Pietro Garibaldi, La Stampa 3/9/2008, pagina 1, 3 settembre 2008
Per i sindacati italiani l’autunno che abbiamo davanti si appresta a essere caldo. In gioco non è solo qualche rivendicazione salariale o qualche minaccia di sciopero
Per i sindacati italiani l’autunno che abbiamo davanti si appresta a essere caldo. In gioco non è solo qualche rivendicazione salariale o qualche minaccia di sciopero. In gioco è invece il ruolo stesso dei sindacati nella società italiana dei prossimi anni. In questi giorni i sindacati sono infatti impegnati in due trattative molto diverse e molto delicate. Da un lato il negoziato sugli esuberi della ex Alitalia. Molti commentatori definirono una Caporetto del sindacato il giorno in cui Air France abbandonò la trattativa per l’acquisto di Alitalia. Vedremo come si svilupperà la nuova trattativa. Per la produttività del Paese è però più importante il secondo tavolo su cui sono in questi giorni impegnati i sindacati. il tavolo della riforma del sistema contrattuale. Il sindacato ha l’occasione per dimostrare al Paese di essere una grande forza riformatrice. L’aumento estivo dell’inflazione e il rallentamento della crescita economica hanno posto la difesa del potere d’acquisto dei salari al centro delle preoccupazioni di milioni di lavoratori. La ripresa del negoziato tra le parti sociali è quindi certo una buona notizia. I dati sugli aumenti salariali fino a luglio sono fortunatamente confortanti. Anche grazie al rinnovo di alcuni importanti contratti dei servizi, l’aumento medio è risultato pari al 4,3%, poco superiore all’inflazione di agosto, confermata al 4%. Alla luce di questi dati, la vera emergenza non è la perdita del potere d’acquisto dei salari, quanto piuttosto la bassa crescita reale dei salari e dell’intera economia. Per contribuire al rilancio della produttività, sindacati e Confindustria si sono formalmente impegnati a concludere la riforma delle relazioni industriali entro il 30 settembre. All’inizio dell’estate alcuni passi avanti nel negoziato sono stati fatti, ma i due nodi del negoziato stanno venendo al pettine. Innanzitutto vi è il problema di quale livello di inflazione si deve prendere come base di riferimento per negoziare i futuri aumenti contrattuali. L’inflazione programmata all’1,7 per cento stabilita dal governo a luglio in sede di programmazione economica è oggettivamente irrealistica alla luce di un’inflazione effettiva stabilmente vicina al 4 per cento. Per superare lo stallo occorre guardare all’Europa e prendere come àncora di riferimento l’obiettivo di inflazione della Banca Centrale Europea, fissato al 2 per cento nei regolamenti ufficiali. Il secondo nodo del negoziato riguarda il peso da dare alla contrattazione aziendale. La Confindustria vorrebbe spostare la determinazione dei salari a livello di impresa in modo da legare salario e produttività in ogni azienda. I sindacati sono in principio d’accordo, ma molto più cauti. Da un lato sono preoccupati di perdere un ruolo di primo piano in tutte le scelte importanti del Paese. Da un altro lato, e in modo molto più condivisibile, sono preoccupati di tutelare i lavoratori delle piccole imprese dove non esiste una rappresentanza formale dei lavoratori. Il negoziato non sarà quindi facile. Il governo, dal canto suo, dovrebbe lavorare per un mercato del lavoro in cui le regole valgono per tutti i lavoratori, indipendentemente dalla dimensione dell’azienda e dal settore di provenienza. L’esecutivo ha scelto a giugno di detassare in via provvisoria gli straordinari e i recuperi di produttività. Personalmente considero questo provvedimento discutibile, anche perché non semplifica la contabilità e l’amministrazione aziendale e non va incontro alla necessità di aumentare l’offerta di lavoro femminile. La detassazione degli straordinari ha però trovato il consenso di tutte le parti sociali e rappresenta comunque una riduzione di pressione fiscale. Anche per facilitare il negoziato sulla riforma del sistema contrattuale, è opportuno che con la prossima finanziaria il governo chiarisca in via definitiva il destino di questo provvedimento. Per quanto discutibile, la detassazione degli straordinari rimane infatti un provvedimento che riguarda l’intera economia e gli interessi di milioni di lavoratori di piccole e grandi aziende. Il rilancio del Paese richiede davvero uno scatto d’orgoglio delle parti sociali. L’insuccesso delle due trattative in corso rischierebbe di portare il sindacato, già oggi in uno stato di chiara difficoltà, verso un lento e inesorabile declino. Uno scenario che non vorremmo nemmeno considerare. Pietro Garibaldi