Sergio ROmano, Corriere della Sera 5/9/2008, pagina 24, 5 settembre 2008
Corriere della Sera, venerdì 5 settembre Ho letto della restituzione della Venere di Cirene alla Libia, nell’ambito degli accordi relativi al risarcimento per la nostra occupazione militare
Corriere della Sera, venerdì 5 settembre Ho letto della restituzione della Venere di Cirene alla Libia, nell’ambito degli accordi relativi al risarcimento per la nostra occupazione militare. L’Italia, peraltro, è un Paese dal quale sono stati asportati illecitamente importanti reperti artistici per cui vi sono contenziosi ancora aperti, come quello con gli Usa. Anche molti reperti della civiltà egizia antica sono arrivati illegalmente in molti musei europei. Secondo lei, tutte le opere d’arte trafugate in vario modo devono essere restituite al Paese d’origine? Penso, per esempio, alle razzie napoleoniche. Renato Cimino rencim@tin.it Caro Cimino, Cercherò di riprendere alcuni dei punti sollevati nella sua lettera. Non tutte le opere trasportate in Francia nell’epoca napoleonica furono trafugate o irrimediabilmente perdute. Una parte fu ceduta dagli Stati del Papa al governo francese con il Trattato di San Nicola di Tolentino (1797). La collezione del principe Borghese fu venduta. I cavalli di San Marco furono restituiti. E un gruppo considerevole di opere fu recuperato nel 1815 grazie a una missione guidata da Antonio Canova. Il contenzioso artistico con gli Stati Uniti sembra ormai prossimo a chiudersi. Alcuni musei (fra cui il Getty di Los Angeles e il Metropolitan di New York) hanno finalmente ammesso di avere incautamente acquistato opere appartenenti al patrimonio culturale italiano e sono giunti ad accordi con il nostro governo che prevedono in alcuni casi il prestito temporaneo degli oggetti mal comperati. Un’altra grande operazione di recupero è quella condotta da Rodolfo Siviero dopo la fine della Seconda Guerra mondiale. Per molti anni Siviero fu il James Bond di una instancabile caccia ai tesori perduti. Forte della sua esperienza familiare (era figlio di un maresciallo dei carabinieri) e delle sue conoscenze artistiche, attraversò il mondo dei musei, degli antiquari e dei collezionisti alla ricerca delle opere trasportate in Germania dalla Wehrmacht negli ultimi mesi della guerra. Molte furono ritrovate nei depositi e nelle caverne naturali in cui il Terzo Reich aveva immagazzinato il proprio patrimonio artistico. Ma parecchie erano finite nelle mani di soldati alleati e, al momento della smobilitazione, nei loro bagagli. Beninteso, non tutto, nonostante gli sforzi di Siviero, è stato recuperato. Sul punto principale della sua lettera – «è giusto restituire? » – esistono punti di vista diversi. Secondo le più aggiornate tesi di storici e archeologi, ogni opera, soprattutto se proveniente da uno scavo, andrebbe per quanto possibile collocata nel contesto per cui è stata concepita. Ma i musei sostengono di essere anch’essi un «monumento » e di appartenere come tali alla storia dei loro Paesi. Il Louvre, il Prado, gli Uffizi, i Musei Vaticani e l’Alte Pinakothek di Monaco non possono essere privati del patrimonio accumulato nel corso dei secoli. Sono anch’essi, come il Colosseo e i templi greci, romani o egiziani, una tappa necessaria della nostra formazione storica e culturale. Fra queste due tesi il pendolo oscilla a seconda delle circostanze e delle convenienze. Il caso in cui si sono più clamorosamente scontrate è quello dei marmi del Partenone, concessi dall’amministrazione turca di Atene a Lord Elgin agli inizi dell’Ottocento, poi ceduti al British Museum e oggi rivendicati dal governo greco. Le restituzioni, quando avvengono, hanno spesso una spiegazione politica. il caso della Venere di Cirene che Silvio Berlusconi ha dato alla Libia negli scorsi giorni. Ed è anche quello della testa di Butrinto che il governo italiano consegnò all’Albania nel gennaio 1982. Ma questa è un’altra storia che potrei raccontare ai lettori, se lo desiderassero, in una prossima occasione. Sergio ROmano