varie, 9 settembre 2008
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Rousseff Dilma
• Belo Horizonte (Brasile) 14 dicembre 1947. Politico. Presidente del Brasile (eletta al ballottaggio del 31 ottobre 2010) • «[…] origini bulgare [...] è una donna di ferro con alle spalle un passato da militante di sinistra che, durante la dittatura brasiliana, le costò anche il carcere e la tortura. Questa donna dai capelli rame ed occhi gentili, arriva al top della sua lunga carriera nel 2005, quando prende il posto di Josè Dirceu nel governo Lula messo a dura prova da scandali per corruzione. Un inseparabile labrador nero e due divorzi alle spalle, la signora del Planalto difficilmente avrebbe immaginato che tre anni dopo proprio il suo nome sarebbe stato in pole position per quella carica, più in alto di ogni altra. Nasce a Belo Horizonte, studia in un collegio di monache ma poi sposa progressivamente la causa rivoluzionaria. Rincorsa dalla polizia, poi in fabbrica accanto agli operai mentre vedeva i suoi migliori amici imprigionati dal regime. Dilma a 18 anni era una testa calda, ma di strada ne avrebbe fatta. Attivista del Comando de Libertação Nacional (Colina), organizzazione che riuniva piccoli gruppi di sinistra radicale, la Rousseff iniziò a dare lezioni di marxismo ai militanti del settore operaio. Aiutò anche la preparazione di una serie di rapine in banca i cui proventi servivano per accrescere le fila del movimento. Ma la vera fama della “compagna Dilma” arriva poco tempo dopo quando è ormai a capo del Colina e progetta insieme ai suoi quello che passerà alla storia come il colpo più redditizio della lotta armata nel mondo, il furto della cassaforte di Adhemar de Barros, ex governatore di San Paolo. All’inizio del gennaio 1970 arriva [...] anche l’esperienza nel carcere. E quello della dittatura sa essere duro con le donne. “Erano le quattro del pomeriggio - racconta in un’intervista a Istoe - ero in una strada di San Paolo quando circondarono un compagno. Provai a fuggire infilandomi in un negozio ma riuscirono a prendermi”. Ventidue giorni di torture. Ma la tempra di Dilma è forte e da quell’esperienza esce temprata: “Ho resistito, non riuscirono a farmi dire neanche dove abitavo”. [...]» (Rosita Cavallaro, “Il Messaggero” 9/9/2008).