Augusto Minzolini, La Stampa 5/9/2008, pagina 11, 5 settembre 2008
Della politica, quella tradizionale, a Silvio Berlusconi in questo momento importa poco e niente. Addirittura lui che è un tipo sanguigno non si lascia neppure coinvolgere dalle polemiche di Massimo D’Alema che lancia sospetti sull’operazione Alitalia usando il termine di merchant bank
Della politica, quella tradizionale, a Silvio Berlusconi in questo momento importa poco e niente. Addirittura lui che è un tipo sanguigno non si lascia neppure coinvolgere dalle polemiche di Massimo D’Alema che lancia sospetti sull’operazione Alitalia usando il termine di merchant bank. O dalle insinuazioni di Pierluigi Bersani che parla di imprenditori coinvolti nella cordata della compagnia aerea «con la pistola puntata alla tempia». «Sono dichiarazioni - è la risposta glaciale del Cavaliere - che si commentano da sole. Destituite di qualsiasi fondamento. Sia in un caso che nell’altro». E lo stesso vale per le questioni interne al centro-destra. Partecipa alle riunioni sul partito o agli incontri con An per centellinare gli equilibri nel Pdl solo per dovere d’ufficio. Quasi di malavoglia. E liquida l’idea di Gianfranco Fini di dare il voto agli immigrati con poche battute. Berlusconi, invece, ama occuparsi nel dettaglio di tutte le questioni che riguardano i rifiuti. E’ stato sei volte in quattro mesi a Napoli per parlare di inceneritori, raccolta differenziata, cassonetti, dei 250 lavoratori impegnati nel cantiere dell’inceneritore di Acerba. Ed è appassionato anche quando lancia un allarme agli altri enti locali: se non si muoveranno quello che è successo in Campania potrebbe capitare anche nel Lazio e in Calabria. Entra nello specifico delle vicende del tifo violento. Promette che «lo Stato tornerà a fare lo Stato», che verso questi fenomeni ci sarà «tolleranza zero», che saranno utilizzati anche nel nostro Paese i metodi con cui gli inglesi hanno ridotto gli «hooligans» al silenzio. Si occupa di ogni questione concreta, dalla più grande alla più piccola. Lo informano che sono stati tagliati i fondi del grande evento internazionale del forum delle culture di Napoli. E lui non fa una piega: «Io non sapevo che questo evento internazionale esistesse - risponde -, ma adesso che lo so mi adopererò per evitare che succeda». Insomma, il nuovo Cavaliere ascolta la gente per strada e non dice mai di no. Gli interessano più i lampioni di un viale che non l’ennesimo dibattito sul «dialogo sì, o il dialogo no» con l’opposizione. Ai raduni di Forza Italia a Gubbio preferisce la festa di Santa Rosa a Viterbo o la visita ai terremotati di San Giuliano di Puglia. E questa nuova metamorfosi di quel fenomeno politico che si chiama Berlusconi è già stata avvertita dall’opinione pubblica: ieri mentre mangiava una margherita da Brandi, la pizzeria più antica di Napoli, molti dei commensali - amministratori e passanti - lo imploravano di fare il sindaco alle falde del Vesuvio. Il Cavaliere si muove come se fosse davvero il sindaco d’Italia. Se a livello internazionale resta il premier che parla con Bush e riceve a Porto Rotondo Putin, nel Paese si comporta come un primo cittadino. «Appunto, il sindaco d’Italia - conferma il portavoce Paolo Bonaiuti -, questo è il nuovo modo di atteggiarsi del premier. Punta al dialogo diretto con la gente e alla soluzione dei problemi pratici. Rifugge la politica politichese. Vedrete su Alitalia come continuerà a occuparsi delle tante questioni che ci sono sul tappeto. Del resto questo è il suo modo di vedere la politica». Il rapporto con la gente, che pure è stato un elemento essenziale nella personalità politica del Cavaliere, è enfatizzato nel nuovo Berlusconi. E’ il premier che visita il supermercato di Olbia per verificare i prezzi dei prodotti alimentari o che esce da un negozio del centro di Roma con le buste piene di sushi e sashimi. E’ il personaggio che si tuffa nella popolarità, che gode a nuotare in quel 67% di italiani - è il dato dell’ultimo sondaggio che gli è arrivato sulla scrivania - favorevoli al governo. «E’ l’elemento leaderistico che in Berlusconi - osserva Fabrizio Cicchitto - si fonde con il suo naturale pragmatismo. E’ un fenomeno che in Europa è già stato presente con i vari Blair e Aznar e si ripete ora con Berlusconi e Sarkozy. Il paradosso è che è stato proprio il centro-sinistra a immaginare prima di noi la figura del sindaco d’Italia, solo che non ha mai avuto un leader capace di interpretarla. Prodi non riusciva a comunicare neppure con se stesso». Questa nuova immagine è la carta che il Cavaliere vuol giocarsi per conservare gli attuali indici di gradimento. Un’immagine che si coniuga perfettamente con l’altro elemento saliente della sua filosofia di governo: il decisionismo. Anzi lo trasforma in termini positivi, lo stempera, perché lo proietta sulle questioni pratiche, sui problemi concreti rintuzzando chi - strumentalmente o no, da Famiglia Cristiana a MicroMega - azzarda paragoni a sproposito fuori dal mondo con il fascismo o con Putin. «Lui si comporta - spiega Osvaldo Napoli, vicepresidente dell’Anci e per venti anni sindaco a Giaveno nel Torinese - come il sindaco di una città media. Di ventimila persone. Parla con tutti i cittadini per strada, con chi l’ha votato e chi no, si occupa anche dei piccoli problemi e rifugge la politica tradizionale. E’ il metodo più efficace per coltivare l’elettorato, ma è anche quello che costa più fatica». «Quel che è successo a Napoli deve essere di monito per le altre regioni in cui si sta verificando una situazione per cui le discariche stanno arrivando a saturazione». Lo ha detto il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, durante la conferenza stampa a Napoli. Il premier ha assicurato che «si sta parlando con queste regioni» per avitare di giungere a situazioni critiche. Il premeir intanto ha annunciato che il termovalorizzatore di Acerra (250 operai al lavoro) non subirà ritardi e sarà operativo da gennaio, mentre «a giorni» partirà l’appalto per il termovalorizzatore di Napoli. Augusto Minzolini