Francesco Sisci, La Stampa 9/9/2008, pagina 14, 9 settembre 2008
La Stampa, martedì 9 settembre Per il supermaschilista Giappone, sull’orlo di una crisi esistenziale, si prepara una cura choc
La Stampa, martedì 9 settembre Per il supermaschilista Giappone, sull’orlo di una crisi esistenziale, si prepara una cura choc. Potrebbe essere una donna, Yuriko Koike, ex conduttrice televisiva, esperta di questioni di sicurezza, con un’ottima conoscenza dell’arabo, a guidare il prossimo governo. La prima donna premier a Tokyo, una Thatcher in kimono, dura e preparatissima. Dopo le dimissioni del premier Fukuda, il partito di governo Liberal democratico (Ldp) deve proporre un nuovo nome, con un occhio rivolto alle elezioni del prossimo anno nelle quali rischia di essere surclassato dal Partito democratico (Pdj). C’è bisogno di una scossa, anche a costo di rovesciare ogni tradizione. Quella che promette Koike: «Mi impegnerò con tutta me stessa per cambiare la società giapponese. Il mio motto è cambiare ciò che deve essere cambiato e proteggere ciò che merita di essere protetto». Yuriko Koike nasce il 15 luglio 1952 nel sud conservatore del Paese, a Kobe, la città celebre per la produzione di manzo allevato con la birra. Nel 1972 i genitori la mandano a studiare all’università americana al Cairo. Koike perfeziona l’inglese e impara l’arabo, e vive in una società molto diversa da quella giapponese, cose non comunissime nella classe politica di Tokyo. Comincia a lavorare nel 1977 come interprete e l’anno dopo coordina servizi giornalistici speciali su Gheddafi e Arafat. Dal 1979 partecipa il programma di approfondimenti tv «Questioni correnti» e dal 1988 conduce una trasmissione economico- finanziaria. Il passaggio alla politica arriva all’inizio degli anni Novanta. l’epoca della grande crisi politica del Giappone, in cui lo Ldp va per la prima volta all’opposizione e si spacca. Lei milita in diverse formazioni e fa le sue prime esperienze parlamentari in varie commissioni. Nel 2003 è Junichiro Koizumi a nominarla a sorpresa ministro dell’ambiente. Koike è una fedelissima del premier e fa parte del gruppo ristretto chiamato «i killer di Koizumi». Lo stile è quello modesto e cerimonioso delle nipponiche, ma più che una geisha Koike è un samurai, dal sorriso soave e il morso implacabile. Nel 2006 viene chiamata al ministero della difesa nel 2006 nel governo del «duro» Shinzo Abe: il primo ministro della Difesa donna della storia giapponese. Anche se nel passato c’erano state donne samurai, provette nell’arte della spada, è una svolta radicale. Forse tanto radicale che lei lascia il posto dopo appena 54 giorni. Ufficialmente le dimissioni sono legate a una commessa di incrociatori di classe Aegis americani. In realtà pare che siano avvenute per uno scontro frontale con alcuni generali sulle nomine di dirigenti della difesa. In una nazione dove le donne non partecipano alle cene di affari, e dove una presenza femminile fa cambiare il tono della conversazione tra uomini, la Koike non avrà mai vita facile. Ma ora tempi sono maturi per una svolta ancor più radicale: il modello economico e politico giapponese perde colpi da due decenni e il Paese teme di ritornare in uno stato di sudditanza verso la Cina, che cresce freneticamente, restando però sotto l’influenza americana per quanto riguarda la sicurezza. «Il potere delle donne - ha assicurato Koike - contribuisce a sostenere il Giappone: voglio creare politiche per un migliore uso di tale potere, consentendo vita privata e più bambini pur essendo parte della società». Di certo la Koike non è una persona facile. Non è legata alle grandi correnti dell’Lpd. Tra i volumi che ha scritto ce ne sono tre sul suo rapporto con il mondo arabo. Uno s’intitola «Scalare le piramidi in kimono». In Egitto ha lasciato parte del cuore: ha una versione in arabo del suo sito ufficiale, dove si mostra avvolta in un chador nero. Ma non teme di mettersi in mostra. «Sono forte, ho un carattere forte, ma non sono bella», dice con un po’ di civetteria. Indossa compìti tailleur, ma con colori caldi. Anche nelle foto ufficiali non nasconde una mèche rossa, omaggio alla moda dei giovani di Tokyo che si tingono i capelli di tutti i colori. Il Giappone potrebbe trovare in lei la sua Lady di ferro. Ma vorranno e sapranno i duri, aspri politici giapponesi essere, per una volta, in via quasi sperimentale, guidati da una donna? Francesco Sisci