Riccardo Staglianò, la Repubblica 11/9/2008, pagina 37, 11 settembre 2008
la Repubblica, giovedì 11 settembre All´inizio la ricetta contro la povertà era: «Meglio insegnare a pescare che regalare un pesce»
la Repubblica, giovedì 11 settembre All´inizio la ricetta contro la povertà era: «Meglio insegnare a pescare che regalare un pesce». Poi hanno aggiunto un ingrediente:«Oltre alla canna da pesca dategli un cellulare». Perché il miracolo evangelico della moltiplicazione è merito suo. Il caso dei pescatori di sardine dello stato indiano del Kerala lo spiega bene. Sino al ´97 vendevano solo nel mercato locale dal quale provenivano. Avventurarsi altrove, alla cieca, era un rischio economico. Così se il mare era stato generoso, lo era stato per tutti: tanta concorrenza (profitti bassi), tanti sprechi (si buttava via tra il 5 e l´8% del pescato). Poi sono arrivati i telefonini e dai pescherecci ancora a largo si è potuto chiamare altri mercati e capire dov´era maggiore richiesta. Risultato: zero sprechi, profitti aumentati (+8%) e prezzi diminuiti(-4%). «La circolazione dell´informazione» commenta Robert Jensen, l´economista di Harvard che ha studiato la vicenda, «è ciò che fa funzionare i mercati». E niente come la spezia tecnologica, da internet agli sms, riesce a fluidificarla. Più che «cancella il debito» il nuovo slogan, dall´Africa all´India, potrebbe diventare «aumenta il credito» (del telefonino). Il cellulare è il profeta di questa rivoluzione. Tra abbonamenti e prepagati i suoi utenti sono oltre 3,3 miliardi nel mondo. Quasi una persona su due. E se già i numeri assoluti (280 milioni in Africa, 130in Brasile, 120 in Indonesia) sono inequivoci, ancor più eloquente è la circostanza che i 300 milioni indiani crescano di 8-10 milioni al mese. Un´accelerazione figlia del capitalismo, non della filantropia. Perché le reti le costruiscono le telecom locali a scopo di lucro. Nel mondo industrializzato, Italia e Giappone in testa, la penetrazione degli apparecchi ha superato il 100%. In Africa siamo al 21%. Margini enormi. Certo, l´average revenue per user, l´unità di misura con cui i gestori telefonici calcolano quanto gli rende un cliente è di 3-7 dollari contro i 50 dell´occidente opulento. Ma considerate la demografia. E la voglia matta di recuperare. «Il digital divide sta finendo non grazie a un´esplosione di responsabilità civica» scrive sul Guardian l´economista Jeffrey Sachs «ma principalmente attraverso forze di mercato». E dal momento che «estrema povertà è quasi sinonimo di estremo isolamento», sostiene l´autore di The end of poverty, nella sua previsione di sconfiggerla entro il 2025 «la tecnologia è l´arma più importante». Un argomento che comincia a far breccia anche tra i tradizionali protagonisti degli aiuti internazionali se l´International finance corporation, emanazione della Banca mondiale, ha prestato 320 milioni di dollari alla Celtel, uno dei principali operatori sub-sahariani, perché espanda le proprie infrastrutture. Il fondatore Mark Davieslo spiega così: «In Africa le autostrade dell´informazione sono state sin qui carrettiere, rotte cammellate nel deserto. Oggi invece si possono ricevere informazioni in tempo reale per aiutare l´agricoltore a capire a chi e a che prezzo vendere la sua merce». In pratica il produttore si iscrive al sito web, fornendo il numero di cellulare dal quale spedirà gli annunci. Basterà un singolo sms per diffondere l´offerta a un´enorme platea di grossisti, registrati a loro volta. Informazioni essenziali, 160 caratteri bastano e avanzano: «mais, 2tonnellate, Kaduna in Nigeria». Chi è interessato richiama. Gli affari si concludono in media in mezz´ora. E vengono in mente le pagine del bestseller «Il mondo è piatto», in cui Thomas Friedman cita tra i motivi del successo degli ipermercati Walmart il fatto che i suoi camion sono stati dotati per primi di radio satellitari. «L´unico problema»,fa notare a Voice of America l´economista Edward Kutsoati, «è che spesso la gente nei villaggi è analfabeta e non sa mandare sms». MaTradenet, montagna che va a Maometto, manda apposta dei giovani lesti di pollice in giro per le campagne più remote. La logica dell´ugandese Brosdi, ovvero Busoga Rural Open Source &Development Initiative, non è troppo diversa. Aiutare la gente nei campi a ottenere di più dalla propria terra, un messaggino alla volta. Parliamo di persone che campano con uno-due dollari al giorno. Quando va bene hanno cellulari riciclati, vecchi di dieci anni, ma buoni per quel grado zero della comunicazione che è il testo. Ed è proprio via sms che i membri della ong rispondono alle domande più varie, da come preparare un anticrittogamico naturale («diluite 1 litro di latte in 9di acqua. Spruzzate ogni 10 gg. per prevenire virus mosaico su pomodori, tabacco, canna da zucchero») ad altri interrogativi bucolici la cui risposta giusta fa la differenza tra la pancia piena e la fame nera. Una differenza ancora più radicale, tra la vita e la morte di un neonato, la può fare il servizio che l´indiana Zmq lancerà nei prossimi mesi per le zone rurali. I titolari della software house, due comunisti ortodossi che hanno studiato in Russia, hanno deciso di reinvestire il 12% dei loro introiti in servizi di pubblica utilità. Così ogni neo-mamma che s´iscriverà al sito riceverà ogni settimana consigli via sms su cosa dare da mangiare al bambino, quali vaccini fare e così via. «Dal momento che il cellulare è di solito del marito»hanno spiegato i fratelli Quraishi al Wall Street Journal «lo invoglieremo offrendo una telefonata gratis a chi si registra». I medici sembrano il vero esotismo nel Terzo mondo. In Bangladesh c´è n´è uno ogni 4000 abitanti. Così quando l´operatore mobile Grameenphone ha introdotto HealthLine, una linea diretta e continua con un dottore si è aggiudicata il premio 2007 dell´associazione mondiale del Gsm come «miglior uso dei cellulari per lo sviluppo sociale ed economico». Ma se in certi casi può addirittura rimpiazzare lo stetoscopio, di certo il telefonino non sfigura di fronte a uno sportello bancario. M-Pesa, lanciato in Kenya da Safaricom, è un successo conclamato. Il suo cliente tipo abita in una capanna isolata e la carta di credito l´ha vista solo nelle pubblicità delle tv satellitari. Possiede un cellulare però. Per spedire del denaro prima deve depositarlo in uno dei chioschi per le ricariche che si trovano ormai anche nella savana. Questo darà come ricevuta un codice da inviare al destinatario via messaggino che potrà intascare la somma, decurtata di una commissione irrisoria, in qualsiasi altro negozietto affiliato. Hakuna matata, nessun problema. In India la tecnologia sta smantellando ogni tipo di sportello. I centri eSeva, nel subcontinente piagato da una burocrazia elefantiaca e corrotta, sono l´avanguardia di questo trasloco dagliatomi ai bit. In Andra Pradesh vi si può ormai pagare, fisicamente o via web, il 60% delle bollette e ottenere una quantità di certificati.«Stiamo spostando il paese» ha ironizzato con l´Economist il responsabile Suresh Chanda «da in line, in fila, a online». Il prossimo imminente salto, per questi uffici multifunzione gestiti da privati per conto del pubblico, è di rendere accessibile tutto via telefonino. Se c´è uno che ha capito che puntare sul business «alla base della piramide» sociale, il lato povero e abbondante dell´umanità, poteva avere ricadute benefiche questi è C. K. Prahalad. Ancora di recente il professore dell´università del Michigan ha sostenuto in un forum di Time sul «capitalismo creativo» che «i cellulari stanno cambiando l´asimmetria dell´informazione, che è l´essenza della povertà, in maniera drammatica». Una tesi che trova conferme scientifiche. Leonard Waverman, della London Business School, è addirittura arrivato a quantificarla usando una serie di complicatissimi modelli matematici. Il risultato, riassunto via e-mail, è però cristallino: «Dieci telefoni mobili in più in una popolazione di 100 persone, in un paese emergente, portano a una crescita del pil pro capite dello 0,59%».Qualcuno ricorderà uno spot anni ”90, si chiamava ancora Sip, con Massimo Lopez che estenua il plotone di esecuzione con una chiamata fiume. «Una telefonata ti allunga la vita» era il claim. Oggi può bastare un sms. Riccardo Staglianò