Martin Van Creveld, Corriere della Sera 9/9/2008, pagina 36., 9 settembre 2008
Corriere della Sera, martedì 9 settembre Nessuno può dire se Israele e/o gli Usa attaccheranno l’Iran – come si sa, non ci sono limiti alla follia umana
Corriere della Sera, martedì 9 settembre Nessuno può dire se Israele e/o gli Usa attaccheranno l’Iran – come si sa, non ci sono limiti alla follia umana. Quello che è chiarissimo, almeno per lo scrivente, è che né gli Usa né Israele possono permettersi di muovere guerra all’Iran. E vi spiego perché. Innanzitutto, e malgrado quanti sospettano un mullah dietro ogni angolo, non esistono prove concrete che, davanti al rischio di vedere il loro Paese cancellato dalle ben note capacità militari israeliane, gli iraniani siano meno razionali, o più impazienti di andare in paradiso, di tanti altri esseri umani. pur vero che Ahmadinejad non ama Israele e ne auspica la rovina. Eppure i suoi strali forse sono semplicemente segno della sua impotenza. Ad ogni modo, è questa l’opinione di una parte degli israeliani. anche vero che Ahmadinejad ha promesso di rispondere al fuoco se attaccato, ma quale capo di Stato si comporterebbe diversamente? In tutti questi anni, però, né Ahmadinejad, né gli altri leader iraniani hanno mai asserito che l’Iran è pronto ad aggredire Israele di propria iniziativa e senza provocazione. Secondo, è vero che i danni che l’Iran può infliggere a Israele sarebbero assai limitati. Tuttavia i suoi sottomarini, i missili terra-aria e gli attentatori suicidi a bordo di potenti motoscafi potrebbero seminare il panico nel Golfo. Persino adesso, appena si agita lo spettro della guerra, i prezzi del greggio schizzano verso l’alto. Dove arriveranno al primo colpo di cannone, è impossibile dirlo. La guerra potrebbe rivelarsi breve, come affermano alcuni strateghi americani, oppure lunga, come si è rivelato il conflitto iracheno, chi può prevederlo? Sappiamo solo con certezza che il danno al tessuto economico mondiale, già fragile, sarebbe devastante. Terzo, questo ipotetico conflitto è fattibile? Si ricorda spesso, come modello nel suo genere, l’attacco israeliano del 1981 contro il reattore iracheno. Lo stesso vale per il raid israeliano contro le installazioni siriane nel settembre del 2007. La superiorità dell’aviazione, dell’elettronica e degli armamenti di precisione teleguidati ha consentito a Israele di sferrare questi due attacchi. E si dà per scontato che le attrezzature americane più sofisticate saranno anche in dotazione dell’esercito israeliano. Ma il programma nucleare iraniano non assomiglia né a quello siriano, né a quello iracheno. molto più articolato, maggiormente dislocato nel Paese, meglio protetto, camuffato, e forse anche duplicato. Alcuni impianti, si dice, sono installati in varie grotte da un capo all’altro dell’Iran e nemmeno i servizi segreti più abili del mondo possono affermare con certezza di aver identificato tutti i nascondigli. Fattore ancor più importante, stavolta mancherà l’elemento vitale della sorpresa. Quarto, occorre chiedersi se l’intelligence su cui si basano Israele e i governi occidentali sia davvero così affidabile. Chi conosce i resoconti sullo sviluppo del programma nucleare iraniano sa benissimo che, nel corso degli ultimi sedici anni, i servizi americani, israeliani e di altri Paesi hanno a più riprese avvertito che Teheran sarebbe riuscita a produrre un’arma atomica nell’arco di tre-cinque anni. Sono questi pertanto gli argomenti contrari a una possibile guerra all’Iran. Qualunque cosa Bush, Cheney, Gates, Condi Rice, Olmert e il generale Barak decidano di fare, dovranno prendere una decisione in tempi assai brevi. Martin Van Creveld