizioni per il recupero e lo sviluppo, anzi per un grande rilancio». Il rilancio, però, passa anche per un recupero della quotazione del titolo, molto penalizzato negli ultimi mesi anche per il dimezzamento del dividendo deciso il febbraio scorso. Il collocamento di una parte della rete potrebbe favorire l´ingresso di liquidità nella società per ridurre un debito ancora molto alto, circa 37 miliardi di euro. Per di più a marzo scadono 4,6 miliardi di bond che dovranno essere rifinanziati a un tasso più alto. Ma serve anche altro, soprattutto nel caso Telefonica decidesse di uscire dal patto di sindacato o di lanciare l´Opa. Così, muovendosi dietro le quinte e con estrema riservatezza, Bernabè durante l´estate ha contattato una serie di grossi investitori esteri, in particolare fondi sovrani del Qatar e del Kuwait, che sarebbero disponibili ad acquistare sul mercato una quota sostanziosa di azioni Telecom Italia, visto anche il livello molto basso delle quotazioni. Pacchetti in grado di riequilibrare in qualche modo il peso degli azionisti di controllo, in questo momento troppo sbilanciato a favore di Telefonica, che possiede il 42% di Telco, la scatola che insieme a Mediobanca, Intesa, Generali e Benetton controlla il 24,5% della società. Va detto ovviamente che le trattative con i fondi sovrani non sono ancora concluse, e non è sicuro che si concludano, ma è evidente che un´operazione del genere effettuata passando per il mercato avrebbe sicuramente un effetto tonificante sul titolo. Infine Bernabè sa che in questa sua strategia può contare sul totale appoggio di banchieri del calibro di Giovanni Bazoli e Cesare Geronzi, oltre al sostegno governativo che non ha mancato di manifestarsi già nelle scorse settimane. E se servissero denari freschi per mantenere in Italia il controllo di Telecom potrebbe attivarsi il canale che proprio quest´estate ha portato il governo Berlusconi a siglare un accordo di amicizia con la Libia del colonnello Gheddafi. Giovanni Pons