varie, 5 settembre 2008
GLISENTI
GLISENTI Paolo Roma 11 novembre 1951. Manager. Consigliere d’amministrazione della SoGe (la società che gestisce l’Expo di Milano 2015), per mesi amministratore unico in pectore, nel marzo 2009 si dimise • «[...] Il sindaco Letizia Moratti lo vuole a tutti i costi al comando della società che gestirà la grande Esposizione del 2015. A dispetto dei santi e dei fanti, leggi Silvio Berlusconi, Giulio Tremonti e gran parte di Forza Italia e An. [...] sposato in seconde nozze con l’attrice Eliana Miglio e braccio destro di Letizia Moratti fin dalla presidenza della Rai. Giornalista, manager dal piglio decisionista, è stato tra i protagonisti indiscussi della vittoria dell’Expo. A Milano (che non ama molto) si è fatto subito molti nemici. Modi sbrigativi e spicci. Celebre la frase con cui liquidò le aspirazioni assessorili di un consigliere: ”Nella vita non c’è solo il mestiere d’assessore. E ora scusi, ho un impegno, arrivederci”. Diventato sempre più forte, chiacchierato per un contratto da 900 euro al giorno a Palazzo Marino, Glisenti si trasforma nell’uomo Expo. La Moratti lo ha indicato fin dall’inizio come candidato indiscutibile alla carica di amministratore unico. Ed è subito guerra: con le altre istituzioni, con i soggetti privati e le fondazioni coinvolte nella vicenda. Troppi, questi poteri, nelle mani di uno solo. Roma non si preoccupa più di tanto del carattere spigoloso di Glisenti. Quanto dell’accentramento dei poteri. Per di più affidati ad un uomo di non stretta osservanza berlusconiana: di Glisenti si ricordano le amicizie radical chic di Capalbio, la frequentazione con Luca Cordero di Montezemolo (con cui ha lavorato a lungo) si ricorda suo padre, Giuseppe Glisenti, ai vertici dell’Iri, gran democristiano, vicino alla nomenclatura dc. Detto in sintesi: non è un uomo di fiducia del centrodestra. [...] Amato ed odiato con pari intensità. ”L’aspetto preminente di Paolo – attacca il letterato e francesista Giuseppe Scaraffia – è l’energia. Riesce a essere se stesso e di ottimo umore solo quando lavora tantissimo. Una volta, in barca, è stato dalle 7 fino a mezzanotte al telefono con la Moratti. In più è uno che sa fare squadra, ed è molto attento alle esigenze delle persone che lavorano con lui. L’unica che riesce a fermarlo qualche secondo è sua moglie Eliana che gli consiglia un libro, un film, un concerto...”. Barca e mare fanno pensare a Capalbio. Ma non sarà proprio questo a destare sospetti nel centrodestra? ”Paolo - continua Scaraffia – l’ho sempre visto come una persona indipendente e di buon senso. E in Italia questo si traduce subito in un’etichetta di destra o di sinistra. Ma lui non segue gli schieramenti”. Visione diametralmente opposta a quella di Vittorio Sgarbi: ”Glisenti è un sopravvalutato, è il vero mistero della Moratti. Quello che mi ha offeso e che ancora non mi spiego è perché il sindaco, avendo a disposizione me, che sono un Expo vivente, abbia scelto lui, che è l’immagine della depressione, l’elaborazione intellettuale del nulla”. Sgarbi è l’unico dei politici che hanno lavorato con Glisenti a non limitarsi a critiche off records: ”Chi è Glisenti? Che cosa ha lasciato al Mondo? Che cosa ha scritto, detto o fatto di importante? La difesa continua, con una tenacia quasi puerile, di questo insignificante è la prova dell’inadeguatezza della Moratti rispetto alla città e al suo ruolo”. A Capalbio, Glisenti prende il sole anche con Chicco Testa: ” una persona colta, ha scritto un libro sull’Europa niente male, ha un curriculum di prim’ordine. Credo paghi le colpe del fatto che la Moratti ha dato un impronta un po’ manageriale e decisionista al suo mandato. Quando uno fa, decide, è uomo d’ordine, inevitabilmente si attira le antipatie dei partiti, dei politici e dei poteri, perché la politica non sopporta la disciplina della decisione razionale”. [...] Tra gli amici di Glisenti, ”non ricordo neppure da quando, direi da sempre”, c’è Jas Gawronski [...]» (Maurizio Giannattasio Elisabetta Soglio, ”Corriere della Sera” 5/9/2008) • « I più benevoli, pochi a dire il vero, gli hanno affibbiato un soprannome che da solo dice tutto: ”il Glisa”. E Paolo Glisenti - ufficialmente responsabile delle relazioni istituzionali di Letizia Moratti, di fatto unico e vero alter ego del sindaco di Milano - proprio come un super ”Ghisa”, il vigile urbano meneghino, dirige tutto, dicasi tutto, il traffico in entrata e in uscita da Palazzo Marino. [...] ex giornalista del Corriere della Sera, ex manager della stessa Rcs - dove i critici ricordano peraltro [...] la poco esaltante esperienza finanziaria dell’acquisizione della Carolco - e poi presidente della Montedison Usa nell’era di Giuseppe Schimberni. Nel suo passato [...] c’è anche un’intesa profonda con Letizia Moratti e con suo marito Gianmarco. Un’intesa che si trasforma presto in collaborazione per sfociare quasi subito nella simbiosi professionale: prima al fianco della first lady milanese nella sua esperienza di ministro della Pubblica Istruzione, poi nell’attuale ruolo che travalica di gran lunga qualsiasi definizione tenti di contenerlo. Chi li ha visti al lavoro da vicino racconta stupito di un Glisenti che pare essere il vero motore politico e di comunicazione dell’amministrazione milanese. I consiglieri comunali - non solo quelli dell’opposizione - lamentano le delibere già ”blindate” che escono dal piano nobile di Palazzo Marino dove sono gli uffici dei due. [...] fatto anche di - cattivo - carattere il caso Glisenti. L’uomo è ruvido e non lo nasconde, e sul dato di fatto s’infrange qualsiasi scontato paragone con il suo omologo di Palazzo Chigi, Gianni Letta. Anche per questo la Milano salotti&affari, che pure considera i coniugi Moratti astro fondamentale della propria cosmologia, non ha proprio digerito il romanocentrico Glisenti. Lui non pare crucciarsene: scrolla le spalle e ricambia con ostentata indifferenza, sottolineata dal residence che ha scelto per i suoi soggiorni settimanali in area Madonnina prima di partire per il weekend verso l’amata Capalbio dove tiene - là sì - casa. Un esempio del reciproco disamore? Da anni, anche grazie al fatto che suo padre Giuseppe ne era già socio, Glisenti è membro del ”Clubino Dadi”, il mitico circolo della socialità meneghina dove quelli che vorrebbero contare, ma anche molti di quelli che contano già, farebbero carte false per entrare. Socio sì, ma al ”Clubino” non si è mai visto. E allo stesso modo è praticamente impossibile incontrarlo alle serate musicali organizzate da Francesco Micheli, alle cene di Fedele Confalonieri, ai parties nella casa in centro di Bruno Ermolli. Per trovarlo meglio bussare a Palazzo Marino - spesso senza avere la cortesia di una risposta, lamentano in molti - dove staziona in permanenza o affidarsi a una di quelle occasioni iperistituzionali come la Prima della Scala dove nemmeno lui può permettersi di mancare. Magari con a fianco la moglie Eliana Miglio, attrice e ora anche scrittrice con La grande invasione delle rane, che deve però rassegnarsi a vedere il suo nome comparire sui giornali per via di una qualche intercettazione in cui la stessa Moratti la segnala al benevolo interessamento di Silvio Berlusconi. Sbagliatissimo però dipingere Glisenti come un uomo che non conosce il valore delle relazioni. I suoi rapporti sono tanti e assai trasversali: si va da Romano Prodi e il suo entourage, cui lo lega anche l’esperienza del padre nella sinistra democristiana e nel mondo delle partecipazioni statali, a un rapporto che si dice solido con Massimo D’Alema. E poi il legame molto saldo e duraturo con il presidente della Fiat Luca Cordero di Montezemolo, che lo volle assieme a lui in Rcs, ma anche con l’ex giovinezza dorata degli arenili maremmani, da Chicco Testa a Claudio Petruccioli. Tanti, forse troppi amici, nelle stanze e nelle spiagge del centrosinistra, gli imputerebbero così i berlusconiani più ortodossi. [...]» (Francesco Manacorda, ”La Stampa” 10/9/2008).