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 2008  settembre 10 Mercoledì calendario

la Repubblica, mercoledì 10 settembre Chi ritiene che quello del banchiere sia un mestiere noioso avrà dovuto ricredersi quest´anno

la Repubblica, mercoledì 10 settembre Chi ritiene che quello del banchiere sia un mestiere noioso avrà dovuto ricredersi quest´anno. Difficile trovare un periodo vissuto più pericolosamente da chi è alla guida di istituti di credito. Tra mercati interbancari improvvisamente diventati illiquidi, crediti con tripla A riclassificati come inesigibili, strumenti finanziari che di colpo si rivelano privi di un mercato, pesanti svalutazioni di partecipazioni azionarie e risparmiatori soggetti ad attacchi di panico, se ne sono viste di tutte e di più. Chi gestisce i soldi degli altri deve proiettare un´immagine di onestà e solidità presso i risparmiatori (che devono essere convinti a ricevere una bassa remunerazione dai propri risparmi in cambio di un basso rischio) e gli investitori (che devono essere indotti a pagare tassi più alti pur di disporre di crediti più a lungo termine). In tutto il mondo i banchieri hanno negli ultimi 12 mesi cercato prima di contenere (se non occultare) le perdite, poi si sono adoprati per attrarre capitali freschi per ridurre un livello di esposizione diventato eccessivo rispetto ai mezzi propri e, al tempo stesso, rassicurare le famiglie, le imprese e le altre banche sulla propria solvibilità. Ogni ritardo nel processo di ricapitalizzazione accentuava il crollo della fiducia rendendo indispensabile una ricapitalizzazione ancora più rilevante. Purtroppo non siamo ancora usciti da questa crisi, come mostra anche il salvataggio di Fannie Mae e Freddie Mac. La ripresa delle borse (non in Cina!) subito dopo la notizia non deve ingannare: i titoli bancari hanno solo recuperato le perdite della settimana precedente. Chi temeva il contagio della crisi finanziaria su quella reale, oggi deve fare i conti anche con il fenomeno opposto. Soprattutto in Europa è il rallentamento dell´attività economica, il profilarsi di una recessione continentale, ad aggravare la posizione delle banche, anche di quelle che sono sin qui rimaste abbastanza ai margini della crisi, come le grandi banche italiane. Hanno anche loro sempre più bisogno di capitali di fronte alle pesanti minusvalenze che stanno accumulando con il crollo di borsa. Insomma, di questi tempi, il lavoro del banchiere non è certo un lavoro part-time. Eppure alcuni banchieri italiani continuano ad annoiarsi e allora preferiscono occuparsi d´altro. Un ricco petroliere di Abu Dhabi che in questi giorni avesse letto con cura i giornali italiani per capire dove mettere i propri soldi avrebbe probabilmente tratto la conclusione che l´amministratore delegato di Banca Intesa, Corrado Passera sia un ministro dei trasporti e delle telecomunicazioni. noto che i banchieri facciano ampiamente ricorso ad aerei e telefonini, ma questo non significa avere competenze specifiche su questi mercati. Un conto è definire un piano finanziario per cercare di recuperare un credito (a proposito: a quanto ammonta la posizione debitoria di Air One con Banca Intesa?), un altro è definire un vero e proprio piano industriale, scegliendo compagni di cordata e partner strategici. L´incompetenza aumenta il rischio, anziché ridurlo. Certamente al petroliere di Abu Dhabi non avrà fatto piacere leggere che Passera sceglie i compagni di ventura sulla base della loro certificata italianità. E tenere un alto profilo, soprattutto sui giornali in cui si hanno partecipazioni rilevanti, può comportare anche un profilo di rischio molto elevato. Non si espone solo il capitale investito, ma anche la reputazione della propria banca. E molti nemici, nel caso di un banchiere, non implicano necessariamente molto onore. Un banchiere che avrebbe bisogno di più onore è Cesare Geronzi. I giornali parlano meno di lui e, soprattutto, hanno amnesie sul suo passato. Bene ricordarlo. Geronzi ha subito una interdizione giudiziaria temporanea dall´attività bancaria a opera del Gip di Bologna in relazione all´inchiesta sul crac Parmalat; è indagato per il crac della Cirio, per il caso Parmalat-Ciappazzi e per la vicenda Eurolat, con un rinvio a giudizio con l´accusa di concorso in bancarotta e usura. Ha già subito una condanna in primo grado per concorso in bancarotta nel caso Italcase Bagaglino a un anno e otto mesi di reclusione ed è stato dichiarato temporaneamente inabile all´impresa commerciale e agli uffici direttivi. Oggi Geronzi concentra su di sé la gran parte dei poteri in Mediobanca, essendo anche presidente del patto di sindacato, del consiglio di sorveglianza e del comitato governance. Non pago di tanto potere, vuole fare ancora di più. Cerca in tutti i modi di gestire altre imprese e, soprattutto, di far gestire la propria banca dai rappresentanti di Generali, Rcs e Telecom, tutte "persone di qualità ed educate". Il significato ultimo dell´attacco alla struttura duale di Mediobanca che si sta consumando in questi giorni è proprio questo. Come De Coubertin, Geronzi probabilmente ritiene che "l´importante sia partecipare" più che vincere. Per questo si permette di sfiduciare i manager che hanno sulla carta le responsabilità operative e schiera la sua banca in alleanze tutte italiane. Consola notare che oggi, a differenza che in passato, Banca d´Italia si trova sulla sponda opposta. Geronzi e Passera non potrebbero essere banchieri più diversi fra di loro. Appartengono a due generazioni diverse, provengono da mondi distanti anni luce e avevano sin qui seguito logiche diverse nello svolgere la loro professione. Per questo stupisce vederli insieme nell´interpretare il ruolo di banchiere come quello di un comandante che schiera le proprie truppe. Ma stupisce ancor di più il fatto che nessuno faccia loro notare che chi deve intermediare dovrebbe evitare di prendere parte alle risse. Ed è davvero strano che nessuno faccia loro presente che, in nome dell´italianità, hanno comprato a 2,45 euro azioni Telecom che oggi valgono poco più di un euro. O tra le funzioni sociali delle fondazioni bancarie rientra anche quella di trovare diversivi per banchieri annoiati? Tito Boeri