Luca Iezzi, la Repubblica 9/9/2008, pagina 3, 9 settembre 2008
ROMA - Privilegiati o schiavizzati? Piloti e assistenti di volo hanno visto i loro stipendi bloccati da ormai 4 anni di crisi a fronte di un aumento delle ore lavorate
ROMA - Privilegiati o schiavizzati? Piloti e assistenti di volo hanno visto i loro stipendi bloccati da ormai 4 anni di crisi a fronte di un aumento delle ore lavorate. Ora gli viene proposto un nuovo taglio del 25% con l´alternativa di perdere il posto se la difesa delle loro prerogative contrattuali facesse fallire la trattativa. La spiegazione è che Alitalia e suoi lavoratori (specie piloti e assistenti di volo), sono simili a quei nobili decaduti che vivono in grandi manieri, ma non hanno i soldi per comprarsi da mangiare. La compagnia di bandiera è ormai lontana dal club delle grandi d´Europa che garantiscono stipendi alti e status, ma conserva una struttura di contratto simile. Il pilota medio di Alitalia, con un massimo di 121mila euro lordi annui, guadagna il 20-30% in meno rispetto a un collega francese o tedesco. Ma prendere come pietre di paragone "i nobili" veri è meno frustrante se si è un comandante: dall´alto di 24 anni o più di anzianità, i "graduati" di Alitalia sono ormai gli unici ad avere livelli retributivi simili alle grandi compagnie come, ad esempio, Air France. Il nuovo standard lo danno le altre "decadute", come Swiss, anch´essa nata sulle ceneri di un fallimento: un pilota svizzero (ora gruppo Lufthansa) guadagna infatti circa 105 mila euro lordi l´anno. Passi in avanti sulla produttività sono stati fatti anche alla Magliana: dal 2005 i piloti possono volare fino a 850 ore di volo l´anno, più di tutti in Europa, ad un passo dal limite di legge delle 900 ore. Ma nella realtà le ore effettive non arrivano ai picchi di Lufthansa e Air France, perché la compagnia non riesce ad incrociare piloti e aerei. Si pagano i tanti cambi al vertice e strategie figlie più della volontà dei governi in carica piuttosto che delle esigenze del mercato. Ma la colpa è anche di contratti ormai anacronistici che frappongono mille ostacoli: i piloti hanno 45 giorni di ferie e gli assistenti di volo 49; le hostess godono di un giorno di riposo in più al mese e, se dimostrano di dover accudire un minore, non volano mai oltre le otto di sera. I piloti vantano tassi di assenteismo del 6% rispetto all´1,5-3% dei concorrenti. Per un volo a medio raggio devono esserci almeno due capocabina quando in Air One ne basta uno. In questa giungla chi vuol lavorare poco ci riesce facilmente mentre un manager che vuole ridurre i costi è destinato al fallimento. Le spese si moltiplicano: i permessi e i distacchi per attività sindacale, costano ad Alitalia 13,5 milioni l´anno, 7 milioni l´anno si perdono per prelevare riaccompagnare a casa gli equipaggi, 13 milioni di euro andavano in fumo per prenotare stanze d´albergo a Milano per i lavoratori romani ai tempi dell´hub di Malpensa. Ai manager Cai, però, non basta riproporre il modello Air One che è riuscita ad imporre livelli salariali più bassi e più efficienza. L´ad Rocco Sabelli ha proposto una serie di tagli anche per cautelarsi dal remake degli eccessi del passato, puntando alla riduzione sia della parte fissa che di quella variabile dello stipendio. Si aggiunge l´abolizione della 14esima e per gli assistenti di volo la riduzione delle maggiorazioni salariali per il lavoro festivo, notturno e domenicale. Le ferie scendono ad un massimo di 35 giorni per i piloti e 30 per hostess e steward e le norme sulle malattie diventano più restrittive. I riposi tra i voli scendono a 30 giorni a trimestre. Per il personale di terra l´orario aumenta da 37,5 a 40 ore settimanali. Luca Iezzi