Marie Claire ottobre, 15 settembre 2008
Il ricordo più bello di tuo nonno Gianni (Agnelli)? Troppi e privati. Su di lui si fanno mostre che ne rispecchiano il lato pubblico
Il ricordo più bello di tuo nonno Gianni (Agnelli)? Troppi e privati. Su di lui si fanno mostre che ne rispecchiano il lato pubblico. Ma i miei ricordi non saranno mai strumento di marketing. Che cosa non sopporti di te? Voler strafare. Vai dall’analista? Lavorare su se stessi è un dovere e un privilegio. A me l’analista è stato di grande aiuto. Ma non sono di quelli che dice che tutti dovrebbero andarci. Chi era il tuo eroe da bambino? Volevo somigliare a Superman, ma mi sono ritrovato Normalman. Perché non studiavi? Pensavo che là fuori, nel mondo, c’era molto di meglio da fare. Chi è il tuo barbiere? Ho una barbiera a New York. Si chiama Fujico e lavora da Laicale Soho Salon. più di una parrucchiera, è una cool hunter. Però è meno paracula delle cool hunter. Attenti al Lapo... d’estate! Foto Novella Dormi con il pigiama? Completamente nudo. Quante case hai? L’unica che possiedo al 100% è quella di New York, poi ne ho una a metà con mio fratello a Parigi e le restanti non sono mie. Se all’improvviso mi tolgono tutto, mi rimane la casa a New York. Il materiale più strano con cui ti piacerebbe fare capi e accessori. Io amo il carbonio. il materiale più figo e più avanzato. Solido e leggero, un po’ come me. Il suo equivalente naturale è il bambù Che ruolo ha la ricerca hi-tech nella moda? Troppo marginale. La moda deve imparare a convivere di più con l’innovazione e meno con le favole del marketing. Perché dici che non hai dipendenti ma collaboratori? Perché hanno personalità diverse, uno peggio dell’altro e io li rispetto per questo. Non voglio che cambino. Chi non si confronta è un capetto, dunque un poveretto. Hai dichiarato a El Pais hai che la moda «es una tonteria», una sciocchezza? No, ho contestato il concetto che la moda rappresenti il bello in assoluto. Il bello è in mille altri mondi, arte, design, musica. Rispetto i creatori ma non i ruffiani che li circondano, quel mezzo mondo di macchiette e sanguisughe. Quali artisti avresti voluto conoscere? Roy Liechtenstein. E Jean Michel Basquiat, perché ha sofferto ed è morto giovane. Lapo con l’ex Martina Stella © Foto U.Pizzi Che cosa si impara dall’esperienza? A far meno cazzate, speriamo. A quale epoca passata vorresti appartenere? Agli anni Trenta o alla Roma di Giulio Cesare. Chi saresti? Un soldato. Negli anni Trenta una sorta di Gatsby. Dove hai fatto il militare? Belluno e Cuneo. Mortaista. Sparare è divertente. Ma ho anche lavato i piatti. Un ricordo da lavapiatti? Un commilitone che mi ha detto: «Agnellino di merda, pulisci bene questo piatto». finita a botte e giorni di consegna. Però da quel giorno in caserma hanno capito che non ero come pensavano. Chi era quella per cui sei scappato dalla caserma? L’avevo conosciuta in libera uscita. Durante la leva sei nel periodo di maggior arrapamento dell’intera vita. Sei un lupo mannaro pronto a tutto. I politici italiani sono proprio così mediocri? Devono capire che non vanno a Roma in vacanza premio. Devono imparare a fare la fila per salire sull’aereo, come faccio io. Lapo cpn il papà Alain © Foto U.Pizzi In famiglia chi ha, o aveva, il carattere più simile al tuo? Nessuno, sono il più radicale di tutti. Il nome del tuo cane? Comodino, è un San Bernardo. Un regalo di Martina (Stella, ndr). Ti senti più ebreo o cattolico? Credo in Dio. La mia è stata un’infanzia cattolica ma oggi scelgo la religione ebraica. Dopo Italia Independent fonderai Israele Independent? No, io voglio vendere tutto il bello che c’è qui. Ma Israele mi attira. Un posto dove la gente non demorde mai e non ama vivere a metà. Come me. Se Lapo fosse il titolo di un film chi sarebbe il regista? Mia sorella o Martin Scorsese. E quello che li usano per raggiungere il successo? Son degli sfigati per cui la vita è solo il denaro. Gente che le donne le deve comprare, altrimenti non le avrebbe.