Paolo Valentino, Corriere della Sera 10/9/2008, pagina 14., 10 settembre 2008
Corriere della Sera, mercoledì 10 settembre WASHINGTON – Nel passaggio più difficile della sua campagna, Barack Obama guarda ai Clinton
Corriere della Sera, mercoledì 10 settembre WASHINGTON – Nel passaggio più difficile della sua campagna, Barack Obama guarda ai Clinton. In stallo nei sondaggi, in debito d’iniziativa nei confronti del suo avversario e per la prima volta con qualche problema di finanziamento, il candidato democratico alla Casa Bianca cerca aiuto e consiglio alla dinastia appena spodestata. Mentre Hillary Clinton torna in campo con una serie di manifestazioni a sostegno della sua candidatura, il senatore dell’Illinois farà domattina visita a Bill Clinton, nel suo ufficio newyorkese ad Harlem. Sarà il primo incontro privato tra Obama e l’ex presidente, che a Denver ha pronunciato probabilmente il miglior discorso di tutta la Convention democratica in suo appoggio. «Il contributo di Bill Clinton è decisivo per vincere a novembre – spiega Kevan Abrahams, ex delegato di Hillary ora schierato con Obama ”, ogni qualvolta le due parti si parlano è bene per tutti. Dobbiamo essere sicuri che tutti i cilindri del motore democratico siano in funzione ». Ma non sarà un colloquio facile. Pesa ancora l’atteggiamento di sufficienza, mostrato dagli strateghi di Obama nei confronti dei Clinton nelle settimane che hanno preceduto Denver. E ancor più pesa la decisione del candidato di ignorare Hillary nella scelta del vice. «Bill Clinton aveva invitato Obama già in giugno, ma la risposta era stata che non aveva tempo», rivela al Corriere uno dei consiglieri più vicini all’ex first lady. «In quel momento avrebbe potuto farlo senza rischi – aggiunge ”, invece ora per Obama è come andare a Canossa: perché è in difficoltà e può tradire l’impressione di essere nel panico. Spero solo che lo ascolti. Purtroppo, in questa fase, la campagna democratica non sta dimostrando di avere idee molto chiare. Vedo un deficit di strategia». Politicamente complicato si presenta anche il contributo di Hillary alla causa di Obama. Nella sua prima apparizione dopo Denver, l’ex first lady è stata molto efficace nel lanciare il suo slogan contro i repubblicani: «Né perché, né percome. Né McCain, né Palin ». Ma ha evitato di attaccare frontalmente la governatrice dell’Alaska, la cui scelta ha anzi definito «un grande traguardo ». C’è insomma chiara riluttanza da parte di Hillary a fare della sua campagna una battaglia tra due donne. Quando il pubblico di Tampa, in Florida, le ha chiesto, «perché non dici qualcosa di Sarah?», Hillary ha risposto: «Non credo sia il tema di questa elezione. Il tema è la differenza tra noi e i nostri avversari ». Chi pensa che i repubblicani, chiunque essi siano, possano riparare il disastro che hanno creato, probabilmente crede anche che l’iceberg avrebbe potuto salvare il Titanic. «Hillary non vuol fare il cane d’attacco – dice il suo consigliere ”, farebbe aumentare i rating dell’ascolto televisivo, ma non farebbe bene ai democratici. Certo, guardando indietro, se Obama avesse scelto lei come vice, forse McCain ci avrebbe pensato due volte prima di prendersi Sarah Palin. Ma il passato è passato, ora siamo qui e Hillary vuole essere certa che il suo contributo alla causa, in questo momento delicato, sia quello giusto». I problemi di Obama non sono solo nei sondaggi, dove il rimbalzo regalato a McCain dalla convenzione di Saint Paul e soprattutto dalla scelta rivoluzionaria di Sarah «Barracuda » Palin come vice, ha portato il candidato repubblicano alla pari, se non leggermente in testa. Come ha rivelato il New York Times, desta preoccupazioni anche il finanziamento della campagna, fin qui andato a gonfie vele, grazie alla capillare e continua raccolta via Internet assicurata da oltre 2 milioni di piccoli sostenitori. A differenza di McCain, che sta per incamerare 84 milioni di dollari dalle casse pubbliche, Obama ha rinunciato al contributo federale e quindi ai limiti che questo comporta. Ma i grandi finanziatori ereditati dai Clinton non stanno dando i risultati sperati, donando meno del previsto. Barack si trova così sotto pressione, dovendo ancora dedicare energie alla raccolta di fondi e rubando in tal modo tempo alla campagna, mentre John McCain e l’ormai inseparabile Sarah Palin sono sul campo a tempo pieno. Paolo Valentino