varie, 9 settembre 2008
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Abdul Lida
• Kabul (Afghanistan) 1973. Perfomer. «La biografia di Lida Abdul ricorda quella di tanti fuoriusciti che ce l’hanno fatta. Leggendo la sua storia, vengono in mente Marjane Satrapi – ex adolescente iraniana in fuga dalla sua Persepolis – o Khaled Hosseini, esule di Kabul ora scrittore da best seller. Proprio con l’autore de Il cacciatore di aquiloni Abdul condivide il paese d’origine: l’Afghanistan. Quel mondo di pietra e cenere che lei ha abbandonato a sei anni – nel 1979, dopo l’invasione sovietica – e che oggi racconta attraverso i video, le fotografie e le performance (Global porn del 2004 è un’essenziale denuncia della condizione femminile sotto l’islam fondamentalista) in tutto il mondo. Il MoMA di New York le ha dedicato una presentazione [...] inserendo poi due sue opere nella collezione permanente. [...] performance e immagini della Abdul – “gesto” e ripresa in digitale vanno di pari passo – sono [...] prove di “rianimazione” del paesaggio afgano, cerimonie funebri al contrario, evocazioni di assenze. Come in Clapping with stones, dove il silenzio e il vuoto delle nicchie di Bamiyan sono interrotti da uomini in nero che battono le pietre tra loro. Un rumore che tenta di rompere la quiete dei disastri della guerra» (Dario Pappalardo, “la Repubblica” 21/4/2008).