varie, 14 settembre 2008
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Tavan Federico
• Andreis (Pordenone) 5 novembre 1949. Poeta • «’Niente è stato risparmiato a Tavan, e pochissimo gli è stato dato. Ma quel pochissimo è stato una cosa grande: il privilegio e la maledizione di essere nato poeta, di essersene reso conto, di aver assecondato la propria voglia di raccontarsi”. Le parole della critica letteraria Anna De Simone sono la sintesi perfetta della storia di un uomo, di un poeta al margine del mondo [...] poeta sublime e dannato che canta la sua eresia con la lingua friulana del suo borgo, Andreis, e delle montagne della sua Valcellina, nel cuore del Friuli Venezia Giulia. [...] Come per Dino Campana o Alda Merini, la vita gli ha riservato il destino di un equilibrio fragile, diviso tra gli abissi della malattia mentale e il dono di una poesia che fulmina, che diventa bestemmia e carezza. [...] Claudio Magris gli dedicò un puntuale ritratto: ”Federico Tavan è il poeta maudit, trasgressivo-innocente, socialmente irregolare e indigesto, segnato da emarginazioni e incline, come molti autori del suo stampo, a farne uno stile ostentato di vita, ma capace di scendere al fondo delle parole e di andare a picco nel disagio”. E proprio questo ”disagio”, che ora lo costringe a una particolare e complessa assistenza, ha spinto un centinaio di intellettuali del rango di Carlo Ginzburg, Peter Handke, Claudio Magris, Jacques Le Goff, Predrag Matvejevic, Carlos Montemayor, Mario Dondero, Paco Ignacio Taibo II, per citarne solo alcuni, a firmare un appello affinché gli venga assegnato il vitalizio Bacchelli. ”Non è lui che ha bisogno di noi – ha detto il poeta Pierluigi Cappello, presentando la richiesta al Consiglio comunale di Pordenone ”. Siamo noi che abbiamo bisogno di lui”. [...]» (Gianluigii Colin, ”Corriere della Sera” 14/9/2008).