Stefano Sansonetti, ItaliaOggi 5/9/2008, pagina 6., 5 settembre 2008
ItaliaOggi, venerdì 5 settembre L’immagine più buffa è nel sito internet della Sogesid, società del ministero dell’economia che si occupa di gestione delle risorse idriche e di tutela ambientale
ItaliaOggi, venerdì 5 settembre L’immagine più buffa è nel sito internet della Sogesid, società del ministero dell’economia che si occupa di gestione delle risorse idriche e di tutela ambientale. Cliccando su «comunicazioni legali» si vede una bella transenna, due coni segnaletici, un semaforo e l’avviso «under construction». Un modo per dire che delle consulenze date dalla società non c’è traccia. Per non parlare del sito della Rai, dove da più di un anno, alla voce «contratti di consulenza», campeggia un immarcescibile «lavori in corso». A seguire i casi dell’Enav, della Sace, della Gse spa, del Poligrafico e delle Ferrovie dello stato: tutte quante presentano diligentemente una bella griglia per la pubblicazione delle loro consulenze. Griglia mestamente vuota. Insomma, sul vorticoso mondo degli incarichi conferiti dagli enti pubblici, la trasparenza stenta ancora ad attecchire. Con buona pace di almeno tre leggi finanziarie e della crociata portata avanti lancia in resta dal ministro della pubblica amministrazione, Renato Brunetta. ItaliaOggi ha fatto una ricognizione sullo stato della pubblicazione dei dati relativi al 2008. Ne viene fuori un panorama avvilente, sintetizzato nella tabella in pagina. Su 27 società controllate dal ministero dell’economia, per esempio, si scopre che soltanto 6 hanno pubblicato le consulenze sui loro siti. Vale la pena citarle, visto il primato che possono vantare: Cinecittà holding, Sogin, Tirrenia, Fintecna, Alitalia servizi e Rfi. Tra le rimanenti ve ne è qualcuna che alza il velo sugli incarichi, ma si tratta di quelli vecchi, tutti conferiti negli anni scorsi. il caso della Consap, della Sogei, di Sviluppo Italia e di Eur spa. Altre invece pubblicano solo il compenso dei loro vertici. Sono soltanto 3, ovvero Anas (il cui ad, Piero Ciucci, mette in tasca 750 mila euro), Cdp (il direttore generale, Antonino Turicchi, si aggiudica 380 mila euro) e Consip (l’ad Danilo Broggi prende 355 mila euro). appena il caso di ricordare che la manovra fiscale del governo, approvata di recente, abbatte il tetto rappresentato dallo stipendio del primo presidente della Corte di cassazione (poco meno di 290 mila euro). Se poi si passa ai ministeri la musica non cambia molto. Su 21 dicasteri, con e senza portafoglio, quelli che alzano il velo sulle consulenze sono meno della metà, ossia 9. Tra gli inadempienti c’è il ministero della giustizia di Angelino Alfano, quello dell’istruzione di Mariastella Gelmini e lo Sviluppo economico di Claudio Scajola. Altri ministeri, come il Welfare di Maurizio Sacconi, e l’Interno di Roberto Maroni, pubblicano solo i dati sugli stipendi dei dirigenti e sulle assenze, ma sulle consulenze tutto tace. Per non parlare di quei dicasteri, tutti senza portafoglio, che non hanno nemmeno un sito internet. Parliamo delle Politiche giovanili di Giorgia Meloni, dei Rapporti con il parlamento di Elio Vito e della Semplificazione normativa di Roberto Calderoli. Note leggermente positive vengono dalle Agenzie fiscali e dagli enti previdenziali. Tra le prime soltanto il Demanio, da due anni a questa parte, non fornisce dati. Tra i secondi è l’Inps a distinguersi per inadempienza. Stefano Sansonetti