Gianluca Paolucci, La Stampa 11/9/2008, pagina 3, 11 settembre 2008
La Stampa, giovedì 11 settembre E’ da due anni che lavoro a un progetto per il rilancio di Alitalia e sono convinto che questo sia possibile, ma possa avvenire solo attraverso l’integrazione con Air One e le sinergie che questa può generare: il conferimento di Air One, azienda sana ed efficiente, permetterà di consolidare la presenza sul mercato nazionale, rinnovare la flotta ed introdurre una nuova cultura gestionale»
La Stampa, giovedì 11 settembre E’ da due anni che lavoro a un progetto per il rilancio di Alitalia e sono convinto che questo sia possibile, ma possa avvenire solo attraverso l’integrazione con Air One e le sinergie che questa può generare: il conferimento di Air One, azienda sana ed efficiente, permetterà di consolidare la presenza sul mercato nazionale, rinnovare la flotta ed introdurre una nuova cultura gestionale». Parola di Carlo Toto, numero uno del gruppo Air One, che ieri ha emesso una nota dopo le voci che davano per possibile un suo abbandono della cordata di Cai. Intanto, a proposito del consolidamento del mercato nazionale, giova ricordare che la quota di mercato combinata di Air One e Alitalia a fine 2007 era del 65% - la fonte è il bilancio di Ap Holding -, mentre la nuova Cai avrà il 56%. Ma l’incongnita principale sul gruppo Air One rigurda i debiti. Nel bilancio consolidato di Ap Holding sono 896 milioni di euro a fine 2007 e superano i ricavi di vendite (712 milioni) di quasi 200 milioni. Poi, per l’espansione della flotta, sono saliti ancora fino a circa 1,1 miliardi nei primi sei mesi del 2008. A fine 2006 erano «appena» 554 milioni. Il debito è per 553,6 milioni (a fine 2007) verso le banche. 441 milioni sono relativi ai mutui stipulati dalle società irlandesi per l’acquisto degli aeromobili. Società che erano 7 a fine anno e sono diventate 13 nel 2008. Altri 127 milioni sono verso generici «altri finanziatori», per la maggior parte società di factoring. Altra voce pesante sono i debiti verso i fornitori: ben 161 milioni di euro. Sono composti da debiti verso altre compagnie per passaggi aerei o verso le agenzie di viaggio. Su un totale di 712 milioni di ricavi, non c’è male. Ma verso quali banche è esposto il gruppo, in primis verso Intesa Sanpaolo? Qua la risposta è più complicata. L’unico dato «ufficiale» si trova in una lettera che Air One scrive in maggio al Manifesto in risposta a una articolo del quotidiano: «circa 20 milioni di euro». Tramontata la prima fase della cessione Alitalia, nell’aprile scorso, il gruppo restituisce infatti i 100 milioni di linea di credito che la banca aveva concesso per l’operazione. Secondo quanto spiega una fonte, il dato cresce in maniera «sensibile, ma non preoccupante» nei confronti della Toto spa, la capogruppo. Che peraltro si fa garantire dalle società finanziarie-aeree irlandesi. Tra le altre banche, nell’elenco dei creditori figura anche Unicredit, che ha finanziato una delle operazioni di acquisto di aerei, così come hanno finanziato queste operazioni anche Bnp Paribas, Morgan Stanley e una serie di banche tedesche: Commerzbank, Dvb Bank, Hsh Nordbank, Bayerische Landesbank, Landesbank Hessen-Thuringen. Le ultime operazioni sono fatte con le banche tedesche. Niente di strano, spiega una fonte del settore, si tratta di piccoli istituti, ma molto presenti in questo business. Hanno in pegno gli aerei che saranno di Cai. Gianluca Paolucci