Paolo Madron, Il Sole-24 Ore 11/9/2008, pagina 37, 11 settembre 2008
Il Sole-24 Ore, giovedì 11 settembre Alla fine a Mediobanca hanno deciso di fare come il governo con i sottosegretari quando i pretendenti sono più dei posti disponibili: si aumentano le poltrone
Il Sole-24 Ore, giovedì 11 settembre Alla fine a Mediobanca hanno deciso di fare come il governo con i sottosegretari quando i pretendenti sono più dei posti disponibili: si aumentano le poltrone. Così quelle del nuovo comitato esecutivo non saranno più le sette sulla cui ripartizione in questi giorni si è fittamente discusso e litigato, ma nove. Vi siederanno i 5 manager dell’attuale consiglio di gestione più 4 rappresentanti degli azionisti: Cesare Geronzi, presidente del consiglio d’amministrazione, lo sarà anche del comitato. Con lui, Tarak Ben Ammar, il portavoce della nutrita pattuglia dei soci francesi fautori senza se e senza ma del ritorno all’antico, Eric Strutz, il silente direttore finanziario di Commerzbank ancora fresca delle nozze con Dresdner, e Pietro Ferrero, l’industriale del cioccolato il cui arrivo a Piazzetta Cuccia risale alla volontà del fondatore e di Vincenzo Maranghi. Superato così l’ultimo scoglio su cui rischiava di affondare la trattativa, ora può partire la fitta agenda di riunioni dei vari organismi, comitati e sottocomitati in vista dell’assemblea di fine ottobre che sancirà l’abbandono del duale. Che alla fine invece dei 3 previsti dalla bozza Marchetti siano tutti e 5 i manager a entrare nel comitato esecutivo lo si deve a una impuntatura di UniCredit. Alessandro Profumo minacciava di andare alla conta degli azionisti non tanto per rovesciare la situazione (solo i francesi, strenui alleati dell’ex presidente di Capitalia, dispongono di un pacchetto di azioni molto più consistente della quota sindacata che da sola mette al riparo da sorprese), ma per costituire una minoranza di blocco che si si profilava come un notevole intralcio sui futuri atti della blasonata banca d’affari. La soluzione trovata è salomonica, di quelle che consentono a entrambi i contendenti di uscire vincitori. Geronzi porta a casa quell’abiura al duale per cui in primavera aveva d’emblée rimesso in discussione una governance che durava da appena un anno. Profumo, paladino delle prerogative dei manager, può dire di aver contribuito a salvaguardare la squadra di Nagel e Pagliaro con tutte le sue ambizioni autonomiste. Sulla lettura politica, poi, le conclusioni si trarranno solamente dopo aver visto all’opera il nuovo organigramma su quel paio di pratiche assai spinose, Telecom e Rcs, che costituiranno il suo primo banco di prova. Intanto, tenendo fede a una consuetudine inaugurata con il suo arrivo a Milano, Geronzi ha incontrato lunedì scorso Giovanni Bazoli. Oltre che di Mediobanca, hanno parlato del capitalismo planetario (subprime, Fannie Mae & Freddie Mac) e di quello a loro prosaicamente più vicino. Paolo Madron