Vittorio Sabadin, La Stampa 10/9/2008, pagina 20, 10 settembre 2008
La Stampa, mercoledì 10 settembre In Australia, solo la metà dei sommergibili della Marina è operativo: mancano i marinai
La Stampa, mercoledì 10 settembre In Australia, solo la metà dei sommergibili della Marina è operativo: mancano i marinai. Le scuole cercano inutilmente insegnanti, i ristoranti sono a corto di camerieri, nelle fattorie non si trova più nessuno disposto a tosare le pecore ed è meglio non ammalarsi, perché negli ospedali non ci sono più infermiere. Ma dove sono finiti tutti? Come nell’America di Jack London, sono andati a Ovest, a fare fortuna con l’oro del nuovo millennio: il ferro. Kylie Piggot, una ventiquattrenne che lavorava in un supermercato di Busselton riempiendo gli scaffali di merce, ora guida un camion da 250 tonnellate in una miniera della regione di Pilbara, il nuovo Eldorado del Nord-Ovest australiano. Le ruote del camion sono grandi due volte lei. Kylie deve salire tre lunghe scale per entrare nella cabina, dove accende l’aria condizionata e infila nel lettore di CD la sua musica preferita. Il lavoro consiste nell’andare avanti e indietro, dalla miniera al treno lungo più di due chilometri che trasporterà il minerale al porto di Dampier. Ne partono sei al giorno, carichi ognuno di 24 mila tonnellate di ferro destinate quasi tutte alla Cina. Visto che ogni pneumatico costa più di 50 mila euro, le donne sono molto richieste per la guida dei camion: sono più prudenti e fanno meno danni. Quando lavorava al supermercato, Kylie guadagnava 60 mila dollari australiani all’anno, ora ne incassa 120 mila, senza avere bisogno di spenderli per vivere. L’impegno è duro, ma ci sono dei vantaggi: si lavora 12 ore di giorno per un settimana e in quella successiva si lavora 12 ore di notte. C’è una pausa di mezz’ora per il pranzo e due soste di dieci minuti per il tè. Dopo le due settimane, si ha diritto a sette giorni di vacanza a casa. L’impresa mineraria paga vitto, alloggio, telefono, Internet, assistenza sanitaria e il viaggio in aereo per la vacanza: più di 8.000 chilometri, se qualcuno deve andare a trovare i parenti a Sydney. Una volta, a lavorare nelle miniere australiane erano disperati che non avevano avuto in regalo dalla vita altre possibilità. Ora, a scavare la terra rossa del Pilbara sono ex professionisti come Tony Dekuyer, un professore che insegnava matematica al liceo. Grazie al ferro, si è comprato la Ducati che sognava fin da quando era ragazzo e sua moglie guida una decapottabile. «Insegnare era un lavoro appagante - ha detto a Kathy Marks, dell’Independent - ma mentalmente estenuante. In miniera quando hai finito hai finito, e quando parti per la tua settimana di vacanza non devi pensare a nient’altro». I nuovi minatori sono gente comune che lascia la propria professione e approfitta degli alti salari per pagare il mutuo della casa o mette da parte i soldi per comperare una barca, fare un viaggio, cambiare l’auto o realizzare un sogno. I sociologi cominciano a notare che meno ragazzi si iscrivono all’Università o seguono un corso di studi superiore. E’ inutile perdere tempo a studiare se puoi guadagnare subito 150 mila dollari australiani all’anno conducendo il treno delle miniere fino alla costa. Il pegno da pagare è la solitudine, il caldo insopportabile, con il termometro perennemente intorno ai 40 gradi, nel mezzo di un deserto nel quale si può guidare per ore senza mai incontrare nessuno. A rendere piacevole questo luogo disperato è la necessità di ferro della Cina, disposta ad accettare dalle multinazionali come Rio Tinto o BHP Billiton incrementi del prezzo dell’80 o del 100 per cento pur di non arrestare il proprio sviluppo. Ma non sono solo le multinazionali a trarne profitto. Andrew Forrest è diventato l’uomo più ricco dell’Australia da un giorno all’altro, dopo avere inviato in Cina il primo cargo di minerale estratto dalla sua Fortescue Metals. Nel maggio scorso, Forrest aveva una fortuna valutata in 36 milioni di dollari australiani. Quattro mesi dopo ne possiede 9,4 miliardi, e l’«iron man», l’uomo di ferro, ha così superato nelle classifiche persino il magnate australiano dell’editoria, Ruperth Murdoch. Finché la Cina e gli altri paesi emergenti importeranno minerali, la terra dell’Ovest australiano, ricca di miliardi di tonnellate di ferro, sarà quella dove chiunque potrà arricchirsi, a parte gli aborigeni che in teoria la possiedono. Come nella California della corsa all’oro, si prevede che la popolazione aumenterà nei prossimi anni di diverse centinaia di migliaia e nella capitale della regione, Perth, aprono già i primi negozi di Vuitton, Gucci e Tiffany’s. Luoghi di ristoro ideali per la settimana di libertà delle stremate camioniste del Pilbara. Vittorio Sabadin