Gabriele Romagnoli, la Repubblica 9/9/2008, pagina 33, 9 settembre 2008
la Repubblica, martedì 9 settembre Pensate al mondo in cui viviamo come a un viaggio aereo. Quel che dovete considerare è che la stragrande maggioranza degli abitanti del pianeta non l´ha mai fatto e mai lo farà
la Repubblica, martedì 9 settembre Pensate al mondo in cui viviamo come a un viaggio aereo. Quel che dovete considerare è che la stragrande maggioranza degli abitanti del pianeta non l´ha mai fatto e mai lo farà. A terra, a guardare i passeggeri che s´imbarcano. Tra quelli che volano i più (siete probabilmente tra quelli) hanno un biglietto di economy. Viaggerete, ma non troppo comodi. Vi capiterà, all´imbarco, di vedere altri passeggeri che non fanno la fila, arrivano riposati da comode lounge, scompaiono attraverso porte riservate. Una tendina che le hostess premurosamente tireranno vi impedirà di vedere i privilegi di cui costoro (con un biglietto di business o first class pagato da chi li ingaggia) godranno. Qualche volta uno spiraglio vi concederà di ammirare, rosicando estasiati, poltrone che diventano letti, coperte di cachemere e schermi video personali con decine di film tra cui scegliere. Penserete di aver visto tutto, la punta dell´iceberg, il paradiso. Sbaglierete. Perché, come avrebbero dovuto mettervi nella testa a lezione di catechismo, il paradiso è qualcosa che non potete immaginare. Perché ci sono quelli che volano e non incrocerete mai. Non decollano e atterrano dai vostri comuni aeroporti. Non hanno un biglietto, hanno un aereo. Un "aereo verde". Li chiamano così perché questo è il colore che hanno tutti quanti prima di essere ripitturati con le tinte e le insegne dell´acquirente. Sono i Gulfstream che dagli hangar della casa madre in Georgia vengono spediti in aeroporti privati. A disposizione di chi? Dell´Elite. Della Superclasse. Dell´1% che possiede il 40% delle ricchezze del pianeta. Di uno dei 37 atleti che guadagnano, nel complesso, quanto tutte le altre decine di migliaia di sportivi messi insieme. Di uno dei 14 presidenti di banca che, chiusi in una stanza, possono risolvere qualunque crisi finanziaria. Dell´unica rockstar che può farsi fotografare con i leader del G8. Del solo scrittore che pranza al "Gentiana" di Davos con Bill Clinton, Bill Gates e non paga il "bill" (il conto). L´unico modo che avete per avvicinarvi a questa remota, minuscola, esplosiva galassia è leggere Superclass di David Rothkopf, un libro che ha fatto discutere in America e ora arriva in Italia. L´incipit è un patto chiaro: "Questo è un libro sul potere. E sul fatto che è concentrato nelle mani di un numero sorprendentemente ristretto di persone nel mondo". Rothkopf è convincente perché non è un giornalista, ma un "insider": lavora nella finanza, offre consulenze ai poteri forti, si aggira per Davos, è stato accanto a Henry Kissinger. Ci dice che il principio di Pareto, per cui l´80% dei risultati dipende dal 20% delle cause è superato. Basta molto meno del 20% dei suoi abitanti per far girare la Terra in un senso o nell´altro. Davvero bastò convocare 14 superdirigenti di banca (da Germania, Svizzera, Gran Bretagna, Stati Uniti, zero italiani, zero asiatici) per risolvere la crisi dei derivati. E davvero un nucleo ristretto e saldamente collegato determina l´agenda mondiale. Non è una teoria del complotto, non si va a parare dalle parti di Bildeberg o del Nuovo Ordine Mondiale, qui si gioca con dati di fatto. Il potere è economia, la politica viene a ruota. I ruoli sono intercambiabili. Chi ha soldi entra in politica. Chi ha finito con la politica passa a incarichi economici. Sono sempre gli stessi: dalla Casa Bianca al Carlyle Group, aguzzate la vista, cambia la foto di gruppo, non le facce che sorridono. Non è un´illusione ottica, ci governano gli stessi "happy few", i pochi felici e fortunati che stanno in cima, oltre le nuvole, dove né i nostri occhi né i nostri cannocchiali a buon mercato arrivano. Chi sono? E´ abbastanza facile concordare con Rothkopf nei fondamenti. Per entrare nell´Elite devi essere maschio, avere tra i 50 e i 65 anni, una cultura classica, studi in una università che conta. Devi esserti fatto le ossa in una istituzione di rilievo. Essere ricco. E fortunato. Perché neppure tutti i requisiti aprono la porta. Perché l´iscrizione non è permanente. E attenzione: si può entrare anche da un ingresso laterale: quello degli artisti, dei predicatori, dei terroristi. Tutti dotati di un ascendente eccezionale. Fuori i nomi, allora. Ed è qui che potremmo discutere. La lista di Rothkopf comprende: ex presidenti come Clinton, ma non come Gorbaciov, include l´oligarca russo Abramovich che dinamicamente compra squadre di calcio e altri giocattoli, ma non l´83enne svedese Birgit Rausing che su un analogo monte di soldi si limita a stare seduta. E ancora: il presidente della Banca Popolare Cinese e quello della ExxonMobil, Osama bin Laden, il Papa e il Dalai Lama (valendo il principo che anche per le religioni tre su migliaia contano), i cantanti Bono e Shakira, lo scrittore Paolo Coelho. Unico italiano citato: Silvio Berlusconi. Sarebbe curioso fare una lista della élite italiana, individuare gli occulti rettori del gioco nostrano. E poi accorgersi che fuori dei confini non dettano l´agenda neppure di un giorno d´agosto, non figurano in nessuna rubrica. Gabriele Romagnoli