Cecilia Zecchinelli, Corriere della Sera 5/9/2008, pagina 17, 5 settembre 2008
Corriere della Sera, venerdì 5 settembre Forse non sarà grande letteratura (dagli stralci pubblicati non sembra)
Corriere della Sera, venerdì 5 settembre Forse non sarà grande letteratura (dagli stralci pubblicati non sembra). Certo le sue basi storiche e religiose sono per lo meno romanzate (per stessa ammissione dell’autrice). Ma trattando di Islam e sesso, o meglio (peggio) del Profeta Maometto e della moglie bambina Aisha, The Jewel of Medina dell’esordiente Sherry Jones è già strafamoso. E dopo il grande rifiuto di Random House negli Stati Uniti (doveva uscire il 12 agosto, poi tutto è saltato) il libro sta ora trovando editori in tutto il mondo: in Italia, ha rivelato ieri al Corriere l’agente della giornalista-scrittrice di Spokane, sarà Newton Compton; uscita prevista l’anno prossimo. In Gran Bretagna la Gibson Square, e già in ottobre sarà in libreria. In Spagna Ediciones B. Altri editori l’hanno poi comprato in Germania, Danimarca, Olanda, Brasile, Ungheria (oltre che in Serbia, unico Paese dove finora è uscito per poi essere ritirato causa le proteste della comunità islamica). Sul libro e sulla vicenda Random House si è già detto molto. Romanzo «storico-sentimentale », il Gioiello di Medina racconta in prima persona la vita della moglie preferita del Profeta, che lo sposò a 6 anni e sul cui seno (12 anni dopo) Maometto morì. «Una bellissima storia d’amore», ha spiegato la Jones, che non ha mai messo piede in un Paese musulmano ma dice di aver studiato per anni la storia della sposa bambina. E che aveva firmato un contratto da 100.000 dollari con la più grande casa editrice al mondo in inglese (sede in Usa, proprietà tedesca), protagonista tre settimane fa di una clamorosa marcia indietro. Motivo principale (ma non unico): il parere di una vera esperta di Islam, Denise Spellberg, docente all’University of Texas e autrice di un saggio proprio su Aisha (con lo stesso editore). «Potrebbe innescare rappresaglie di estremisti contro la Random House e i suoi dipendenti», aveva sentenziato la Spellberg, definendo il romanzo «molto brutto e stupido », e condannando la «trasformazione della storia sacra in pornografia soft». Parere ascoltato, anche perché nessuno nel mondo dell’editoria ha mai dimenticato le conseguenze della fatwa di Khomeini contro Salman Rushdie, costati allo scrittore anni di vita sotto scorta, al suo traduttore giapponese la morte. Ma proprio dall’autore dei Versi Satanici era arrivata la condanna alla Random House (che pubblica pure i suoi libri). «Sono molto deluso – ha detto ”. Questa è censura dettata dalla paura, e segna un pessimo precedente». Per Sherry Jones, invece, inutile dire che tutte queste vicende si sono tramutate in ottima pubblicità. Senza dimenticare, dicono i maligni, quei 100 mila dollari incassati dalla Random House e (ovviamente) mai restituiti. Cecilia Zecchinelli