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 2008  settembre 12 Venerdì calendario

Corriere della Sera, venerdì 12 settembre Londra. Il capo del Foreign Office David Miliband ha passato la sua estate tra Tbilisi e Kiev, per ripetere a georgiani e ucraini che Londra li appoggia e non si farà intimidire dalle minacce di Nuova Guerra Fredda del Cremlino

Corriere della Sera, venerdì 12 settembre Londra. Il capo del Foreign Office David Miliband ha passato la sua estate tra Tbilisi e Kiev, per ripetere a georgiani e ucraini che Londra li appoggia e non si farà intimidire dalle minacce di Nuova Guerra Fredda del Cremlino. Il primo ministro Gordon Brown ha usato la penna come una spada per scrivere che «la Russia è emersa come una potenza economica significativa», ma la Gran Bretagna non si farà ricattare dalla strategia aggressiva, «non ci sarà business as usual » in queste condizioni con il Cremlino. La parola chiave di questa crisi, vista dal Regno Unito, è proprio business. Ieri ha aperto le ostilità il Financial Times, il giornale che orienta la comunità degli affari, guardando il bilancio della coppia Putin-Medvedev. Il mercato azionario di Mosca, che a maggio aveva raggiunto un indice record, ha lasciato sul campo il 49% del suo valore: 750 miliardi di dollari di capitalizzazione bruciati per la crisi di fiducia seguita all’avventurismo nel Caucaso. « il prezzo di Putin», commenta il quotidiano della City, indicando la via della risposta occidentale. Gli investitori occidentali, in base a questa strategia, non si ritireranno dalla Russia, semplicemente chiederanno un premio più alto per i rischi accresciuti a causa dell’instabilità. Così anche i nuovi miliardari russi capiranno. La realtà è che l’economia russa è stata ricostruita su un solo pilastro: le fonti energetiche. E significativamente, dopo aver scritto che «l’Europa non deve permettere a nessuna nazione di avere una posizione nel campo delle forniture energetiche tale da poterla strangolare», ieri Brown ha ripetuto che «la Gran Bretagna non può permettersi di essere dipendente da petrolio e gas russo». Sulla risposta ferma alla Russia c’è consenso politico a Londra. Anche il leader dell’opposizione David Cameron è stato a Tbilisi a portare la sua solidarietà di «premier in attesa». Ma ci sono anche influenti commentatori che prendono le difese del putinismo. Correlli Barnett, lo storico che a suo tempo demolì il mito di grande stratega del maresciallo Montgomery, ha scritto: «Pace mondiale? Datemi un Putin al giorno. L’Occidente dovrebbe seppellire la sua indignazione morale e il suo buonismo globale come basi della politica ed emulare l’ammirevole ritorno della Russia alla realpolitik». E ancora, Lord Skidelsky, rispettato economista, ha raccontato sul Times di aver incontrato l’ambasciatore della Georgia a Londra «uomo delizioso ma propenso a usare grosse parole ». «Gli ho suggerito educatamente che i piccoli Paesi vicini di grandi Paesi debbono stare attenti a non provocarli, a capire che si può vivere in pace accettando l’ordine delle cose... perché ci sono nazioni più sovrane di altre». Le parole per lo meno ciniche del professore di scienze economiche hanno indignato Edward Lucas, inviato dell’Economist per l’Est europeo che ha appena pubblicato The New Cold War. Sottotitolo: Come il Cremlino minaccia sia la Russia che l’Occidente. A Lucas piacciono i giochi di parole, così ha parafrasato il titolo di un’avventura di James Bond per denunciare la strana alleanza che invoca «Alla Russia con Amore ». In particolare, accusa «una quinta colonna in gessato della City che fa affari e un sacco di profitti con la Russia: banche d’investimento, società di consulenza legale, di revisione dei conti che hanno prosperato sul principio business is business», senza tenere in alcun conto che «la Russia è una cleptocrazia alimentata a petrolio e governata da gorilla dei servizi segreti». Alla Russia Foundation, think tank basato a Londra, tracciano un cerchio sulla mappa geopolitica del confronto: è intorno all’Ucraina. «Bisogna che l’Europa sostenga Kiev, un successo ucraino può dare un segnale forte all’opinione pubblica di Mosca: perché finora l’esperienza democratica della Russia anni Novanta, per la gente era stata sinonimo di disastro economico ». La ricetta della City per trattare con le esibizioni muscolari è riassunta in una frase pronunciata una volta da James Carville, guru politico di Bill Clinton: «Se potessi reincarnarmi, vorrei tornare come mercato obbligazionario: puoi mettere paura a chiunque». Il Financial Times conclude il suo rullo di tamburi per chiamare a raccolta gli investitori: «Il costo per la Russia può essere molto più alto di quello di aver invaso un piccolo Paese del Caucaso». Guido Santevecchi